Una lettrice invia a febbraio una pec per comunicare la disdetta di abbonamento a Tim. A distanza di mesi scopre che l’operatore ha fatturato fino a maggio. Deve pagare? Risponde Valentina Masciari di Konsumer Italia
Caro Salvagente,
il 14 febbraio ho richiesto disdetta abbonamento a Tim con una pec ma oggi sono stata contattata dal recupero CRIBIS che mi chiede di pagare le bollette dei mesi marzo/aprile con chiusura del mese di giugno, per un totale di 132 euro. Li devo pagare? La pec non ha effetto immediato?
Paola De Simone
Cara Paola,
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un altro di quei casi che potrebbero essere catalogati nel ricco filone “basta un click per attivare un abbonamento ma servono mesi e sbattimenti per recedere”. A ogni modo sentiamo cosa ha da dirci la nostra esperta Valentina Masciari, responzabile utenze dell’associazione Konsumer Italia.
Considerando che la pec è stata inviata il 24 febbraio, e che entro 30 giorni la richiesta di cessazione deve concretizzarsi, le fatture di periodo avrebbero dovuto impattare un arco temporale di massimo fine marzo.
A seguire avrebbe dovuto essere emessa la fattura di chiusura. Quindi, in base a quanto scrive la signora Paola, il periodo afferente il mese di marzo, è dovuto, mentre i mesi di aprile e maggio, non possono essere considerati validi.
Invece, la fattura di chiusura, anche se emessa a giugno, va pagata, a condizione però che contenga solo i costi di cessazione ed eventuali conguagli sui canoni mensili ma, sempre fino a marzo.
Consiglio, allora, alla signora Paola, di contestare le fatture non dovute, chiedendone l’annullamento per i motivi sopra indicati, e saldare invece le fatture fino a tutto marzo, più quella di chiusura, sempre che questa contenga i dati corretti.