A sollevare il caso uno studio dell’associazione Générations Futures che ha identificato 56 sostanze derivanti dalla degradazione dei pesticidi che potrebbero essere presenti nelle acque francesi, di cui una dozzina particolarmente problematiche, che non vengono ricercate né nelle falde né nell’acqua del rubinetto
In Francia scoppia il caso dell’acqua potabile che potrebbe essere molto più inquinata di quanto ne sappiamo, perché alcune sostanze pericolose, derivanti dai pesticidi, vengono completamente ignorate (non monitorate) dalle autorità sanitarie, nonostante i rischi segnalati dai produttori.
È quanto emerge da un rapporto pubblicato oggi dall’associazione Générations Futures che ha identificato 56 molecole derivanti dalla degradazione dei pesticidi che potrebbero essere presenti nelle acque sotterranee, di cui una dozzina particolarmente problematiche, che non vengono ricercate né nelle falde acquifere, né nell’acqua del rubinetto.
Due di queste concentrano una parte significativa dei rischi e sono il DIPA (diisopropilammina) e il TFA (acido trifluoroacetico). Il primo è un metabolita dell’erbicida triallate, autorizzato dagli anni ’60 e ritirato dal mercato francese l’anno scorso; è considerato potenzialmente genotossico e i suoi usi portano a concentrazioni nelle acque sotterranee calcolate fino a 42 µg/L, ovvero 420 volte il limite per l’acqua potabile.
Il secondo appartiene alla famiglia dei Pfas, i famosi “inquinanti per sempre”, e proviene, tra le altre cose, dalla degradazione di un erbicida chiamato flufenacet, ancora autorizzato in Europa e in Francia. Purtroppo è presente nella maggior parte dell’acqua potabile in Europa ed è considerato come probabile tossico per la riproduzione. Altri 8 metaboliti derivano da sostanze attive cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione o perturbatrici del sistema endocrino.
La presenza dei metaboliti nell’acqua è ormai all’origine di numerose non conformità delle acque destinate al consumo umano. Nel 2022, secondo i dati ufficiali, quasi 11 milioni di francesi hanno ricevuto al rubinetto un’acqua non conforme ai criteri di qualità. A maggio scorso, Le Monde ha rivelato che il 97% delle acque sotterranee francesi era contaminato da uno o più pesticidi o metaboliti, e il 20% delle falde acquifere presentava livelli superiori ai limiti normativi di qualità. Ma la realtà potrebbe essere molto peggiore.
I risultati dello studio
Générations Futures ha concentrato lo studio su 88 pesticidi autorizzati, o che sono stati autorizzati, in Francia dal 2011 e che possono generare metaboliti mobili. Di questi ne sono stati identificati 39 che, in base ai dati dell’Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (Anses), generano 79 metaboliti a rischio di contaminare le acque sotterranee francesi a concentrazioni superiori al limite di 0,1 µg/l per l’acqua potabile. Le vendite di queste 39 sostanze a rischio in Francia ammontavano a 8330 tonnellate nel 2021. Dei 79 metaboliti identificati, ne sono stati monitorati solo 23 mentre per gli altri 56 non risulta alcun monitoraggio. Di conseguenza, l’inquinamento delle acque francesi è potenzialmente molto sottostimato.
Perché questi metaboliti non sono monitorati?
Secondo Générations Futures la metodologia utilizzata per selezionare i metaboliti da monitorare non è adeguata e non viene presa in considerazione la loro capacità di persistere nei suoli e infiltrarsi nelle acque sotterranee. Inoltre, probabilmente manca la comunicazione tra i servizi dell’Anses e i servizi della direzione generale della sanità del ministero della Salute e delle agenzie regionali della Sanità incaricate del controllo sanitario dell’acqua potabile. Infine, le industrie non rendono disponibili standard analitici per molti metaboliti e questo frena le ricerche.
“È scioccante constatare che i rischi di contaminazione delle falde acquifere da parte dei metaboliti sono noti prima della commercializzazione dei pesticidi. Tuttavia, l’uso di questi pesticidi viene comunque approvato, pur essendo consapevoli dei rischi, e nessun monitoraggio viene messo in atto, il che è semplicemente scandaloso – sostiene Pauline Cervan, tossicologa e responsabile del progetto presso l’associazione – Générations Futures chiede l’attuazione immediata di un piano d’azione per migliorare la sorveglianza dei metaboliti e rilanciare una politica ambiziosa di riduzione dell’uso dei pesticidi in Francia”.