È stata lanciata la prima class action europea a livello sanitario contro la Philips, per i ventilatori Cpap, che servono per evitare le apnee notturne e si sono rivelati difettosi. A promuovere l’iniziativa in Italia è lo studio legale associato Ambrosio e Commodo di Torino
È stata lanciata la prima class action europea a livello sanitario contro la Philips, per i ventilatori Cpap, che servono per evitare le apnee notturne, e si sono rivelati difettosi. A promuovere l’iniziativa in Italia è lo studio legale associato Ambrosio e Commodo di Torino.
Il ricorso di una coalizione internazionale di avvocati
A depositare il ricorso al tribunale di Milano è stata una coalizione internazionale di avvocati, la Global Justice Network, il cui presidente è l’avvocato Stefano Bertone (dello studio torinese), per conto di tutti gli utenti europei colpiti da difetti nei respiratori a pressione positiva continua delle vie aeree (Cpap) e nei ventilatori meccanici salvavita.
Gli apparecchi dannosi e la condanna
Questi macchinari utilizzano la pressione dell’aria per mantenere aperte le vie respiratorie durante il sonno, per i pazienti affetti da disturbi dell’apnea notturna. Lo scorso febbraio la multinazionale Philips SPA e Respironics Deutschland Gmbh erano stati condannati dalla Corte di Appello di Milano a pagare una penale di 20mila euro per ogni giorno di ritardo (a decorrere dal 30 giugno 2023) nell’esecuzione del ritiro degli apparecchi difettosi e ritenuti dannosi per la salute di chi soffre di apnee notturne, su richiesta dell’Associazione apnoici italiani e da Adusbef nei confronti della multinazionale olandese.
I ritardi
A settembre 2022, il Salvagente segnalava come a più di un anno di distanza dall’allerta sui ventilatori Cpap Philips avesse sostituito solo il 25% dei 100mila dispositivi interessati. “Già nel 2021 la Philips ha lanciato una campagna per il ritiro di questo prodotto, a causa della schiuma che serve per insonorizzare le macchine, definendolo essa stessa pericoloso – ha spiegato l’avvocato Stefano Commodo all’Ansa -. Siamo nel luglio del 2024 è questa campagna non è ancora terminata”.
La possibilità di risarcimento
“Le persone che possono essere interessate a questa class action sono in Europa un milione e centomila, in Italia centomila persone – sostiene l’avvocato Renato Ambrosio -. Negli Stati Uniti le azioni legali promosse dalla persone colpite hanno già portato a un ampio accordo con l’azienda. Stiamo parlando di una transazione che ha raggiunto un miliardo e cento milioni di dollari”. “I dispositivi sono affetti da un grave difetto di progettazione che consente al paziente, mentre il dispositivo è in funzione, di respirare particelle e gas generati dal loro isolamento interno – viene evidenziato dagli avvocati – L’inalazione di tali particelle e gas può causare lesioni gravi e pericolose per la vita, come malattie infiammatorie polmonari e autoimmuni, tra le altre. Anche l’angoscia e la paura generate dall’uso del dispositivo sono comuni tra gli utenti”. “Se l’azione collettiva avrà successo, come crediamo, tutte le persone colpite avranno la possibilità di aderire alla richiesta di risarcimento e di essere adeguatamente risarcite per i danni, sia fisici che mentali”, conclude Renato Ambrosio.
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