Il neo presidente italiano di Epha: “Basta deroghe a chi inquina e azioni contro pesticidi e intensivo”

Paolo Lauriola, è stato eletto presidente di Epha, il più grande consorzio europeo di Ong sulla salute pubblica. Dovrà fare i conti con i venti di destra del nuovo Parlamento europeo. Al Salvagente traccia gli obiettivi più caldi del suo mandato, tra tutti la tutela dagli inquinamenti di allevamenti e agricoltura intensiva

Paolo Lauriola, in rappresentanza di Isde Italia (International Society of Doctors for the Environment), è stato eletto presidente dell’Epha (European Public Health Alliance), il più grande consorzio europeo di Ong che si occupano di salute pubblica e lavorano per migliorare salute e benessere dei cittadini europei. Lauriola porterà alla guida di Epha la sua grande esperienza e competenza in ambito sanitario e ambientale per dare maggior peso alle problematiche ambiente-salute correlate, in un’epoca in cui i cambiamenti climatici e l’inquinamento stanno avendo un impatto sempre più significativo sulla salute delle popolazioni.

Il Salvagente ha intervistato Paolo Lauriola ai margini della sua prima riunione da presidente dell’Epha.

Quali sono le principali sfide per la salute pubblica dell’Europa?


Le sfide principali sono quelle indicate nella Dichiarazione di Budapest, in occasione della Settima Conferenza Ministeriale dell’Oms sull’ambiente e la salute che si è svolta a luglio scorso, ovvero: cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento atmosferico. Questa è la triade a cui bisogna far fronte da subito. Certo, dobbiamo calarci nella realtà di tutti i giorni e il punto è: cosa possiamo fare nel nuovo contesto politico che si sta delineando? Tra qualche giorno avremo un nuovo Parlamento, una nuova Commissione e un nuovo Consiglio e dovremo confrontarci con loro per poter fare delle alleanze che trovino un incontro tra le loro decisioni e le nostre richieste. Sicuramente ci sarà da lavorare molto.

Ci riassume le priorità del suo mandato?


In Italia e in Europa sicuramente ci sarà un forte dibattito sui temi dell’inquinamento atmosferico e del cambiamento climatico. Io mi impegnerò su queste priorità. Ad esempio farò in modo che venga eliminata la deroga, peraltro chiesta dall’Italia, ai limiti sulla qualità dell’aria che dovrebbero essere applicati in tutta Europa entro il 2030. Il nostro paese si è adoperato per far sì che la normativa non venga applicata nelle aree le cui condizioni climatiche non consentono il rispetto di tali limiti. Questo implica ulteriori costi in termini di salute umana e ci impegneremo per far sì che questa situazione venga rivista.
Un’altra situazione che non può assolutamente continuare è quella della siccità. Da diversi giorni leggo di situazioni, ad esempio in Sicilia, che sono già insostenibili e bisogna intervenire presto. Non dobbiamo per forza rivoluzionare il mondo, ma ci sono tante cose che si possono fare in modo ragionevole per poter innescare un cambiamento.

Sui temi agricoli troverà una lobby molto agguerrita di produttori…

Il tema dell’alimentazione  sta prendendo piede sempre di più, e va considerato non solo da un punto di vista di salute individuale, ma anche per i riflessi che ha a livello globale. A questo, chiaramente, si lega la tematica dell’agricoltura, su cui dobbiamo agire non solo nei confronti degli agricoltori, ma per aumentare la percezione e la consapevolezza da parte della popolazione sul fatto che scegliendo determinati alimenti e riducendo il consumo di carne si ha un impatto positivo per tutti.

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Un elenco davvero impegnativo… Da cosa partire?

Se dovessi indicare le questioni principali su cui puntare l’attenzione ricorderei le problematiche connesse con le pratiche di agricoltura e allevamento intensivo. Nel limitare queste pratiche mi adopererò per ridurre l’uso diffuso di pesticidi chimici che sono una fonte principale di inquinamento, contaminando acqua, suolo e aria, causando la perdita di biodiversità e portando alla resistenza dei parassiti.

Su questo siamo ancora un po’ indietro come Europa?


Purtroppo lei mette il dito nella piaga. Per sintetizzare dico che noi dovremmo lavorare molto, senza fare allarmismi, ma per dimostrare che la situazione attuale non è più sostenibile. Questi temi vanno affrontati in modo concreto e non con i tempi della politica che, a fine mandato, ogni volta, cambia tutto.

Secondo lei questa potrebbe essere la volta buona?


Noi ci proviamo, anche perché Epha è un’organizzazione ombrello che raccoglie esperienze e proposte di diverse Ong di tutti i paesi. In queste realtà lavorano dei giovani che mettono a disposizione il loro tempo e le loro competenze per riuscire a fare queste cose e posso dire, avendoli visti, che ce la mettono tutta. Io sono stato eletto il 6 giugno e a distanza di appena due settimane ho già vissuto con loro un’esperienza molto forte che mi porta a dire che, sebbene le cose non siano facili, c’è tanta voglia di fare.

Cosa ritiene possa essere più fattibile per i prossimi anni, anche alla luce delle differenze tra i Paesi del Nord e quelli del Sud? Crede che l’Italia potrà far sentire maggiormente la propria voce su alcuni temi?


Come Isde, su questi temi stiamo lavorando molto intensamente e porteremo in Europa le nostre esperienze e le nostre richieste. Tra queste c’è un altro tema, di cui Epha si occupa, ed è la diseguaglianza nell’accesso ai servizi sanitari. Dobbiamo far sì che il servizio pubblico venga garantito a tutti e questo è il messaggio che noi italiani portiamo avanti anche in Europa. Quello che farà l’Italia come istituzione e governo dipende anche da come noi riusciremo a indurre sensibilità, comportamenti e decisioni che possano essere favorevoli per la salute di tutti. Nessuno vuole che la gente si ammali, ma il tema va affrontato nel senso più ampio e solidale possibile.