L’inchiesta della trasmissione “Patti chiari” della tv svizzera Rsi era stata bloccata su richiesta di un’industria del posto (e dopo la messa in onda è stata ribloccata). Le analisi su Pfas nei pesci pescati in laghi condivisi con l’Italia e nel fiume Ticino parlano di quantità preoccupanti
L’inchiesta della trasmissione “Patti chiari” della tv svizzera Rsi era stata bloccata su richiesta di un’industria del posto. Finalmente il giudice ha dato l’ok per la messa in onda: le analisi sugli inquinanti Pfas, pericolosi per la salute, nei pesci pescati in laghi condivisi con l’Italia e nel fiume Ticino parlano di quantità preoccupanti. Dopo la messa in onda, la stessa azienda ha inoltrato un ricorso alla giustizia, e secondo le leggi svizzere, il giudice può preventivamente chiedere la rimozione di un contenuto in attesa di un approfondimento. Per tanto, il reportage è stato tolto nuovamente dal sito. Fortunatamente, le leggi italiane tutelano il diritto di cronaca senza censure preventive, e per tanto riportiamo i risultati interessanti andati in onda.
L’inchiesta
L’inchiesta di Patti chiari, che in collaborazione con le redazioni delle trasmissioni per consumatori A Bon Entendeur e Kassensturz ne ha fatti analizzare una trentina provenienti da tutta la Svizzera. I risultati sono piuttosto preoccupanti in tutte le regioni, ma il primato spetta purtroppo alla Svizzera italiana. “Dei 10 pesci pescati in varie zone, in fiumi e laghi, 7 presentano quantitativi di P-Fas al di sopra dei limiti tollerabili per l’essere umano stabiliti dall’Unione europea. In certi casi anche oltre dieci volte al di sopra” spiega Patti chiari.
Quantità allarmante
Il pesce persico pescato nel lago Ceresio (il lago di Lugano), che in parte è nel territorio italiano, in due casi ha superato i 3mila ng/100 grammi. Considerando che i limiti massimi tollerabili considerati dall’Unione europea sono pari a 4,4 ng per chilo, la giornalista di Rsi, Chiara Camponovo, che pesa 50 chili, mangiando solo 100 grammi di uno di questi pesci supererebbe di ben 14 volte quella soglia. Anche spostandoci su un peso medio di 75 chili, siamo comunque oltre 10 volte tanto.
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I siti che riguardano anche l’Italia
Anche il lucioperca pescato nel lago Maggiore (che in Svizzera chiamano Lago Verbano) ha una quantità di Pfas alta: 2560 ng/Kg. Livelli alti anche nei pesci pescati nel fiume Ticino, che si butta nel lago Maggiore, per poi riprendere il corso fino al Po, e in due fiumi che scaricano nel lago di Lugano: Cassarate e Valdeggio.
La mappa del consorzio giornalistico
La trasmissione Patti chiari ha riportato anche alcuni risultati interessanti sui campioni di terra contaminati, a partire da un rapporto dello scorso gennaio dell’Osservatorio Nazionale svizzero dei suoli (NABO) in collaborazione con l’Alta scuola universitaria di Zurigo, e dalla mappatura europea interattiva di un consorzio di 18 testate giornalistiche europee tra cui Le Monde e The Guardian che hanno raccolto dati di tutta Europa, riprendendo anche i dati svizzeri.
“Secondo un comitato di specialisti internazionali, consultati dal consorzio di giornalisti, a partire da 100 nanogrammi per chilo di terreno la situazione è da considerarsi critica. Le autorità di Castel San Pietro escludono un rapporto di causa effetto tra la contaminazione e la ditta MKS PAMP, situata nelle vicinanze del punto contaminato, su territorio del Comune, e segnalata sulla mappa internazionale come “sito di contaminazione presunta” (cit.)” spiega Patti chiari.
Il botta e risposta dall’azienda e i giornalisti
MKS Pamp ammette l’uso, attualmente, di un tipo di Pfas, in un sistema a circuito chiuso ma afferma di essere totalmente estranea alla situazione: “Un’analisi tecnica effettuata nel 2003, da parte di specialisti autorizzati e in conformità alle ordinanze federali, nel sottosuolo all’interno del nostro perimetro non ha riscontrato alcun inquinamento. Il sito non è infatti iscritto nel registro dei siti inquinati, per decisione della SPAAS. Escludiamo dunque di aver causato la contaminazione oggetto dell’indagine. È anzi nostro interesse approfondirne l’esatta posizione e la causa”. È vero che il sito non è iscritto nel registro dei siti inquinati, ma va chiarito che nel catasto cantonale dei siti inquinanti sono riassunte le contaminazioni storiche da inquinanti vecchie, mentre i Pfas sono nuovi inquinanti e per tanto non sono considerati attualmente in quell’elenco, come spiega Nicola Solcà, capo sezione Protezione aria acqua suolo del Ticino.
“Il Dipartimento del territorio del Canton Ticino monitora la situazione e sta effettuando delle verifiche, ma fa anche notare che mancano attualmente dei limiti di legge per la presenza di queste sostanze nei terreni, nei fiumi e nei laghi. Gli unici limiti di legge esistenti in Svizzera sono legati all’acqua potabile, costantemente monitorata” aggiungono i giornalisti di Patti Chiari.
Anche le autorità italiane dovrebbero controllare
Resta un fatto: numeri del genere, riguardo la quantità di Pfas contenuti nei pesci, in bacini idrici che arrivano anche in Italia, ci sembra siano sufficienti per chiedere alle nostre autorità controlli sulla contaminazione della nostra fauna ittica nei territori più a rischio inquinamento da Pfas.