L’Associazione italiana industrie prodotti alimentari presenta il marchio di garanzia per gli alimenti per bambini, e scoppia la polemica tra pediatri. Il marchio”Nutrizione e sicurezza specializzate”, come spiega l’Aiipa, potrà essere dato in licenza alle aziende specializzate che commercializzano alimenti per i bambini fino ai tre anni di età e che si impegnano a sottoscrivere il codice deontologico dell’Aiipa “Alimenti prima infanzia”. Alla base della campagna, la convinzione che “il bambino non è un piccolo adulto, ma ha bisogni nutrizionali e di sicurezza particolari, garantiti da normative specifiche”. E se la Società italiana di pediatria (Sia) e la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) hanno accolto con favore e appoggiano l’iniziativa, dure critiche arrivano dall’Associazione culturale pediatri (Acp).
Acp: “Gli alimenti sono già controllati”
Con un comunicato, i pediatri ACP si dissociano dalla campagna AIIPA per promuovere negli studi pediatrici gli alimenti industriali per la prima infanzia e invitano i colleghi medici a non aderire all’iniziativa. “Gli alimenti in commercio sono già controllati per legge – spiega Sergio Vicario Nibali dell’associazione culturale pediatri – e la filiera del prodotto fresco è validata dai ministeri dell’Agricoltura e della Salute: i medici non si facciano portavoce dell’industria, creando confusione nei genitori. No al marketing sulla pelle dei bambini!”. L’Acp ricorda come gli organi competenti del ministero della Salute, del ministero dell’Agricoltura e delle Regioni effettuano controlli costanti sulla frutta, la verdura e i cereali. Nibali aggiunge: “I dati in possesso del ministero della Salute ci permettono di affermare che tali alimenti sono tra i più sicuri in Europa. Infatti, solo lo 0,6% di frutta fresca e lo 0,3% di cereali hanno superato i limiti fissati dalla normativa comunitaria, contro una media europea che si attesta intorno al 3,5% di irregolarità”.
Scontro sul latte di crescita
Al centro delle polemiche anche la locandina della campagna che afferma: “Dopo l’anno il latte crescita contribuisce a fornire un apporto equilibrato di nutrienti, come ferro, calcio, vitamine, adeguato alle loro esigenze”. Ribatte l’Acp: “La Commissione Europea ha recentemente pubblicato un rapporto su quelli che sono impropriamente chiamati latti di crescita e che in realtà non sono latti né sono essenziali per la crescita. Dal rapporto emerge che dal punto di vista nutrizionale, le formule per bambini nella prima infanzia non sono necessarie; Alcune formule per bambini nella prima infanzia possono inoltre contenere un tenore di alcune sostanze (ad esempio, zuccheri e aromi,) non raccomandato per i bambini, tenendo presente il ruolo del consumo di zuccheri nel favorire lo sviluppo dell’obesità e l’impatto di zuccheri e aromi sullo sviluppo del gusto nei bambini); La commercializzazione di formule per bambini nella prima infanzia può in taluni casi essere considerata ingannevole, poiché solleva dubbi ingiustificati sull’adeguatezza nutrizionale degli alimenti freschi in commercio; Secondo l’Efsa-Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, tali prodotti non hanno un “ruolo cruciale” e “non possono essere considerati necessari per rispondere alle esigenze nutrizionali dei bambini” se confrontati con altri prodotti alimentari che possono essere inclusi nella loro normale alimentazione”.
Fimp: “Ma il Pubblico non basta”
La Fimp ha così risposto alle critiche dell’Acp: “Far finta che la contaminazione degli alimenti sia un problema inesistente o quasi non contribuisce certo a dare una corretta informazione. I bambini, sia per esigenze nutrizionali specifiche, sia per l’immaturità funzionale di organi ed apparati, hanno la capacità di concentrare in maniera molto più importante rispetto all’adulto le eventuali sostanze nocive che assumono con la dieta, con il relativo aumento dei rischi metabolici, biologici e tossicologici”. E rispetto la sufficienza dei controlli pubblici sulla sicurezza alimentare del “baby food”, la Federazione dei medici pediatrici scrive: “Un’affermazione del genere lascia quantomeno perplessi: il numero dei controlli effettuati dai Ministeri è molto limitato data l’ampiezza del territorio nazionale interessato e per converso rappresenta una garanzia affidarsi ad aziende produttrici che, dato il loro ruolo e la delicatezza del settore, dall’inizio del processo di produzione fino alla consegna al consumatore garantiscono da sole il controllo della filiera.”
Cibo fresco VS industriale
Riguardo la sicurezza del cibo industriale per bambini, Nibali ribatte alla Fimp: “Alcuni ingredienti, in particolare grassi e vitamine, tendono a degradarsi nel tempo. I nutrienti assunti dal bambino, alla fin fine, non sono necessariamente quelli elencati nelle etichette, ma variano in relazione al tempo passato tra produzione e consumo, tempo che può essere anche molto lungo. I prodotti freschi non hanno questo problema”. E l’Acp aggiunge: “La soluzione proposta da Fimp (affidarsi alla garanzia rappresentata dalle aziende produttrici) ci sembra equivalere al demandare all’oste che lo produce la valutazione della qualità del vino”.
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La questione Trasparenza
L’Associazione culturale pediatri chiede trasparenza sulla fonte di finanziamento alla base della campagna di informazione dell’Aiipa. La Fimp risponde: “Il progetto è autofinanziato dalle aziende e questo è chiaro in quanto è presente il logo Aiipa. Abbiamo apprezzato la disponibilità a far entrare nella campagna di comunicazione, con condivisione dei costi, anche altre aziende alimentari, non facenti parte della associazione, a condizione che rispettino nei loro regolamenti i principi del codice di autoregolamentazione di Aiipa”. Uno scontro, quello in corso tra i pediatri, che mette in luce due approcci – uno che non disdegna la vicinanza con l’industria alimentare e l’altro che sottolinea la necessità di consigliare alle famiglie dei cibi freschi in autonomia dalle aziende – che a partire dalle dichiarazioni appaiono inconciliabili tra loro.