La Commissione adotta nuove norme per proteggere i cittadini da 4 tipi di Pfas negli alimenti e esprime preoccupazione per lo stato delle analisi sulle sostanze perfluoroalchiloche in generale
La Commissione ha adottato nuove norme per proteggere i cittadini dalle sostanze “inquinanti per sempre”: in particolare, la stretta arriva su quattro Pfas negli alimenti che possono avere conseguenze negative sul sistema immunitario, sullo sviluppo di feti e neonati o sul colesterolo.
Pfoa e Pfos ma non solo
Le quattro sostanze chimiche in questione: acido perfluorottano solfonico (Pfos), acido perfluoroottanoico (Pfoa), acido perfluorononanoico (Pfna) e acido perfluoroesano solfonico (PfhxS). Gli stati membri hanno sostenuto all’unanimità le nuove norme che si basano su una valutazione scientifica dell’Efsa. Le nuove regole si applicheranno a partire dal 1° gennaio 2023. Secondo la Commissaria per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides: “Oggi stiamo compiendo un ulteriore passo avanti per aumentare il livello di sicurezza alimentare nell’Ue e proteggere meglio i cittadini dalle sostanze chimiche nocive. Queste nuove regole dimostrano che ci impegniamo a mettere al primo posto la salute dei cittadini. Questa è una priorità costante e immutabile”.
Come ci si è arrivati
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pertanto chiesto al proprio gruppo di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare di preparare un parere sull’importanza degli alimenti e sul contributo relativo dei diversi prodotti alimentari e dei materiali a contatto con gli alimenti all’esposizione umana. Il 21 febbraio 2008 l’Efsa ha adottato un parere scientifico su Pfos, Pfoa e i relativi sali, affermando che sarebbero raccomandati ulteriori dati sui livelli di Pfas negli alimenti e nell’uomo, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio delle tendenze dell’esposizione umana.
La nuova dose settimanale tollerata
Su richiesta della Commissione, il 9 luglio 2020 l’EFSA ha aggiornato la sua valutazione del rischio di Pfos e Pfoa e l’ha estesa all’acido perfluorononanoico (Pfna) e all’acido perfluoroesansolfonico (PfhxS), tenendo conto delle informazioni scientifiche più recenti e dei dati sull’occorrenza raccolti ai sensi della raccomandazione 2010/161/UE. L’EFSA ha concluso che questi quattro Pfas possono causare effetti sullo sviluppo e possono avere effetti negativi sul colesterolo sierico, sul fegato, sul sistema immunitario e sul peso alla nascita. Ha considerato gli effetti sul sistema immunitario come l’effetto più critico e ha stabilito un apporto settimanale tollerabile di gruppo (Twi) di 4,4 ng/kg di peso corporeo a settimana per la somma dei quattro Pfas, ritenuto anche protettivo contro gli altri effetti di tali sostanze. Ha concluso che anche l’esposizione di parti della popolazione europea a tali sostanze supera il Twi, il che è motivo di preoccupazione.
Pesce, carne crostacei e non solo
Pertanto i livelli massimi di Pfos, Pfoa, Pfna e PfhxS, nonché della somma degli stessi nelle uova, nel pesce, nei crostacei, nei molluschi bivalvi, nella carne e nelle frattaglie di animali d’allevamento e selvatici sono stati stabiliti mediante il nuovo regolamento.
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Le raccomandazioni dell’Efsa e i limiti analitici
Inoltre, nel suo parere del 2020 sul rischio per la salute umana correlato ai Pfas, l’Efsa ha osservato che per molti alimenti manca ancora una serie rappresentativa di dati sull’occorrenza e, pertanto, “ha raccomandato di raccogliere tali dati per un’ampia gamma di Pfas in un’ampia gamma di alimenti di largo consumo”. Inoltre, poiché le concentrazioni misurate di Pfas in alcuni alimenti (ad es. frutta, verdura, latte) sono state ottenute solo con metodi analitici molto sensibili, che attualmente non sono realizzabili per la maggior parte dei laboratori, ha raccomandato di implementare metodi analitici sensibili per le analisi dei Pfas.
I cibi per l’infanzia
A seguito di tale parere la Commissione ha adottato la raccomandazione (UE) 2022/1431 sul monitoraggio dei PFAS negli alimenti, con l’obiettivo di raccogliere dati sull’occorrenza per un’ampia gamma di indicazioni negli alimenti, che sono rilevanti per l’esposizione umana, al fine di supportare una valutazione dell’esposizione alimentare e valutare la necessità di regolamentare i Pfas in altri prodotti specifici.
Con la Raccomandazione (UE) 2022/1431 sono stati stabiliti livelli indicativi di concentrazione di PFAS in frutta, verdura, latte e alimenti per l’infanzia. Tali livelli non dovrebbero pregiudicare la possibilità di immettere sul mercato alcun alimento, ma dovrebbero essere effettuate indagini quando la concentrazione di Pfas in un alimento supera tali livelli. Per quantificare le concentrazioni di Pfas nelle quantità in cui sono presenti, la Commissione raccomanda di utilizzare metodi sufficientemente sensibili.
La necessità di analizzare anche i mangimi
Gli alimenti di origine animale danno un importante contributo all’esposizione umana ai Pfas. L’Efsa ha concluso che i Pfas si trasferiscono dai mangimi agli alimenti di origine animale, con chiare differenze tra le specie e il tipo di Pfas. Tale trasferimento di PFAS può avvenire anche dal suolo ingerito da animali da allevamento in cerca di cibo e dall’acqua potabile per gli animali. Pertanto, per le indagini volte a determinare le cause della contaminazione, qualora i livelli massimi di Pfas negli alimenti di origine animale stabiliti nel regolamento vengano superati, è importante che i laboratori siano in grado di controllare anche i mangimi, l’acqua potabile degli animali e il suolo su cui vivono gli animali. Poiché solo un numero limitato di laboratori è in grado di analizzare i Pfas nei mangimi, il laboratorio europeo di riferimento sta intraprendendo ulteriori lavori per gli inquinanti organici persistenti alogenati nei mangimi e negli alimenti, per aiutare i laboratori a sviluppare tale capacità.
Dove vengono utilizzati i Pfas
Le sostanze perfluoroalchilate sono un vasto gruppo di composti fluorurati che sono stati ampiamente utilizzati in applicazioni industriali e di consumo, tra cui rivestimenti resistenti alle macchie e all’acqua per tessuti e tappeti, rivestimenti resistenti all’olio per materiali a contatto con alimenti in carta e cartone, lucidanti per pavimenti, formulazioni insetticide, schiume antincendio e tensioattivi per miniere e pozzi petroliferi. Il loro diffuso utilizzo, unitamente alla loro persistenza nell’ambiente, ha determinato una diffusa contaminazione ambientale. La contaminazione degli alimenti con queste sostanze è principalmente il risultato del bioaccumulo nelle catene alimentari acquatiche e terrestri e anche l’uso di materiali a contatto con gli alimenti contenenti PFAS può contribuire all’esposizione umana ai PFAS.