Auto elettrica: inquina di meno ma l’impatto ambientale non è zero

AUTO ELETTRICA

Se consideriamo il ciclo di produzione e utilizzo di un’auto elettrica scopriamo che la loro fabbricazione è più impattante di un veicolo termico. Ma se vediamo le emissioni…

Di recente sono tornati gli ecoincentivi per le auto elettriche e ibride plugin. Lo sconto è importante: si parla di incentivi fino a 5.000 euro con rottamazione del vecchio veicolo e fino a 3.000 euro senza rottamazione. E proprio le auto elettriche si stanno imponendo come alternativa più sostenibile ai classici motori termici, ovvero quelli impiegati nelle comuni vetture diesel e benzina.

Il traffico legato alla mobilità, a livello planetario, è una delle prime cause di inquinamento atmosferico. Ben il 72% delle emissioni di CO2 pare essere imputabile al trasporto stradale. Non parliamo poi delle polveri sottili e del biossido d’azoto, pericolosi tanto per l’ambiente quanto per l’uomo. Decarbonizzare la Terra è un imperativo non più rimandabile: secondo i piani del Green deal europeo, che mira a conseguire la neutralità climatica entro il 2050, le emissioni di gas serra dei trasporti dovranno essere ridotte del 90% nell’arco dei prossimi trent’anni. A questo punto potreste chiedervi: ma qual è, concretamente, l’impatto ambientale delle auto elettriche? Cosa le rende differenti rispetto alle auto tradizionali? Cerchiamo di fare chiarezza su questi punti.

Come si valuta l’impatto ambientale?

Un errore comune, spesso frutto di un’idea tutta popolare di scienza ambientale, è quello di considerare quale unico parametro di rilevanza le emissioni di anidride carbonica. Se è vero che le emissioni di CO2 hanno una buona parte del loro ruolo sull’inquinamento, per valutare l’impatto delle tecnologie-auto sull’ambiente bisogna tenere in considerazione una serie di altri fattori, tra cui:

  • le materie prime utilizzate;
  • gli altri gas serra emessi durante l’uso;
  • la produzione di metalli pesanti e particolato;
  • l’impatto delle fonti energetiche.

A questo scopo si può ricorrere ad un metodo standardizzato noto come Life cycle assessment (Lca). Si tratta di un sistema che si basa sulla valutazione del ciclo di vita di un bene o un servizio, che permette di analizzare qualsiasi tipo di impatto, sia sull’ambiente che sulla salute umana, prendendo in considerazione tutta la vita utile del prodotto studiato: dalla ricerca di materie prime per la sua produzione al suo uso nel tempo, per poi arrivare allo smaltimento finale.

Sono molteplici gli studi internazionali condotti negli ultimi anni per valutare il Life cycle assessment delle principali soluzioni auto oggi disponibili. In linea di massima, queste ricerche hanno preso in considerazione un insieme molto eterogeneo di fattori, operando confronti tra i diversi tipi di tecnologie. Cosa valuta l’LCA?

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  • Materie prime utilizzate e impatto delle emissioni durante la produzione della vettura;
  • tipologia e quantità di emissioni durante l’utilizzo;
  • impatto ambientale dell’alimentazione a seconda della fonte energetica;
  • costi di smaltimento al termine del ciclo di vita ed eventuale recupero e riciclo di componenti e materie prime.

Impatto ambientale dell’auto tradizionale (motore termico)

Le auto a benzina e diesel generano il 92.9% di tutti tutti i gas serra legati al settore trasporti e, se si allarga l’orizzonte d’analisi, ben il 22.7% sulle emissioni totali italiane.

Se utilizzassimo l’Lco per valutare la performance, in termini di mobilità ecologica, delle auto tradizionali, che risultati otterremmo?

  1. Produzione e materie prime: dal punto di vista delle emissioni prodotte per la produzione e le materie prime, le auto a motore termico sono tutt’oggi quelle meno inquinanti. Questo perché il settore può contare ormai su decenni di perfezionamento sia delle fasi produttive che dell’approvvigionamento di materiali, elementi ancora in divenire per le altre tecnologie;
  2. Uso ed emissioni: se si analizza l’impatto ambientale durante l’uso, la situazione si ribalta. Su strada, benzina e diesel emettono la quantità maggiore di anidride carbonica– tra 0.22 e 0.24 kg di CO2 equivalente al chilometro– nonché altri inquinanti come metalli pesanti e particolato;
  3. Smaltimento: lo smaltimento di queste auto è oggi abbastanza standardizzato, tuttavia molte materie prime utili, come ad esempio i metalli, non vengono ancora efficacemente riciclate.

Impatto ambientale delle auto elettriche e ibride

La differenza fra auto elettriche e ibride risiede essenzialmente nella composizione del motore. Le prime si avvalgono di un motore completamente elettrico, alimentato da batterie al litio. Le ibride si avvalgono invece di un sistema misto, quindi un motore termico abbinato a uno o più motori elettrici: questi vengono soprattutto utilizzati in alcune specifiche condizioni di guida (ripartenza dalla fase di stop, il controllo dell’accelerazione e simili, per ridurre i consumi del motore a scoppio).

Cosa ci dice,in questo caso, l’analisi Lca?

  1. Produzione e materie prime: in termini di emissioni e materie prime le auto elettriche sono ad oggi le più impattanti. La filiera produttiva non può ancora contare su decenni di standardizzazione, come avviene per il termico, e ciò determina il rilascio di maggiori quantità di CO2. Inoltre, l’approvvigionamento di litio per le batterie non si avvale ancora pienamente di economie di scala e del riciclo della materia prima minerale. Per le ibride l’impatto è simile per la componente elettrica, ma in generale sono leggermente più performanti perché sfruttano il know-how della produzione termica;
  2. Uso ed emissioni: scenario completamente ribaltato, invece, per le emissioni durante l’uso. Le elettriche producono i minori gas serra dell’intero comparto auto (circa 0.15 kg di CO2 al chilometro, seguite dall’ibrido plug-in con lo 0.17 kg per chilometro equivalente). Inoltre, non emettendo fumi, le elettriche determinano livelli bassissimi di particolato e la CO2 emessa in produzione viene compensata in pochi anni dall’acquisto. Infine, non avendo il tubo di scappamento, non emettono nessuna sostanza tossica come ossidi di azoto e anidride solforosa, cosa che invece accade con le altre propulsioni;
  3. Mix energetico: chiaramente, se si ricaricano queste auto con energia prodotta da fonti rinnovabili, l’impatto ambientale del loro utilizzo è quasi nullo; se viceversa si usa energia “classica” della rete, ottenuta da fonti fossili, si devono calcolare le emissioni dovute alla produzione ad essa collegata. A questo riguardo, bisogna ricordare che il mix energetico nazionale per la produzione dell’energia elettrica immessa nel sistema elettrico italiano è attualmente composto per il 50.4% da gas e per il 39.1% da fonti rinnovabili.
  4. Smaltimento: sia ibride che elettriche possono potenzialmente sfruttare un circolo virtuoso di recupero delle componenti delle materie prime, come nel caso del litio, che può essere riciclato per produrre batterie per gli accumulatori domestici da fotovoltaico.

Elettrica vs termica: tiriamo le somme

Sebbene attualmente non esistano vetture a “impatto zero” , le analisi parlano chiaro. A dispetto delle alte emissioni in fase di produzione, le auto elettriche rimangono l’alternativa meno impattante per il pianeta. È chiaro che l’industria presenti ancora vari punti critici, riguardanti principalmente le emissioni durante la produzione, i mix energetici utilizzati e un’implementazione dei processi di smaltimento. L’ultimo punto presenta non poche criticità. Ogni anno la produzione di batterie aumenta di circa il 25%, rendendo sempre più urgente l’adozione di soluzioni idonee al loro smaltimento. La difficoltà consiste principalmente nel fatto che le batterie contengono una grande quantità di elementi inquinanti complessi da smaltire, come il manganese, il nickel e il cobalto. Per non parlare del problema dell’alta infiammabilità del litio che rende il trasporto davvero complesso: le normative locali ed internazionali in materia sono sempre più stringenti, mentre le spedizioni aeree risultano talvolta impraticabili o eccessivamente onerose.

L’Unione europea, comunque, sta varando la possibilità di emanare delle direttive che obbligheranno le case automobilistiche produttrici di vetture elettriche ad assicurare il riciclaggio totale delle batterie. Dati confortanti provengono comunque dall’Università finlandese Aalto. I suoi ricercatori stanno lavorando a una soluzione che possa risolvere il problema nel breve periodo. L’obiettivo ultimo? Restaurare le batterie mediante l’elettrolisi, così da renderle nuovamente utilizzabili per l’illuminazione pubblica o per i veicoli stessi. Attualmente si tratta di un progetto in fase sperimentale che deve ancora raggiungere il suo pieno sviluppo. Ad ogni modo, alcuni produttori di vetture elettriche di lusso stanno provando a realizzare auto a idrogeno, più sicure rispetto alle elettriche.

Se le auto elettriche non rappresentano perciò la soluzione definitiva alla sofferenza del Pianeta, sicuramente rientrano perfettamente nell’idea di mobilità sostenibile. Emettono in media quantità di CO2 inferiori di 3 volte rispetto ai corrispettivi modelli a benzina o diesel, riducono l’inquinamento acustico, sono più efficienti dei motori a combustione e producono, in toto, meno inquinanti atmosferici. Nonostante qualcuno si ostini a sostenere che le autoelettriche non siano più vantaggiose delle varianti endotermiche, il bilancio costi-benefici è abbastanza chiaro. Tenute in considerazione tutte le caratteristiche che, secondo l’RSE (ricerca sul sistema energetico), concorrono a definire il tasso di inquinamento di un veicolo, si giunge alla medesima conclusione: le auto elettriche inquinano molto meno di quelle tradizionali.