Il Tribunale di Cuneo il 29 giugno e ieri quello di Milano hanno accolto le azioni inibitorie presentata dal Movimento consumatori, rispettivamente nei confronti di Banca regionale europea (gruppo Ubi) e Intesa Sanpaolo, e hanno vietato ai due istituti ogni forma di capitalizzazione degli interessi passivi e ogni pratica anatocistica in tutti i contratti di conto corrente con i consumatori. Si tratta di una nuova duplice vittoria dell’associazione presieduta da Alessandro Mostaccio sul fronte della campagna Stop anatocismo che arriva dopo la decisione del tribunale di Milano (17 aprile 2015) che ha inibito l’anatocismo a Ing Bank, Bpm e Deutsche Bank. Movimento consumatori ha poi presentato analoga richiesta di inibitoria cautelare nei confronti di altre dieci banche e sull’argomento ha inviato esposti all’Antitrust e alla Banca d’Italia.
“Stop agli interessi sugli interessi”
Il Tribunale di Cuneo, con l’ordinanza del 29 giugno, ha di fatto ordinato di far cessare alla Banca regionale europea ogni forma di capitalizzazione degli interessi passivi e ogni pratica anatocistica in tutti i contratti di conto corrente con i consumatori. La legge Finanziaria 2014, entrata in vigore il primo gennaio 2014, ha riformato l’articolo 120 del Tub che da allora prevede, come spiegano dall’associazione, che “gli interessi scaduti non possono più produrre nuovi interessi che devono essere conteggiati solo sul capitale”. Chi continua ad applicare il tasso di interesse oltre che al capitale anche agli interessi già maturati continua a praticare l’anatocismo, un modus operandi bocciato da ben due tribunali.
Secondo gli istituti italiani invece affinché il nuovo articolo 120 del Tub abbia forza di legge, è necessaria una delibera del Cicr, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, che però, nonostante siano passati 18 mesi dall’entrata in vigore della Finanziaria 2014 non è mai arrivata. Una questione tuttavia che potrebbe essere ininfluente tanto che, come precisato dal Tribunale di Cuneo, il divieto di anatocismo, enunciato dal nuovo articolo 120 Tub, è chiarissimo e non necessita di alcun intervento del Cicr al quale può spettare solo l’individuazione delle modalità di applicazione e conteggio degli interessi.
La risposta dei consumatori alla Ue: intervenga il governo
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Spiega Paolo Fiorio, coordinatore dell’Osservatorio credito e risparmio del Movimento consumatori: “Anche il Tribunale di Cuneo ha chiarito che dal 1° gennaio 2014 per le banche è vietata ogni forma di anatocismo gli interessi scaduti non possono più produrre nuovi interessi che devono essere conteggiati solo sul capitale. Il Tribunale di Cuneo ha chiarito che il divieto di anatocismo non comporta alcun profilo di illegittimità costituzionale e comunitaria, difesa invocata dalle banche per cercare di contrastare il divieto”.
Nel frattempo la Commissione europea ha chiesto all’Italia chiarimenti sulla norma di divieto dell’anatocismo bancario partendo da due assunti: in nessun paese comunitario vige il divieto assoluto di anatocismo; lo stop giudiziario sarebbe immotivato in mancanza della delibera attuativa Cicr.
A chiedere l’intervento del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio è lo stesso Alessandro Mostaccio presidente del Movimento Consumatori: “L’intervento del Cicr eliminerebbe definitivamente ogni scusa alla palese violazione del divieto posta in essere dall’intero sistema bancario. Quanto tempo dovranno ancora aspettare i cittadini e le imprese italiane per veder ribadito e attuato il divieto di anatocismo?”. E aggiunge: “Il tribunale di Milano – ha accertato un comportamento illecito di una delle più importanti banche italiane che conta quasi 11 milioni di correntisti ‘retail e personal’ per una quota del mercato italiano di circa il 15%. Secondo le nostre stime (complessivamente 2 miliardi all’anno di interessi anatocistici a favore dell’intero sistema bancario italiano) Intesa Sanpaolo potrebbe aver incassato dal 2014 circa 400 milioni di euro, considerando i consumatori e le imprese. Invitiamo la banca ad avviare urgentemente una procedura di conciliazione per restituire alla propria clientela gli interessi anatocistici illegittimamente incassati. La nostra associazione provvederà, altrimenti ad avviare una class action per tutelare i correntisti”.
Intanto le associazioni di consumatori Adiconsum, Adoc, Adusbef, Ctcu, Cittadinanzattiva, Codacons, Confconsumatori Acp, Federconsumatori, Movimento consumatori, Movimento difesa del cittadino, Rete consumatori Italia (Assoutenti, Casa del Consumatore, Codici), Unione nazionale consumatori, hanno sollecitato con una lettera il governo a dare immediata e definitiva attuazione all’art. 120 Tub
Tre strade per richiedere i rimborsi
Nel frattempo prosegue la corsa a chiedere i rimborsi da parte dei correntisti coinvolti. Calcola l’associazione che Sono 2 i miliardi di euro “sottratti” dalle banche ai risparmiatori nel solo 2014 che attraverso una delle tre procedure gli utenti possono tentare di recuperare: l’avvio di una procedura conciliativa (al momento solo con la Bpm, l’unico istituto “inibito” che ha un protocollo d’intesa con le associazioni dei consumatori); il ricorso all’Arbitro bancario finanziario; presentare un’istanza al Giudice di Pace.