La promozione delle formule per la prima infanzia e del latte artificiale cambia aspetto ma non si arresta. È quanto emerge dal nuovo rapporto condotto da Oms e Unicef: oltre la metà dei genitori intervistati ha dichiarato di essere stata presa di mira dal marketing delle aziende di latte in formula, in gran parte in violazione delle norme internazionali sulle pratiche di alimentazione dei bambini.
“Una fotografia che conferma quanto sosteniamo da anni” spiega Adriano Cattaneo, epidemiologo e portavoce di Ibfan Italia aggiungendo che “il marketing dei produttori si adatta ai tempi ed essendo vietato quello diretto si è passati a quello indiretto che si serve degli operatori sanitari”.
8.500 genitori e 300 operatori sanitari intervistati
Il rapporto, How marketing of formula milk influences our decisions on infant feeding, si basa su 8.500 interviste a genitori, donne in gravidanza e 300 operatori sanitari in 8 paesi (Bangladesh, Cina, Messico, Marocco, Nigeria, Sud Africa, Regno Unito e Vietnam). Svela le strategie di marketing sistematiche e non etiche usate dall’industria del latte in formula – che ora vale 55 miliardi di dollari – per influenzare le decisioni delle famiglie sull’alimentazione dei bambini. L’esposizione alla commercializzazione del latte in formula raggiunge l’84% di tutte le donne intervistate nel Regno Unito; il 92% delle donne intervistate in Vietnam e il 97% in Cina, incrementando la loro probabilità di scegliere l’alimentazione con latte in formula.
Questo rapporto mostra molto chiaramente che la commercializzazione del latte in formula è inaccettabilmente pervasiva, ingannevole e aggressiva,” ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS. “Regolamenti sul marketing strumentale devono essere adottati e applicati con urgenza per proteggere la salute dei bambini e delle bambine.”
Il marketing del latte artificiale
Il rapporto fa il punto sulle principali tecniche di marketing adottate dall’industria che vanno dal marketing online non regolamentato e invasivo alle reti di consulenti e numeri verdi sponsorizzate passando per promozioni e omaggi, pratiche per influenzare la formazione e le raccomandazioni di operatrici e operatori sanitari. Si tratta in ogni caso di messaggi spesso fuorvianti, scientificamente infondati e soprattutto che violano il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno (il Codice) – un accordo storico sulla salute pubblica approvato dall‘Assemblea Mondiale della Sanità nel 1981 per proteggere le madri dalle pratiche di marketing aggressive dell’industria degli alimenti per l’infanzia.
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I campioni gratuiti sono uno strumento di marketing efficace e ben documentato. Le donne in tutti gli otto paesi dello studio hanno riferito di aver ricevuto campioni gratuiti di latte artificiale, distribuiti all’interno e all’esterno degli ospedali (soprattutto privati), da operatori sanitari, nei negozi e per posta. Questa tecnica è particolarmente diffusa in Cina e Vietnam, dove rispettivamente il 46% e il 35% delle donne intervistate aveva ricevuto almeno un campione gratuito. In Gran Bretagna, invece, sono diffusi i baby club: si tratta di luoghi organizzati e gestiti dalle aziende del latte artificiale che offrono alle donne omaggi e sconti, informazioni su gravidanza e parto e l’accesso a “carelines” che forniscono “supporto e consulenza” 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Cattaneo: “Un lavoro propedeutico a nuovi provvedimenti”
“Il grado di approfondimento del lavoro condotto da Unicef e Oms” spiega Adriano Cattaneo, “mi fa pensare ad un lavoro propedeutico per convincere i governi sulla necessità di adottare dei provvedimenti più stringenti”. Tra l’altro – continua l’epidemiologo – un rapporto dell’Oms, dell’Unicef e dell’International Baby Food Action Network (Ibfan) del maggio 2020 sullo stato dell’arte normativo rivela che nonostante gli sforzi per fermare la dannosa promozione di sostituti del latte materno, i paesi non sono ancora in grado di proteggere i genitori da informazioni fuorvianti.
Dei 194 paesi analizzati nel rapporto, 136 hanno adottato qualche tipo di misura legale legata al Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e alle successive risoluzioni adottate dall’Assemblea Mondiale della Sanità (il Codice).
L’attenzione al Codice è in crescita, 44 paesi hanno rafforzato la loro regolamentazione del marketing nei due anni passati. Tuttavia, le restrizioni legali nella maggior parte dei paesi non coprono pienamente il marketing nelle strutture sanitarie a favore del latte artificiale.
Solo 79 paesi proibiscono la promozione dei sostituti del latte materno nelle strutture sanitarie e solo 51 hanno disposizioni che vietano la distribuzione di forniture gratuite o a basso costo all’interno del sistema sanitario. Ancor meno, appena 19 i paesi che hanno proibito la sponsorizzazione di meeting di associazioni professionali scientifiche e sanitarie da parte dei produttori di sostituti del latte materno, che comprendono la formula tipo 1 per neonati, i latti “di proseguimento” e quelli “di crescita” commercializzato per l’uso da parte di neonati e bambini fino a 36 mesi di età.