I suoi farmaci per curare l’epatite C comprati in India erano stati bloccati alla frontiera, ma la Corte d’appello di Roma ha dato ragione a un malato italiano che aveva acquistato i medicinali online. Il signor Roberto, come racconta Repubblica, aveva contattato un rivenditore indiano via internet quest’estate, pagando tramite bonifico 2.500 dollari per ottenere la spedizione di un farmaco, il generico dell’Harvoni della Gilead, contro l’epatite C. Nel nostro Paese, infatti, questo medicinale costa circa 44mila euro e viene distribuito dal sistema sanitario pubblico solo ai malati più gravi. Com’è facile intuire, quasi nessuno può permettersi di sborsare quella cifra per fare in proprio, e per questo è nato addirittura un sorta di “turismo della salute” dall’Italia all’India, di cui avevamo parlato anche sul Test Salvagente, In quello Stato il farmaco per l’Epatite C, riconosciuto a livello internazionale, ha pressi decisamente più accessibili. Addirittura è nato un tour operator ad hoc, che si chiama cure-hepc.com.
Le ragioni della Corte
Nel caso del signor Roberto, che aveva scelto un acquisto a distanza, il medicinale è stato bloccato alla dogana dell’aeroporto di Ciampino il 9 giugno scorso. Ma secondo la legislazione italiana, ordinare farmaci online è legale solo per i medicinali da banco. Ma nel caso dell’epatite C, aspettare, può portare a conseguenze molto gravi. Anche per questo, probabilmente, lo scorso 2 settembre la Corte d’Appello di Roma ha imposto di restituire al paziente quanto sequestrato, scrivendo nella motivazione: “La quantità limitatissima di prodotti importati, la accertata malattia del paziente e la prescrizione prodotta non possono lasciare dubbi in ordine alla destinazione esclusivamente personale dei prodotti importati”. Ora, questa ordinanza potrebbe costituire un precedente in grado di aprire la strada ai tanti Roberto che non vogliono aspettare la lista della sanità pubblica e dispongono di qualche migliaio di euro per affrontare il viaggio in India o per fare l’ordine online.