Torna oggi in etichetta, ma solo per i prodotti italiani, l’indicazione dello stabilimento d’origine. La reintroduzione arriva alla fine di un braccio di ferro con l’Europa durato due anni. Era il 12 dicembre del 2014, infatti, quando il Regolamento Ue 1169/2011 sulla nuova etichettatura dei cibi entrava in vigore abolendo l’obbligo di indicare luogo di produzione e confezionamento dei prodotti alimentare in etichetta. Un’informazione importate per i consumatori, in un’epoca di globalizzazione dei mercati e di accresciuta consapevolezza ambientalista e alimentare. “Una risposta concreta – afferma il ministro alle politiche agricole Maurizio Martina – che ci spinge a proseguire il percorso intrapreso, anche a livello europeo, per valorizzare la distintività del nostro modello agroalimentare, unico al mondo”. Per il ritorno dell’etichettatura nei prodotti alimentari italiani destinati al mercato interno, si erano schierate associazioni di consumatori, Coldiretti e lo stesso Ministero sin dall’inizio.
Secondo quanto apprende l’Ansa, il decreto attuativo predisposto dal ministero delle politiche agricole è stato già inviato agli altri ministeri interessati per l’approvazione definitiva. La legge prevede che ”tale indicazione possa essere alternativamente fornita mediante diciture, marchi o codici equivalenti, che consentano comunque di risalire agevolmente alla sede e all’indirizzo dello stabilimento di produzione o, se diverso, di confezionamento”. “Fatte salve le fattispecie di reato vigenti – continua il testo si dovrà adeguare il sistema sanzionatorio nazionale per le violazioni amministrative, individuando sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate alla gravità della violazione, demandando la competenza per l’irrogazione delle sanzioni amministrative allo Stato al fine di disporre di un quadro sanzionatorio di riferimento unico e di consentirne l’applicazione uniforme a livello nazionale”.