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È un’involuzione quella che in questo secondo anno scolastico di emergenza Covid ha subito il servizio di refezione scolastica. Aumento dei cibi processati e ultraprocessati, dell’offerta di carne rossa e piatti veloci. È la fotografia scattata dalla sesta edizione del Rating dei menù scolastici di Foodinsider: l’indagine annuale che valuta l’equilibrio e l’impatto sull’ambiente di una cinquantina menu scolastici italiani rappresentativi del 28% circa del panorama della ristorazione scolastica a livello nazionale.
I parametri del questionario si basano sulle Linee Guida della Ristorazione Scolastica, sulle Raccomandazioni dell’OMS, le indicazioni della Iarc e i Criteri Ambientali Minimi (CAM). Quello che emerge dall’indagine è ancora più preoccupante alla luce degli ultimi dati Istat secondo cui nel 2020 in Italia sono un milione e 337mila i minori in povertà assoluta, 200mila in più rispetto al 2019 per i quali la mensa scolastica rappresenta l’unica opportunità di un pasto completo.
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Cosa offriamo a questi bambini?
Sono sempre di più i menu che offrono cibi processati e ultraprocessati, passando dalla
percentuale del 75,5% dello scorso anno all’81,5% di quest’anno. Un dato che va di pari passo con l’aumento della frequenza di carni rosse con Terni che detiene il record di 10 proposte su 20 giorni di mensa. Le mense diventano sempre più una collezione di piatti veloci che hanno l’obiettivo di saziare, come pasta in bianco, pizza, bastoncini, hamburger, crocchette, formaggio spalmabile yogurt e budino e rappresentano sempre meno la vera mensa scolastica che ha insito l’onere di educare, oltre che nutrire.
Si continuano a trovare menu squilibrati con pasti iperproteici dati dalla la somma di più proteine, vegetali e animali come pasti a base di pasta e fagioli, frittata e piselli (Grosseto) oppure pasta e ceci, rollé di tacchino e piselli prosciuttati (Lecce) che propongono un pasto che va ben oltre il valore nutrizionale consigliato per bambini.
La classifica
L’indagine di Foodinsider si conclude con la pubblicazione della classifica delle migliori mense scolastiche e ha lo scopo di promuovere e rendere visibili quei modelli di mensa che non hanno l’obiettivo di saziare, ma di nutrire, educare, creare sviluppo economico e sociale nel rispetto dell’ambiente. Tra queste mense virtuose troviamo sul podio Fano, Cremona e Parma a pari merito al secondo posto e, a seguire, Jesi. I migliori comuni si distinguono per la biodiversità dei piatti, per l’equilibrio della dieta, la capacità di elaborare ricette e la qualità delle materie prime, in gran parte biologiche, ma anche per la varietà di pesce, anche fresco come Jesi che propone alici, cefalo, triglia, gallinella sgombro, sugarello e molo, in base al pescato del giorno. Sale Bologna che entra nella top ten ma scende Macerata che ha iniziato a chiudere alcune (‘ in via sperimentale’) cucine interne alle scuole, suscitando grande disappunto dei genitori, mentre Siracusa, sale di 12 posizioni riscattandosi dalla maglia nera dello scorso anno. In quest’anno scolastico alcune mense non sono mai partite, altre hanno lavorato pochissimi giorni e altre hanno ridotto il numero di pasti perché sono stati riformulati gli orari e diminuiti i rientri.(continua dopo l’immagine)
Le stoviglie
Diminuiscono le mense che somministrano il pasto con stoviglie lavabili,
scendendo dal 65% al 59%. Un dato peggiorativo che significa tanto usa e getta
sia in refettorio che in classe, soluzione che non va nella direzione della
sostenibilità come indicato invece dal Ministero dell’Ambiente con i CAM che
richiedono di somministrare il pasto con stoviglie in ceramica. Una questione ambientale e non solo come ha dimostrato la recente indagine condotta dal Salvagente da cui è emersa una presenza significativa dei Pfas dei piatti compostabili delle mense
scolastiche. “Un questione che va affrontata immediatamente dal ministero della Salute” come ha sottolineato in conferenza stampa Rossella Muroni, Vice Presidente della commissione ambiente della Camera. In via prudenziale qualche azienda che serve le mense scolastiche ha già eliminato le stoviglie compostabili e le ha sostituite con quelle in polipropilene (plastica riciclabile). Novamont, invece, ha subito rassicurato i consumatori di MaterBi (qui) sul fatto che le sue produzioni non impieghino Pfas. Ma in generale una gran parte del mercato, in assenza di regole e sanzioni, non ne misura la concentrazione. È chiaro che stando così le cose, la soluzione definitiva non resta che l’applicazione delle disposizione dei CAM che richiedono l’utilizzo di stoviglie lavabili in porcellana o ceramica.