La Commissione europea ha dato il via libera all’uso di tre Ogm destinati all’utilizzo alimentare e per mangimi: si tratta di semi di soia geneticamente modificati che hanno superato con successo la procedura di autorizzazione dell’esecutivo europeo. Non potranno, tuttavia, essere coltivati. L’autorizzazione resterà valida per i prossimi dieci anni e ogni prodotto contenente questi Ogm sarà comunque sottoposto alle “rigide regole” di etichettatura e tracciabilità definite dall’Unione Europea.
Le regole della tracciabilitÃ
Secondo il regolamento 1830/2003,  la capacità di rintracciare Ogm e prodotti ottenuti da Ogm in tutte le fasi della catena di produzione e di distribuzione è la chiave per fornire ai consumatori e al commercio alimentare le informazioni e le garanzie sui prodotti alimentari e sui mangimi derivati da Ogm. I venditori devono rispondere a tre requisiti principali:
- informare per iscritto gli acquirenti commerciali in merito al fatto che un prodotto contiene Ogm (o fornire una dichiarazione relativa all’uso per i prodotti destinati agli alimenti o ai mangimi per animali);
- comunicare gli identificatori unici assegnati a ciascun Ogm in base al regolamento;
- (per alimenti e mangimi) identificare ogni ingrediente derivato da Ogm se esiste un elenco degli ingredienti.
Una risposta all’immobilismo degli Stati
La decisione non mancherà di suscitare polemiche da parte associazioni ambientalistiche, contrarie all’uso degli organismi geneticamente modificati. Ma la Commissione si è comunque fatta carico di questa incombenza anche per rispondere all’immobilismo degli Stati membri che, come fa notare in una nota, “non avevano espresso un’opinione” sul dare o meno il via libera all’uso di questi tre Ogm. Una mancanza di decisioni che riflette una perdita economica per l’Unione. Come sottolinea EuroaBio in una nota, “l’Ue importa oltre l’80% delle sue proteine vegetali, e ogni anno importa 34 milioni di tonnellate di semi di soia geneticamente modificati: il ritardo nelle procedure di approvazione è una perdita per la stabilità del mercato alimentare”.