“Il consiglio di non vaccinarsi in particolare se fornito al pubblico con qualsiasi mezzo, costituisce infrazione deontologica”. Lo ha affermato la Federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo) presentando il Documento sui vaccini, approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale lo scorso 8 luglio, e presentato oggi a Roma. “Siamo di fronte a un quadro preoccupante in cui la scienza medica e la politica debbono reagire insieme a tutela della collettività” sostiene il segretario della Federazione Luigi Conte, sottolineando che “Noi (la Fnomceo, ndr) siamo pronti a fare la nostra parte: sono già in corso e sono stati fatti procedimenti disciplinari per medici che sconsigliano i vaccini. Si può arrivare anche alla radiazione”.
Chi sono i medici che sconsigliano le vaccinazioni?
“Aldilà di quello che sostiene la Federazione, l’iter che porta alla radiazione dall’albo di un medico è molto lungo e passa per almeno 4 tappe” sostiene Eugenio Serravalle, pediatra e presidente dell’associazione Assis aggiungendo che “ad oggi solo un unico ordine provinciale ha istruito un provvedimento sanzionatorio, ancora in corso, avverso alcuni colleghi che avevano firmato una lettera aperta indirizzata al ministro della Salute. Mentre l’Ordine nazionale, chiamato a pronunciarsi quando un medico “avvisato” è anche consigliere dell’Ordine provinciale, ha ritenuto di non procedere nei confronti di una collega”. La questione, tuttavia, è un’altra: quella dei medici che sconsigliano i vaccini è una categoria non facilmente individuabile. Spiega Serravalle: “Chi sono i medici che sconsigliano le vaccinazioni? Nella mia lunga carriera non ne ho mai conosciuti ed io stesso non mi riconosco in questa categoria. Conosco, invece, medici che sono interessati a rendere la pratica vaccinale più sicura per i pazienti ma che, in ogni caso, agiscono secondo ‘scienza e coscienza'”. Tra l’altro – aggiunge Serravalle – è lo stesso Stato che riconosce la possibilità che i vaccini possano provocare un danno: la legge 210 del 1992, infatti, prevede un indennizzo in favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile causate da vaccini obbligatori. “Ecco, io voglio che quelle complicanze siano sempre di meno” conclude Serravalle.
La tesi della Federazione
La presa di posizione della Fnomceo è la risposta all’attuale “regressione della copertura vaccinale derivante non solo da opposizioni marginali e saltuarie, ma da una crisi profonda del rapporto fra razionalità medica e opinione pubblica cui deve aggiungersi una pervasiva diffidenza verso le istituzioni che porta a dare ascolto agli imbonitori di turno e alle teorie del complottismo, espressione di uno scetticismo radicale nei confronti dei cosiddetti poteri forti; il ruolo fuorviante di medici “alternativisti”; la quotidiana presenza di ciarlatani che vantano scoperte rivoluzionarie, che curano malattie incurabili e che si lamentano di essere avversati e marginalizzati dall’alleanza tra scienza e multinazionali dedite al profitto”.
Il calo delle vaccinazioni
Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute, le coperture vaccinali per malattie come poliomielite, tetano, difterite ed epatite B oggi sono al di sotto del 95% (la soglia di sicurezza) e la copertura scende sotto la soglia dell’86% per morbillo, parotite e rosolia, patologie per cui, secondo i dati diffusi dalla Società Italiana di Pediatria, oltre 358.000 bambini non sono stati vaccinati negli ultimi 5 anni.
Il caso dell’Emilia Romagna
Intanto in Emilia Romagna è in via di approvazione la legge regionale che consente l’iscrizione agli asili nido ai bambini che hanno adempiuto all’obbligo vaccinale: si tratta della prima regione che si doterà di un simile provvedimento, un triste primato se si pensa che l’Emilia Romagna si era contraddistinta, solo qualche anno fa, per essere tra le prime regioni ad aver votato una deliberazione con cui si avviava al superamento dell’obbligo vaccinale “attraverso la promozione dell’aumento della offerta attiva delle vaccinazioni e al contempo attraverso l’individuazione di indicatori e obiettivi di cui le regioni dovrebbero dotarsi per arrivare a tale sospensione, così delineando la possibilità di concertare un percorso operativo comune, affiancato da un iter legislativo e amministrativo finalizzato alla sospensione dell’obbligo in questione”.
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