Le infiammazioni o infezioni delle vie respiratorie sono tra i disturbi più diffusi nei bambini e spesso si ricorre a terapie aerosoliche, in particolare in caso di asma o bronchiti asmatiche. L’aerosol permette di somministrare un farmaco per via inalatoria tramite la sua nebulizzazione in goccioline finissime che possono giungere fino ai bronchi. A pistoni, a ultrasuoni, a membrana perforata, i dispositivi oggi si sono evoluti soprattutto sul fronte della velocità e rumorosità. Poco graditi dai bambini, spesso sono imposti dai genitori senza pensare alla loro scarsa efficacia come ci spiega il dottor Antonio Clavenna del Mario Negri di Milano: “In Italia c’è un uso eccessivo di aerosol. I nostri studi dimostrano invece una modesta efficacia del cortisone, che nei trattamenti delle vie superiori diventa nulla rispetto alla sola soluzione fisiologica”.
Il nostro test su 8 aerosol
Nel numero in edicola confrontiamo 8 modelli di aerosol a pistoni. “Gli aerosol a pistoni – spiega Susanna Esposito, professoressa ordinario di Pediatria all’Università di Parma e direttore della Clinica pediatrica all’Ospedale Pietro Barilla – consentono una nebulizzazione più veloce ed è quindi più facile portare a termine la terapia soprattutto se si ha a che fare con un bambino. Inoltre, alcuni farmaci non sono compatibili con gli apparecchi ad ultrasuoni, ad esempio le soluzioni oleose o i corticosteroidi. Infine, la tecnologia a compressore permette la produzione di particelle della soluzione farmaco-fisiologica più fini, che sono poi quelle in grado di raggiungere più in profondità bronchi e polmoni.”
“La piccola dimensione delle particelle è un vantaggio – aggiunge la professoressa Esposito – ma è bene precisare che non ci sono studi che abbiano messo a confronto l’efficacia di particelle di un diametro rispetto a un altro.
Le caratteristiche che possono fare la differenza
Quel che conta è ricorrere a questa terapia solo quando è opportuno e farlo nel modo migliore”. E quando si parla di bambini, il modo migliore è quello che preveda una aderenza alla terapia quanto più alta. La velocità di nebulizzazione, la bassa rumorosità o il design amico del bambino non a caso sono tutti elementi ben comunicati nei prodotti delle linee destinate ai più piccoli.
E se nonostante la forma di tartaruga il bambino piange e si rifiuta quali escamotage possiamo mettere in campo? “Sottoporre un bambino che piange ed è agitato a una terapia aerosolica – conclude la Esposito – purtroppo non porta grandi vantaggi. Meglio invece mentre dorme perché è tranquillo, pertanto inala tutto ciò che deve inalare. Dopo i 5 anni il mio consiglio è usare i puff con il distanziatore”. Gli spray distanziatori sono spesso suggeriti contro l’asma e il broncospasmo e impiegati con broncodilatatori e cortisonici. Si tratta di bombolette contenenti il farmaco che viene spruzzato in una unica soluzione tramite un distanziatore a tubo. Nel caso di bambini più piccoli al distanziatore può essere applicata una mascherina.
Ma quando servono davvero gli aerosol?
Nel 2010 Antonio Clavenna, responsabile dell’Unità di farmacoepidemiologia del laboratorio per la Salute materno-Infantile all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ha coordinato uno studio di 2 anni finanziato dall’Agenzia Italiana del farmaco, su 520 bambini con infezioni delle vie aeree superiori e con storie di bronchite asmatica. Divisi in due gruppi da trattare in aerosol, al primo è stato somministrato cortisone, al secondo soluzione fisiologica. La conclusione è stata che l’efficacia dei due trattamenti era identica per la cura di tosse, mal di gola e raffreddore. Siamo tornati da Antonio Clavenna per capire quando la terapia aerosolica sia veramente necessaria proprio a partire dai risultati della sua ricerca. “Lo studio dimostrava una modesta efficacia del cortisone, in particolare il beclometasone, nella prevenzione del wheezing (respiro sibilante, ndr) solo nei bambini che avevano avuto un passato di bronchite asmatica ricorrente. Mentre per disturbi delle vie aeree superiori nessuna efficacia veniva rilevata rispetto alla fisiologica. Una conclusione che documentava l’ipotesi che il reale effetto su tosse, mal di gola e raffreddore derivasse dalla nebulizzazione dell’acqua fisiologica che andava in qualche modo a fluidificare il muco”.
Asma e bronchite asmatica come comportarsi?
“I broncodilatatori sono efficaci via aerosol – ci spiega il dottor Clavenna – soprattutto nei bambini piccoli per i quali è difficile usare il distanziatore con la maschera. Può essere consigliabile l’uso di cortisonici per i bambini con episodi frequenti di bronchite asmatica ma, anche in questo caso appena l’età lo consente, meglio preferire la somministrazione con il distanziatore”.
E i mucolitici via aerosol? Prosegue il dottore: “Sono farmaci prevalentemente indicati nella fibrosi cistica, perché il muco è molto più denso del normale. Ma è una situazione molto grave e rara. Nelle persone che hanno solo la tosse il mucolitico riporta benefici scarsi. Il mucolitico più potente è l’acqua soprattutto sotto forma di vapore. Bene quindi lavaggi nasali, suffumigi e un aumento della quantità di liquidi che si assumono giornalmente bevendo più acqua, tisane e latte caldo”.
Al dottor Clavenna chiediamo se sia vero che l’aerosol è una moda tutta italiana. Lui non ha dubbi: “In Italia c’è un uso eccessivo di aerosol, difficile individuarne la motivazione. Probabilmente questa anomalia deriva dal fatto che all’estero difficilmente si prescrivono cortisonici per tosse o raffreddore e di conseguenza le terapie aerosoliche a domicilio sono meno frequenti”.
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