
Emergono nuovi elementi sul caso della morte delle due donne, mamma e figlia, della provincia di Campobasso, decedute qualche giorno fa all’ospedale Cardarelli dopo un improvviso collasso clinico, causato da un’intossicazione di cui l’origine è ancora ignota. Si allontana l’ipotesi dei funghi, mentre spunta quella della contaminazione della farina con veleno per topi
Emergono nuovi elementi sul caso della morte delle due donne, mamma e figlia, della provincia di Campobasso, decedute qualche giorno fa all’ospedale Cardarelli dopo un improvviso e devastante collasso clinico, causato probabilmente da un’intossicazione di cui l’origine è ancora ignota. Al momento si attendono i risultati dell’autopsia sui due corpi e le analisi che il laboratorio sta effettuando sui resti dei cibi consumati durante le cene e i pranzi del 23 e 24 dicembre.
Secondo quanto rif ai pasti consumati nei giorni precedenti ai decessi avrebbero partecipato almeno otto persone, tra cui anziani e soggetti fragili, anche oncologici, che non hanno manifestato alcun sintomo fino a oggi. Chi consuma lo stesso alimento contaminato tende infatti a sviluppare, con tempi variabili, sintomi simili.
Pietanze sotto esame, ma spunta l’ipotesi del veleno per topi nella farina
Tra le pietanze consumate figurano funghi champignon coltivati, che risultano regolarmente acquistati e certificati, vongole e frutti di mare, polpette di tonno e conserve di verdure. L’elemento che fa protendere sempre meno per una tossinfezione alimentare “classica” è il fatto che gli altri commensali non abbiano accusato gli stessi sintomi. Per escludere in modo definitivo l’ipotesi di una intossicazione da funghi epatotossici, l’ASReM, l’Azienda sanitaria regionale del Molise, ha comunque inviato campioni di urine al Policlinico Gemelli di Roma, con particolare attenzione all’eventuale esposizione ad Amanita phalloides. Al momento, tuttavia, non sono emersi riscontri a sostegno di questa pista. Un ulteriore elemento chiave riguarda l’evoluzione clinica che ha registrato un collasso multiorgano rapidissimo, caratterizzato da un crollo delle piastrine e da un progressivo cedimento di più organi vitali. Un decorso di questo tipo non è documentato nella letteratura scientifica come esito tipico delle principali malattie a trasmissione alimentare, comprese le più comuni intossicazioni da pesce, molluschi o funghi edibili.
La stessa ASReM invita alla massima cautela. “Non parliamo necessariamente di tossinfezione alimentare – ha chiarito il direttore generale Giovanni Di Santo – perché non escludiamo cause chimiche o ambientali, anche legate a inalazione”.
Per questo motivo sono stati coinvolti il Centro Antiveleni del Cardarelli di Napoli e l’Istituto Spallanzani di Roma, mentre campioni biologici e alimentari sono sottoposti ad analisi tossicologiche, chimiche e microbiologiche.
Al vaglio degli inquirenti anche una possibile contaminazione accidentale della farina, prodotta nel mulino di proprietà della famiglia coinvolta nella tragedia, con veleno per topi utilizzato durante le recenti operazioni di disinfestazione. Ma si tratta solo di un’ipotesi da verificare attraverso i risultati dell’autopsia che dovrebbero arrivare domani.









