
Morire per il cenone di Natale? È la domanda che si stanno ponendo i medici e, soprattutto, i parenti delle due donne (mamma e figlia), morte per un’intossicazione alimentare. Ancora non si conosce la causa e si stanno analizzando i cibi consumati durante i pasti del 23 e 24 dicembre. Intanto cinque medici dell’ospedale Cardarelli di Campobasso sono indagati per omicidio colposo
La storia, purtroppo, domina la cronaca di oggi è racconta la morte di una ragazza di 15 anni e di sua madre, decedute dopo una grave intossicazione alimentare a Pietracatella, in provincia di Campobasso. Al momento è ricoverato anche il padre della ragazza, che ha accusato sintomi analoghi a quelli della moglie e della figlia e che è stato portato in condizioni gravi, ma stabili, all’ospedale Spallanzani di Roma. Accertamenti sono stati disposti anche per la figlia maggiore di 18 anni, che risulta asintomatica e che non avrebbe partecipato alla cena del 23 dicembre, ma solo ai pranzi della vigilia e di Natale.
I sintomi dopo la cena e i due accessi al pronto soccorso
Nel frattempo, la squadra mobile di Campobasso ha effettuato un ampio sequestro di alimenti nell’abitazione di Pietracatella dove la famiglia aveva consumato i pasti nei giorni precedenti il Natale. Sono stati prelevati barattoli, conserve, prodotti alimentari e scarti recuperati anche dai rifiuti, tra cui gusci di vongole. Gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi e attendono gli esiti degli accertamenti tecnici e tossicologici. Secondo le ricostruzioni effettuate, i primi malesseri sarebbero comparsi dopo una cena consumata in casa delle vittime il 23 dicembre. Nelle giornate del 25 e 26 dicembre le donne si si sarebbero recate due volte al pronto soccorso del Cardarelli, venendo in entrambe le occasioni dimesse con una diagnosi di gastroenterite. In seguito, l’improvviso peggioramento delle condizioni cliniche, il nuovo ricovero e infine il decesso.
Il cibo sotto esame: dalle vongole ai funghi
Tra gli alimenti consumati ci sarebbero frutti di mare, tra cui le vongole (che al momento sembrano le principali indiziate), funghi e conserve di verdure fatte in casa. Tutti questi elementi sono al vaglio degli investigatori, e l’indagine coordinata dalla Procura di Campobasso sta cercando di individuare l’eventuale agente responsabile dell’intossicazione e di ricostruire l’intero percorso sanitario attraverso le cartelle cliniche e i referti ospedalieri. È stata inoltre disposta per mercoledì l’autopsia sui corpi di madre e figlia. Nel frattempo sono stati iscritti nel registro degli indagati medici e personale sanitario in servizio al Cardarelli nei giorni in cui il nucleo familiare si era rivolto all’ospedale per i gravi sintomi da intossicazione.
Il medico del Cardarelli: “Un’evoluzione clinica rarissima”
Le cause precise dei decessi non sono ancora state chiarite. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti figurano botulino, listeria, epatite fulminante o una possibile intossicazione chimica. A descrivere la gravità del quadro clinico è Vincenzo Cuzzone, responsabile della rianimazione del Cardarelli di Campobasso: “I quadri clinici hanno avuto un’evoluzione veramente rara che ha portato rapidamente al decesso, nonostante le forme di supporto intensivo che abbiamo messo in atto”. Il medico aggiunge: “Hanno cominciato ad avere i sintomi dopo un pasto, ma si tratta ancora di informazioni frammentarie. C’è stata un’insufficienza epatica e poi una cascata di eventi, uno dopo l’altro, con una rapidità davvero unica che ha portato a una insufficienza multiorgano”.
Abbiamo raggiunto al telefono Patrizia Laurenti, direttrice di Igiene Ospedaliera al Policlinico Gemelli che ricorda: “le cause dell’intossicazione alimentare possono essere di origine microbica, quindi legate al consumo di alimenti contenenti microrganismi, o loro tossine, cioè veleni quali la potente neurotossina botulinica, sia derivare da contaminanti chimici. Un altro caso è l’ingestione di cibi come i funghi alcuni dei quali contengono sostanze naturalmente tossiche e pericolose. Gli alimenti possono essere di origine vegetale o animale, in comune hanno la rapidità di azione (ore e giorni) e un impegno sintomatologico comunque importante anche in funzione della diversa sensibilità delle persone”.
Un tema su cui insiste la dottoressa è quello della provenienza degli alimenti che deve essere sicura e certificata: “Al momento non sappiamo qual è la causa dell’intossicazione, ma in generale, e soprattutto in un periodo di grandi abbuffate, è importante la provenienza degli alimenti che devono arrivare da filiere riconosciute e certificate. E’ l’unico modo per avere una sicurezza dal punto di vista chimico-tossicologico. Se prendiamo, ad esempio, le vongole, dobbiamo essere certi di conoscerne la provenienza e non consumare un prodotto che arrivi da una filiera sconosciuta. Oltre alla sicurezza della provenienza, c’è poi la corretta modalità di preparazione e la corretta conservazione. Le vongole stesse sono comunque frutti di mare e in quanto tali filtrano l’acqua e concentrano eventuali microrganismi contenuti in essa e quindi vanno cotte. Inoltre bisogna fare molta attenzione a come vengono conservati gli alimenti, evitando di lasciarli a temperatura ambiente. Un alimento mal conservato amplifica la carica microbica quindi non va consumato. Inoltre consiglio di non consumare mai i resti di cibo dopo le 48/72 ore”.
“Quello che mi pare di capire da questo caso è che sia stata una forma rapida e devastante, potrebbero essere coinvolte anche tossine di funghi. Bisogna capire se l’intossicazione è microbiologica o chimica- tossicologica, in teoria potrebbe essere anche da inalazione”.
Sul fatto che altre persone che hanno mangiato le stesse cose non hanno accusato gli stessi malori Laurenti precisa che “c’è anche un tema di suscettibilità individuale e di quantità di alimento consumato e quindi di sostanza tossica o di microrganismi contenuti”.








