
Il mercato degli snack per bebè di pochi mesi è esploso da tempo. Si tratta di una moda innocua o meglio non esagerare? Le analisi effettuate da 60 Millions de consommateurs su 15 prodotti rivelano che il 12 casi si tratta di ultraprocessati, troppo calorici e con tanto sale
Non bastavano biscotti, omogeneizzati e succhi di frutta vari: il mercato dei prodotti per bebè si arricchisce sempre di novità (per non farci mancare nulla). Una delle ultime tendenze è quella degli “snack da aperitivo”, sempre più presenti nei negozi dedicati ai più piccoli: ebbene, anche i bambini di pochi mesi, possono sgranocchiare a tutte le ore, fuori dagli orari dedicati ai pasti principali, mini-grissini, biscotti o altri snack soffiati al gusto di verdure o formaggio. Si tratta di una moda innocua o meglio non esagerare? Dalle analisi effettuate dalla rivista francese 60 Millions de consommateurs su 15 di questi snack salati destinati a bambini sotto l’anno di età, sarebbe meglio consumarli con cautela.
Troppo calorici e troppo salati, non adatti ai bebè
Il primo dato evidente è che in 12 casi su 15 si tratta di prodotti ultraprocessati, con valori energetici e di sale tra i più elevati dell’intera categoria degli alimenti per l’infanzia. Dal punto di vista nutrizionale, il bilancio è tutt’altro che rassicurante. Secondo il First Steps Nutrition Trust, gli snack salati per bebè raggiungono in media 441 kcal per 100 grammi e 0,35 grammi di sale, valori superiori a quelli di tutte le altre categorie di alimenti infantili.
I numeri dei singoli prodotti analizzati confermano la tendenza: i Mes 1ers Soufflés Carotte/Butternut & Tomate di Blédina arrivano a 433 kcal/100 g, mentre i Sablés emmental & thym di Babybio toccano 444 kcal/100 g. I più salati sono i biscotti formes & couleurs di Good Goût, con 0,42 g di sale/100 g (pari a 0,1 g/100 kcal). Valori che restano formalmente entro i limiti di legge – la normativa europea consente fino a 0,25 g di sale per 100 kcal – ma che sollevano interrogativi sull’opportunità di proporre prodotti di questo tipo a bambini di pochi mesi.
Verdure solo in etichetta
A destare ulteriori perplessità è il marketing “vegetale” di molti snack, dove la garanzia di mangiare verdure è una pura illusione. Le confezioni promettono carote, spinaci o pomodoro, ma le percentuali reali sono spesso irrisorie. I Veggie Straws di Kiddylicious, per esempio, contengono meno dell’1,1% complessivo di verdure in polvere (nel dettaglio lo 0,4% di pomodoro, 0,3% di spinaci e 0,4% di cavolo riccio). Più che un alimento a base vegetale, si tratta di cereali estrusi aromatizzati, tipici prodotti ultraprocessati.
La texture è un altro nodo critico. Soffiati e croccanti, questi snack sono progettati per sciogliersi rapidamente in bocca, riducendo il rischio di soffocamento ma anche la percezione di aver mangiato. “Il cervello non registra l’assunzione di cibo – avvertono gli esperti – e questo spinge il bambino a consumarne sempre di più”. Il risultato è un’abitudine precoce a mangiare senza fame e fuori pasto, proprio nella fase in cui si costruisce la capacità di autoregolazione alimentare.
“È nei primi anni di vita che si costruisce il rapporto con il cibo”, ricordano nutrizionisti e dietisti. Introdurre prodotti ultraprocessati, energetici e salati in una fase così delicata rischia di compromettere la capacità del bambino di riconoscere fame e sazietà, con effetti potenzialmente duraturi su salute, peso ed equilibrio alimentare.
Al di là delle etichette rassicuranti e delle promesse di praticità, i risultati delle analisi parlano chiaro: gli snack aperitivo per bebè sono una pessima idea, mascherata da innovazione. Se si vuole educare al gusto e alla salute, la strada passa ancora da alimenti semplici, poco trasformati e consumati durante i pasti.
Un mercato in espansione, un’abitudine da limitare
Il fenomeno non è marginale. Il mercato globale dei baby snack vale oggi 3,8 miliardi di dollari e dovrebbe superare i 5 miliardi entro il 2029. Già molto diffusi nel Regno Unito e negli Stati Uniti, questi prodotti stanno conquistando anche la Francia – e, sempre più, l’Europa continentale. In Italia se ne trovano nei supermercati e soprattutto nei negozi dedicati ai prodotti per l’infanzia. Le marche principali sono Hipp, Plasmon e Mellin.
Secondo l’industria, si tratta di una risposta a un consumo già esistente. Un’indagine condotta nel 2024 su 271 genitori britannici di bambini tra i 4 e i 12 mesi ha rivelato che i soffiati e i bastoncini di verdure sono gli snack per bebè più acquistati. In Francia la tendenza è più recente. Tuttavia, lo studio Nutri-Bébé, condotto dal Secteur français des aliments de l’enfance e pubblicato nell’ottobre 2025, mostra che un genitore su dieci offre biscotti salati ai propri bambini tre o quattro volte alla settimana.
“I bambini hanno spesso accesso a prodotti non adatti alla loro età”, spiega il settore, giustificando così la creazione di snack “adattati” ai più piccoli: senza sale aggiunto, a basso contenuto di acrilammide e con consistenze studiate. Ma il sospetto è che l’obiettivo non sia solo la sicurezza, bensì l’educazione precoce al gusto dell’aperitivo, preparando futuri consumatori di snack.










