
Additivi, bisfenoli, ftalati e pesticidi. Non sono gli ingredienti di una bevanda energetica qualunque, ma del rinomato vino francese. A rivelarlo è la rivista Que Choisir che ha portato in laboratorio 35 bottiglie di vino rosso e bianco, dal Bordeaux al Borgogna. Risultato? Quasi la metà contiene 4 additivi o più, a cui si aggiungono altre sostanze indesiderate
Additivi, bisfenoli, ftalati e pesticidi. Dovrebbero essere gli ingredienti di una bevanda energetica, mentre, purtroppo, è quello che troviamo nel vino. Quanto meno in quello francese, come rivela la rivista Que Choisir che ha portato in laboratorio 35 bottiglie di vino rosso e bianco, di varie Regioni (dal Bordeaux al Borgogna). Risultato? Quasi la metà contiene 4 additivi o più, a cui si aggiungono altre sostanze indesiderate
Anche più di quattro additivi in un’unica bottiglia
Fino a poco tempo fa, a differenza di tutti gli altri alimenti, vini, birre e alcolici erano esentati dall’indicare valori nutrizionali e lista degli ingredienti in etichetta. E questo, non ha certo incoraggiato i produttori a limitare l’uso di additivi e altre sostanze chimiche. Fortunatamente le cose sono cambiate e i vini prodotti dopo l’8 dicembre 2023 devono riportarli, ma possono farlo solo su un sito web accessibile tramite QR code, che i consumatori devono scannerizzare con lo smartphone. E, come si può immaginare, non si tratta di un’operazione facile da fare ogni volta che si vuole acquistare una bottiglia.
Per questo Que Choisir ha passato sotto la lente 35 bottiglie di vino rosso e bianco, secco e dolce, acquistati la scorsa primavera, provenienti da varie Regioni (Bordeaux, Borgogna, Côtes du Rhône e Pays d’Oc), a un prezzo compreso tra 2 e 13 euro. Ci si è concentrati sul millésime 2023, il primo a indicare ingredienti e valori nutrizionali tramite QR code.
Oltre ad analizzare i dati forniti dai produttori (lista di additivi e valori nutrizionali), il laboratorio ha verificato la presenza di diversi contaminanti (bisfenolo, ftalati, pesticidi) e solfiti. Ecco alcune delle rivelazioni emerse dalle analisi.
Tra gli ingredienti di un vino rosso di Borgogna ci sono saccarosio, E220-E228, E270, E296, E300, E330, E334. E, purtroppo, non è un caso isolato: quasi la metà dei vini testati contiene quattro additivi o più, alcuni poco raccomandabili. I Bordeaux sembrano più contaminati da residui di pesticidi rispetto ai Borgogna. Un piccolo cru bourgeois può presentare una lista di additivi più lunga di quella di una bibita economica.
Da evitare la carbossimetilcellulosa o E466, che previene la formazione di depositi sul fondo del bicchiere e della bottiglia. La sostanza potrebbe favorire malattie infiammatorie croniche intestinali, sovrappeso, diabete e malattie cardiovascolari. Fortunatamente, la maggior parte delle bottiglie non la contiene.
Solfiti nocivi per il sistema nervoso
I solfiti sono presenti in tutti i vini analizzati. Questi conservanti, indicati con i codici da E220 a E228, comportano rischi per la salute: possono provocare sintomi in persone intolleranti (mal di testa, prurito…), e in casi gravi crisi d’asma o shock anafilattico. L’ingestione regolare potrebbe avere effetti dannosi sul sistema nervoso. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ammette di non poter garantire l’assenza di rischio con i dati disponibili.
A contenere quasi il 30% di solfiti in meno sono i vini biologici. E nei rossi ci sono meno solfiti che nei bianchi grazie alla presenza dei tannini. I vini biologici vietano alcuni additivi (incluso l’E466) e limitano l’uso di solfiti. Il marchio Demeter è ancora più restrittivo, mentre la Méthode Nature vieta tutti gli additivi e consente solo in casi molto limitati i solfiti. Il marchio HVE (Haute Valeur Environnementale), invece, non fa differenze.
Bisfenoli e ftalati: arrivano dalle vasche di plastica
Tra le bottiglie analizzate, l’86% conteneva almeno un bisfenolo o ftalato, sostanze pericolose per la salute (interferenti endocrini e tossici per la riproduzione). Questi composti derivano spesso dalle vasche in plastica in cui il vino è conservato o affinato. Si può evitare la contaminazione usando vasche in acciaio inox, ma “questi cambiamenti sono costosi e complessi”, spiega l’esperto incaricato per le analisi. Nessun marchio protegge da questa contaminazione, e il prezzo non sembra influire.
Inoltre la presenza di bisfenoli aumenta con la temperatura. Le analisi, infatti, mostrano differenze regionali: i Côtes-du-Rhône sono più esposti al problema, i Borgogna meno. Più alta è la temperatura di conservazione e il grado alcolico, maggiore è il rischio di migrazione dei contaminanti nella bevanda.
Pesticidi: non fidarsi del marchio HVE. Il bio è più sicuro
L’80% delle bottiglie senza marchio AB contiene residui di pesticidi pericolosi o sospetti. Il record? Il Bordeaux Le Blanc (venduto da Lidl a 3 euro), con 9 residui, tra cui un cancerogeno e due interferenti endocrini (in quantità sotto i limiti legali). Nonostante il vino sia tra i più economici, pagare di più non riduce automaticamente il rischio.
Le bottiglie più contaminate includono anche un Chablis quattro volte più caro. Studi precedenti su Bordeaux costosi fino a 132 euro mostravano che il prezzo elevato non protegge dai pesticidi. Il modo più sicuro per evitare i residui è scegliere il vino biologico: le 8 bottiglie AB testate erano tutte prive di residui pericolosi. Le 10 HVE analizzate erano mediamente altrettanto contaminate delle convenzionali, confermando i dubbi sul marchio.
Il marchio Demeter, più restrittivo del bio AB, limita l’uso del rame (pesticida naturale) del 25%, riducendo i rischi per agricoltori e ambiente.
I pesticidi non minacciano solo i consumatori: provocano malattie (cancro, Parkinson…) tra gli agricoltori e probabilmente anche nei residenti vicini ai vigneti. Uno studio francese del 2023 ha rilevato un aumento di alcuni tumori pediatrici entro 1 km dai vigneti.
Ausili tecnologici: nanoparticelle nel bicchiere?
Gli ausili tecnologici migliorano aspetto e produzione del vino. La legge non impone di indicarli in etichetta, perché non dovrebbero avere ruolo nel prodotto finito. Alcuni possono includere proteine animali (albume, caseina) per chiarificare il vino, vietati nei vini vegani. Si usano anche biossido di silicio e carbonato di calcio per chiarificazione e acidità. Questi possono presentarsi come nanoparticelle, con effetti sulla salute poco conosciuti.
Nei vini bio, il numero di ausili autorizzati è ridotto (circa 40), inclusi carbonato di calcio e biossido di silicio. Nei vini Demeter (circa 20 ausili) o Méthode Nature (nessun ausilio permesso) sono proibiti.
E il vino può essere più calorico della Coca-Cola
Analizzando i valori nutrizionali delle varie bottiglie si scopre che i bianchi dolci non sono necessariamente i vini più calorici: contengono più zuccheri ma meno alcol. Ed è l’etanolo, la vera fonte di calorie visto che ne contiene quasi il doppio dello zucchero. L’alcol ha una densità energetica quasi doppia della Coca-Cola, e può arrivare fino a 7 volte quella del succo di pomodoro. Preferire vini con alcol più basso, indipendentemente dal colore, riduce calorie ed esposizione all’etanolo. Un vino secco a 15° è più calorico di un dolce a 12°. Vini a 11,5° apportano circa 30 calorie in meno per bicchiere rispetto a 15°.
Senza demonizzare un intero settore, è bene sapere che l’idea che bere uno o due bicchieri di vino rosso al giorno faccia bene alla salute è più una credenza che altro. Da anni gli esperti di salute pubblica – come l’Organizzazione mondiale della sanità – ricordano che “nessuno studio dimostra che i potenziali effetti benefici di un consumo minimo o moderato di alcol superino il rischio di cancro associato agli stessi livelli di consumo”. Quindi, con o senza contaminanti chimici e additivi, il vino rimarrà probabilmente un prodotto da limitare quanto più possibile per la salute.









