Carburanti, la Procura di Milano chiude distributori Ewa e Sinergy con interdittiva antimafia

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Chiusi oltre 200 impianti di tutta Italia a marchio Ewa e Sinergy, di proprietà Penta petroli, destinatari di un provvedimento di interdittiva antimafia della Prefettura di Milano. Tra le accuse transazioni fittizie e lavoro irregolare per abbassare i prezzi

Chiusi oltre 200 impianti di tutta Italia a marchio Ewa e Sinergy, di proprietà Penta petroli, destinatari di un provvedimento di interdittiva antimafia della Prefettura di Milano.

Le accuse

La chiusura è stata disposta dall’Agenzia Dogane e Monopoli. L’accusa è quella di frode su larga scala, caporalato, sfruttamento lavorativo e rapporti con la criminalità organizzata. L’indagine, scrive gestoricarburanti.it, partita dalla Guardia di Finanza di Caserta, avrebbe scoperto un sistema di “frode carosello” che tra il 2018 e il 2021 avrebbe immesso sul mercato oltre 600 milioni di litri di carburante, simulando transazioni fittizie per evadere le imposte.

Carburante rivenduto a prezzi stracciati

Secondo gli inquirenti, il carburante veniva poi rivenduto a prezzi stracciati, alimentando concorrenza sleale e causando un’evasione fiscale stimata in oltre 112 milioni di euro. “Secondo gli investigatori, parte del carburante era addirittura allungato con acqua” scrive gestoricarburanti.it. Tra le accuse anche quella di assunzioni di dipendenti fittizi in altri impianti per eludere i controlli.

I sindacati di categoria: ennesima conferma del livello di illegalità diffusa

“Si tratta – scrivono in una nota le organizzazioni di categoria dei gestori, Faib Confesercenti e Fegica- dell’ennesima, plateale conferma del livello di illegalità che sta soffocando un intero settore, fondamentale per la mobilità dei cittadini e del trasporto dei beni. Un settore -ricordano i sindacati – collocato al primo posto per contributo al Bilancio dello Stato, con i suoi 39 miliardi di gettito erariale annuo”.

La responsabilità delle maglie regolatorie allentate

Per Faib Confesercenti e Fegica, si tratta di “un fenomeno assai diffuso ed in continua crescita grazie, soprattutto, all’allentamento delle maglie regolatorie, avvenuto progressivamente in oltre vent’anni di deregolamentazione, che hanno consentito l’ingresso incontrollato di migliaia di operatori, inquinando ogni livello della filiera: dall’importazione, alla distribuzione, passando per stoccaggio e logistica”.

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“Serve una riforma complessiva”

“È per questo che i gestori e le loro organizzazioni -conclude la nota di Faib e Fegica- colgono tale occasione per sollecitare il Governo ed il Mimit in particolare, a superare le residue resistenze di parte dei proprietari degli impianti, ormai motivate solo da irrisori interessi di bottega, e dare finalmente alla luce il ddl di riforma complessiva del settore che restituisca certezze e garanzie agli operatori che rispettano le leggi, al centinaio di lavoratori impiegati ed ai milioni di consumatori che, ogni giorno, riforniscono le proprie auto”.