
La Procura di Paola ha avviato un’indagine sull’utilizzo non conforme di pesticidi nella coltivazione delle cipolle nella fascia costiera tra Amantea e Nocera Terinese. L’ipotesi è che l’impiego irregolare di fitofarmaci e dei reflui industriali inquini i fiumi e il mare
L’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti nella coltivazione della cipolla rossa nella Piana di Amantea sta mettendo a rischio la salute dei fiumi e della costa marina. Non solo: dalle analisi multiresiduali emergerebbero concentrazioni di fitofarmaci superiore al limite consentito, rappresentando questa una minaccia alla salute dei consumatori.
In questo scenario la Procura di Paola ha aperto un’indagine e da settembre ha annunciato anche il monitoraggio di fiumi e insediamenti industriali tra Tortora fino Campora San Giovanni, nel cosentino, in particolare in quelle zone da sempre legate alla produzione della cipolla rossa. Sotto accusa ci sarebbero anche i reflui della lavorazione delle cipolle una volta raccolte che finirebbero nel circuito delle acque grigie e non smaltite in modo adeguata.
Nel frattempo con due ordinanze i sindaci dell’area interessata, di Amantea e Nocera Terinese, hanno vietato l’impiego di pesticidi, fertilizzanti e liquami zootecnici entro 200 metri da pozzi, sorgenti e corsi d’acqua, nonché nelle aree agricole costiere. I controlli saranno affidati a Polizia locale, Carabinieri Forestali e Arpacal.
Le prime analisi, come ha riportato il Quotidiano del Sud, effettuate su campioni prelevati nei campi e nei mercati ortofrutticoli della zona avrebbero evidenziato la presenza di residui chimici oltre i limiti consentiti dalla normativa europea.








