
Uno studio internazionale mostra che 7.000 passi al giorno bastano per ridurre significativamente il rischio di morte, malattie croniche e depressione, offrendo un obiettivo realistico per la salute
7mila passi al giorno potrebbero essere sufficienti per ottenere significativi benefici per la salute, riducendo il rischio di mortalità, malattie cardiovascolari, diabete, depressione e altre patologie croniche. È quanto emerge da una revisione sistematica e meta-analisi appena pubblicata su The Lancet Public Health, condotta da un gruppo internazionale di ricercatori tra cui la professoressa Ding Ding della Sydney School of Public Health.
Lo studio ha esaminato oltre 50 lavori scientifici pubblicati tra il 2014 e il 2025, che hanno monitorato l’associazione tra numero di passi giornalieri, misurati tramite dispositivi elettronici, ed esiti di salute in adulti di tutto il mondo.
I risultati
L’analisi ha individuato un’associazione chiara e coerente tra l’aumento del numero di passi e la riduzione del rischio per numerose malattie. In particolare, rispetto a chi compie solo 2.000 passi al giorno, chi ne percorre 7.000 mostra un rischio ridotto del 47% per mortalità per tutte le cause, del 25% per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, del 47% per la mortalità cardiovascolare, del 37% per la mortalità oncologica, del 38% per la demenza e del 28% per le cadute. Anche il rischio di sintomi depressivi e di sviluppare il diabete di tipo 2 risulta significativamente ridotto.
Per la maggior parte degli esiti, la relazione è risultata non lineare: la maggiore riduzione del rischio si osserva nei passaggi da 2.000 a circa 7.000 passi al giorno. Al di sopra di questa soglia, i benefici aggiuntivi si riducono.
I ricercatori hanno anche valutato, con minori certezze, l’impatto della cadenza, cioè dell’intensità della camminata, che tuttavia ha mostrato un’associazione meno stabile con gli esiti di salute.
Un obiettivo più realistico dei 10.000 passi
Lo studio mette in discussione il diffuso riferimento ai “10.000 passi al giorno”, spesso promosso come soglia ideale per restare in salute. Secondo la professoressa Ding, 7.000 passi quotidiani sono sufficienti per ottenere benefici clinicamente rilevanti e rappresentano un obiettivo più realistico per molte persone, in particolare per chi parte da livelli di attività molto bassi.
Va sottolineato che anche incrementi parziali, ad esempio passare da 2.000 a 4.000 passi, possono già comportare benefici sensibili. L’importante è muoversi di più rispetto alla propria media abituale.
Qualità delle prove e limiti
La certezza delle prove risulta moderata per la maggior parte degli esiti, ma più debole per alcuni specifici, come la mortalità cardiovascolare, l’incidenza dei tumori e le cadute. Lo studio segnala inoltre alcune limitazioni, come il numero ancora limitato di lavori disponibili per alcuni esiti di salute, la mancanza di analisi stratificate per età e possibili fattori di confondimento nei singoli studi.
Nonostante questi limiti, gli autori ritengono che i passi giornalieri costituiscano un indicatore semplice, immediato e facilmente misurabile per valutare l’attività fisica, utile anche nelle future linee guida in ambito sanitario.
Verso nuove linee guida
I risultati dello studio sono attualmente all’esame del gruppo di lavoro che sta aggiornando le Linee guida australiane sull’attività fisica per adulti e anziani. L’obiettivo è offrire raccomandazioni più accessibili, fondate su dati misurabili e su soglie realistiche, in grado di coinvolgere anche le persone meno attive.
In un contesto mondiale in cui un adulto su tre non raggiunge i livelli minimi raccomandati di attività fisica, evidenze come questa possono rappresentare un’opportunità concreta per rilanciare la prevenzione, migliorare la qualità della vita e ridurre i costi sanitari legati alle malattie croniche.









