
L’Arera pubblica in sordina un report che, secondo il Fatto quotidiano, ipotizza una mega manipolazione dei prezzi da parte dei produttori d’energia Italiana nel biennio 2023-24, che sarebbe costata 5 miliardi e bollette gonfiate
L’Arera pubblica in sordina un report che, secondo il Fatto quotidiano, ipotizza una mega manipolazione dei prezzi da parte dei produttori d’energia Italiana per anni, che sarebbe costata 5 miliardi e bollette gonfiate. “L’Indagine conoscitiva sul mercato elettrico del giorno prima” era stata avviata da Arera con una delibera lo scorso ottobre, dopo aver riscontrato alcune “anomalie” da parte di un produttore. “Doveva chiudersi a marzo, poi è sparita dai radar. Due settimane fa, Arera ha respinto una richiesta di accesso agli atti avanzata dal Fatto per avere il testo licenziato dagli uffici tecnici. Magari è un caso, ma l’indagine è stata pubblicata martedì sera in sordina, senza un comunicato. Leggendo le 80 pagine, si capisce che la portata è di grande rilievo” scrive il quotidiano.
Probabili condotte di trattenimento economico di capacità
Dall’indagine è emerso un vasto quadro di “probabili condotte di trattenimento economico di capacità”. In sostanza, – scrive il Fatto – molti produttori avrebbero alterato la formazione dei prezzi dell’energia per farli salire artificialmente, facendo gonfiare le bollette degli utenti italiani di oltre 5 miliardi nel biennio 2023-24. L’Arera, purtroppo, no
Il mercato del giorno prima
Il “mercato del giorno prima” è quello operato dall’ente pubblico Gestore del mercato elettrico (Gme) dove si scambia energia elettrica all’ingrosso pianificando produzione e consumo per le diverse zone d’italia. L’indagine ha riguardato le tre tipologie di centrali determinanti per la formazione del prezzo: a ciclo combinato a gas, gli impianti eolici e quelli solari. A pesare è soprattutto il gas da cui dipende anche il prezzo giornaliero dell’elettricità.
Il meccanismo per far alzare i prezzi
L’Arera ha scoperto sistematici “trattenimenti di capacità” da parte delle centrali elettriche. Avrebbero presentato offerte di energia sul mercato per una capacità di produzione di elettricità inferiore a quella reale dell’impianto e quindi, chiamate a produrre (secondo l’ordine di vendita), hanno prodotto meno energia di quella che avrebbero potuto, a un prezzo tendenzialmente superiore, trainato al rialzo proprio dalla scarsità di offerta.
La stima degli extra costi per gli utenti
Le centrali a gas avrebbero dunque applicato rincari medi di 106 euro al Megawattora (MWH) nel 2023 e 74 euro/mwh nel 2024, rispetto ai costi di produzione “standard” stimati dall’autorità. “Un rincaro rispettivamente dell’84% e del 69% rispetto ai costi che dovrebbero essere il riferimento in un mercato in concorrenza vera. L’aspetto impressionante è che il fenomeno si sarebbe verificato nel 54% delle ore solari di funzionamento del mercato nel 2023 e addirittura nel 58,6% delle ore nel 2024″ scrive il Fatto. L’impatto sul Pun (il prezzo unico nazionale dell’elettricità) sarebbe stato di 9,3 euro/mwh nel 2023 e di 8,5 nel 2024, con punte di 11,8 euro/mwh in Sicilia. Le quantità di energia “trattenute” dalle centrali a gas sarebbero addirittura cresciute tra il 2023 e il 2024 (da 54 a 61 Terawattora). Anche gli impianti eolici e solari hanno mostrato comportamenti anomali, che addirittura hanno riguardato il 100% delle ore per i primi e il 60-77% per i secondi, contribuendo a maggiorazioni del Pun di 5-9 € /Mwh nel 2023 e poco meno di 1 nel 2024. Secondo il calcolo del Fatto quotidiano, arriva a circa 5,3 miliardi di euro di extra-costi per gli utenti nel biennio. “O, se vogliamo, di extra-ricavi illeciti per i produttori”.
La sottile linea tra un diritto e un abuso
Ora le imprese energetiche rischiano multe se non giustificano le anomalie riscontrate. Secondo i regolamenti europei, infatti, trattenere capacità elettrica è lecito solo se c’è una ragione economica valida e spetta al produttore fornire le prove. Ad esempio, un impianto può trattenere energia se prevede che i prezzi saliranno, ma non può semplicemente rifiutarsi di vendere per farli salire artificiosamente. Secondo le linee guida Ue, quelli emersi dall’indagine possono costituire “potenziali manipolazioni di mercato” sanzionabili ai sensi del Regolamento sulla integrità e trasparenza del mercato energetico (Remit).









