Uova bio o convenzionali: chi vince sul fronte dei residui di farmaci?

UOVA

Solo 1 su 71 uova biologiche presenta tracce di medicinali veterinari nelle analisi effettuate dalle autorità veterinarie tedesche. Tre volte tanto tra quelle convenzionali. Ma nessuna supera i limiti di legge

Le uova biologiche stanno guadagnando sempre più spazio nel carrello della spesa. Ma chi cerca in esse una garanzia in più sul fronte della salute trova davvero meno residui di farmaci? Un’indagine condotta nel 2024 dal Chemischen und Veterinäruntersuchungsamt (CVUA) di Karlsruhe – uno dei quattro istituti pubblici tedeschi che si occupano di monitoraggio e sicurezza alimentare – risponde chiaramente: sì, nelle uova bio si trovano meno residui di medicinali veterinari rispetto a quelle convenzionali.

Il monitoraggio

L’analisi rientra nel programma di Ökomonitoring del Land Baden-Württemberg, attivo dal 2001 per controllare la qualità dei prodotti biologici e smascherare eventuali frodi. Nel 2024, una parte dell’attività si è concentrata proprio sulle uova da consumo, confrontando quelle provenienti da allevamenti bio con quelle di produzione convenzionale.

Sono stati raccolti 138 campioni di uova da negozi e aziende agricole della regione: 71 biologici e 67 convenzionali. Su ognuno di essi è stato effettuato un test specifico per individuare la presenza di antibiotici e antiparassitari.

I risultati

Il bilancio è nel complesso positivo: nessun campione ha superato i limiti massimi di residui stabiliti dalla normativa europea. Ma il confronto tra le due tipologie di produzione mostra comunque differenze significative.

Tipo di uova Campioni analizzati Con residui Percentuale
Biologiche 71 1 1,4%
Convenzionali 67 3 4,5%

Nel caso delle uova biologiche, è stato rilevato un solo caso di contaminazione: un campione conteneva tracce di fenbendazolo, un antiparassitario, ma in quantità al di sotto del limite di legge.

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Le uova convenzionali presentavano invece tre casi di positività: oltre al fenbendazolo, sono stati trovati anche flubendazolo (anch’esso della famiglia dei benzimidazoli) e fluralaner, un principio attivo usato contro l’acaro rosso. Anche in questo caso, però, le quantità erano nei limiti.

Regole più severe per il bio

I dati riflettono l’efficacia delle regole molto più rigide che disciplinano la produzione bio. Il regolamento europeo prevede infatti che i farmaci di sintesi siano usati solo come ultima risorsa, quando trattamenti naturali o omeopatici non funzionano. Inoltre:

  • sono ammessi al massimo 3 trattamenti all’anno;

  • i tempi di sospensione (cioè l’attesa prima di poter usare le uova dopo il trattamento) devono essere almeno doppi rispetto ai minimi di legge, e comunque non inferiori a 48 ore.

Le principali associazioni del biologico, come Demeter, Bioland e Naturland, impongono standard ancora più restrittivi.

Un solo caso di etichetta fuorviante

Su 138 campioni, solo uno è risultato non conforme per l’etichettatura: sulla confezione si dichiarava allevamento all’aperto, ma il codice stampato sull’uovo indicava in realtà un allevamento a terra. Anche se l’uovo non presentava problemi di residui, la discordanza è stata giudicata ingannevole per i consumatori.

Come leggere il codice sulle uova?
La prima cifra indica il tipo di allevamento:
0 = biologico, 1 = all’aperto, 2 = a terra, 3 = in gabbia

Bio pulito

L’indagine tedesca conferma un dato che i consumatori più attenti già intuiscono: le uova biologiche sono più sicure dal punto di vista dei residui farmacologici. Pur nel rispetto dei limiti legali da parte di tutti i campioni, la produzione convenzionale presenta un’incidenza di residui oltre tre volte superiore rispetto a quella bio. Un argomento in più, se ce ne fosse bisogno, per orientare le scelte di acquisto verso prodotti più trasparenti e rispettosi della salute animale e umana.