Pfas, processo Miteni: pene per 141 anni e 58 milioni di risarcimento per l’inquinamento in Veneto

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foto di Donata Albiero

Le mamme No Pfas e i tanti cittadini e comitati veneti che hanno lottato per avere giustizia possono esultare: la corte d’assise di Vicenza ha condannato 11 manager per l’inquinamento da Pfas proveniente dallo stabilimento di Trissino per una somma complessiva di 141 anni. 58 milioni di risarcimento al ministero dell’Ambiente oltre a quelli per numerose parti civili

 

Le mamme No Pfas e i tanti cittadini e comitati che hanno lottato per avere giustizia possono esultare: la corte d’assise di Vicenza, dopo 6 ore di camera di consiglio, ha condannato in primo grado 11 manager per l’inquinamento da Pfas proveniente dallo stabilimento di Trissino (Vi) allora denominato Miteni: le pene vanno dda 2 anni e 8 mesi fino a 17 e mezzo, per una somma complessiva di 141 anni. Come riporta il Giornale di Vicenza, “risarcimenti stabiliti per numerosissime parti civili, fra privati ed enti pubblici. “Al ministero dell’Ambiente riconosciuto un risarcimento di 58 milioni di euro”. 4 gli imputati sono stati assolti. Nello specifico, gli imputati erano 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, società che si sono succedute nella gestione dell’industria chimica di Trissino.

I condannati

I condannati sono: Maki Hosoda (11 di reclusione), Naoyuki Kimura (16) e Yuji Suetsune (16) (Mitsubishi); Hendrik Schnitzer (17), Akim Georg Hannes Riemann (17), Aleksander Nicolaas Smit (16), Brian Antony Mc Glynn (17,6) (Icig international, holding tedesco-lussemburghese); Martin Leitgeb (4,6); Luigi Guarracino (17,2), Davide Drusian (2,8), Antonio Nardone (6,4) (ex manager ed ex funzionari di Miteni).

I risarcimenti

In sintesi i risarcimenti significativi per le parti civili costituitesi. Per genitori e persone singole: 15mila euro; comuni: 80mila; Isde e associazioni, 50mila; Regione Veneto: più di 6 milioni; Sindacati: 25mila euro; Gestori acque 500mila; Bacini acque, 400mila e 900mila; Ministero dell’Ambiente: 58 milioni euro; Arpav: 840mila; 4 milioni parti avvocato Ambrosetti; Provincia: 151mila.

Piccoli (Mamme No Pfas): “Sentenza esemplare per chi sta ancora inquinando”

Michela Piccoli del combattivo comitato Mamme no Pfas commenta direttamente dall’aula in cui ha seguito la lettura della sentenza: “Ce l’abbiamo fatto. Non ci sono parole per descrivere come ci sentiamo. Questa giornata la dedico ai miei figli e ai miei nipoti qualora ne avrò. Questa sentenza deve essere esemplare per chi ha intenzione o sta già inquinando. Si fermino, perché da oggi sanno che possono essere condannati”.

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Albiero (Cillsa): “Anche le multinazionali possono essere fermate”

Donata Albiero, insegnante e componente dell’associazione Cillsa, commenta così: “Oggi è un giorno storico. Abbiamo atteso la sentenza del processo Miteni, la più grande contaminazione da Pfas in Europa: oltre 350.000 persone coinvolte, tre province colpite, un sito che da 50 anni continua ad avvelenare il territorio. Volevamo giustizia anche per rispondere alle attese degli studenti che dal 2021 seguono le vicende del processo e mettono al primo posto la salute, perché chi inquina deve pagare, perché serve una bonifica immediata, perché la salute va tutelata. La sentenza intanto ha dimostrato che le grandi multinazionali, se criminali possono essere fermate. Ora dobbiamo rivolgere lo sguardo contro chi ha permesso tutto ciò”. 

Legambiente: Sentenza storica

Oggi sentenza storica e grande vittoria per il popolo inquinato. Dopo anni di denunce, vertenze e battaglie, portate avanti anche da Legambiente e dai suoi circoli, chi ha inquinato finalmente paga per aver avvelenato senza scrupoli il territorio veneto danneggiando non solo l’ambiente, ma anche la salute dei cittadini. Un grande lavoro, a partire dalla prima denuncia nel 2014 fatta dal Circolo “Perla Blu” di Cologna Veneta e dall’avvocato Enrico Varali coordinatore regionale del Centro di azione giuridica di Legambiente, che in questi anni si sono battuti, dentro e fuori le aule del tribunale, per ottenere ecogiustizia. Con la sentenza di oggi a Vicenza si conclude, infatti, uno tra i più grandi processi di inquinamento ambientale che la storia d’Italia ricordi”. L’area interessata dalla contaminazione di una delle falde acquifere più grandi d’Europa, è abitata infatti da oltre 300mila persone, e con l’inquinamento da Pfas, molte famiglie hanno dovuto confrontarsi con malformazioni di feti e problemi allo sviluppo dei bambini, oltre ad altre patologie di varia natura. Greenpeace Italia, che ha seguito la battaglia negli anni, commenta così: “La storica sentenza di oggi dà nuova linfa al principio “chi inquina paga” ed è il risultato di un’importante opera di denuncia fatta dalla società civile e di indagine dei Noe dei Carabinieri. Ora il prossimo decisivo e necessario passo deve essere l’inizio delle operazioni di messa in sicurezza e bonifica di tutta l’area contaminata, a tutela dell’ambiente e della salute delle persone”.

Tempo di bonifica

Ora si proceda quanto prima alla bonifica del sedime inquinato, che ha provocato e continua a provocare una delle più estese contaminazioni acquifere con cui i cittadini veneti sono costretti a confrontarsi da decenni: dalle acque di falda – rese pericolose ai fini idropotabili ed irrigui in un’area di più di 180 km quadrati – ai corsi d’acqua superficiali che attraversano quei territori (Fratta Gorzone, Bacchiglione, Retrone, Adige) esposti ad una persistente presenza di questi forever chemicals, con conseguenze negative per l’ecosistema, la salute e per l’economia produttiva”, questo il commento di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, parte civile al processo insieme alla sezione locale.

La sentenza precedente che collegava la morte di un operaio ai Pfas

A maggio, per la prima volta un tribunale ha collegato una morte alla contaminazione da Pfas. Si tratta di Pasqualino Zenere, operaio alla Miteni di Trissino (Vicenza) da cui è partito un massiccio inquinamento della falda acquifera. L’operaio, impiegato nello stabilimento di Trissino dal 1979 (quando la Miteni si chiamava ancora Rimar) fino al 1992, è morto nel 2014 a causa di un tumore della pelvi renale. Come scrive il Corriere del Veneto, che riporta la notizia, lo scorso 13 maggio, il tribunale di Vicenza ha riconosciuto quando chiesto dagli eredi dell’uomo, i quali avevano fatto causa all’Inail. Zenere è la prima persona che un giudice riconosce deceduta a causa dell’esposizione ai Pfoa e Pfos (due sostanze perfluoroalchiliche prodotte nello stabilimento, oggi vietate perché cancerogene).

“Correlazione dimostrata ai fini previdenzialI”

L’avvocato Adriano Caretta, che oltre a tutelare la famiglia di Zenere porta avanti la causa per conto dell’Inca Cgil di Vicenza, ha spiegato al Corriere del Veneto: “Si tratta della prima sentenza in assoluto su questo tema, calata su un caso specifico, preciso e documentato. La documentazione riguarda sia le mansioni di lavoro svolte sia il nesso tra queste e la malattia che ha portato al decesso. Questa sentenza non agisce sulle responsabilità, ma sulla correlazione tra lavoro e malattia: la materia è di natura previdenziale e attiene appunto a quelli che sono i diritti previsti dalla tutela Inail”.

In Piemonte nasce l’Osservatorio per la riduzione dei Pfas

Intanto in Piemonte nasce l’Osservatorio per la riduzione dei Pfas. Lo ha istituito la Regione, prima in Italia, con l’approvazione dell’emendamento alla legge Omnibus in Consiglio regionale. “Per garantire i principi di protezione dell’ambiente, di protezione e di tutela delle acque, la Giunta, sentita la commissione consiliare competente e con specifico riferimento all’attuazione dell’articolo 74 della legge regionale  25 del 19 ottobre 2021, istituisce un osservatorio tecnico-scientifico – spiegano dalla Regione – composto da personale interno o figure esterne a titolo gratuito, volto a supportare la strategia di riduzione della presenza di Pfas in ambiente, l’adozione di buone pratiche da parte dei soggetti coinvolti, il monitoraggio e il controllo del loro rilascio nell’ambiente, il monitoraggio dei tempi di implementazione delle iniziative stabilite in attuazione della norma”.