“Il glifosato causa diversi tipi di cancro”. Nuovo studio internazionale del Ramazzini

GLIFOSATO RAMAZZINI

Spiega il dottor Daniele Mandrioli, direttore dell’Istituto di ricerca indipendente: “Nei ratti abbiamo osservato un’insorgenza giovanile e una mortalità precoce per diversi tumori maligni rari, tra cui al fegato, alle ovaie e al sistema nervoso”. Il prossimo aggiornamento del Global Glyphosate Study riguarderà gli effetti neurotossici dell’erbicida

Non solo leucemie. Nei ratti esposte a dosi considerate sicure per l’uomo, il glifosato è in grado di causare altri diversi tipi di canco maligni anche rari, tra cui tumori al fegato, alle ovaie e al sistema nervoso. È questo il nuovo risultato pubblicato nell’ambito del Global Glyphosate Study, uno studio internazionale guidato dall’Istituto Ramazzini di Bologna sugli effetti del glifosato, l’erbicida più utilizzato al mondo. Daniele Mandrioli, Direttore del Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini e principal investigator dello studio tiene a sottolineare che “questa è una pubblicazione peer-reviewed internazionale, mentre precedentemente erano solo stati condivisi pubblicamente su Biroxiv i primi dati emersi sulle leucemie prima della pubblicazione peer-reviewed”. Il prossimo passaggio dello studio internazionale sarà quello di valutare gli effetti neurotossici dell’esposizione al glifosato.

Il Global Glyphosate Study, è uno studio condotto dal Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini in Italia in collaborazione con un gruppo internazionale di scienziati del Boston College, della George Mason University, del King’s College di Londra, dell’Icahn School of Medicine at Mount Sinai, del Centro Scientifico di Monaco, dell’Università di Bologna, dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare del ministero della Salute.

Il Global Glyphosate Study è lo studio tossicologico più completo mai condotto sul glifosato e sugli erbicidi a base di glifosato. Il suo obiettivo è fornire dati essenziali alle autorità regolatorie, ai decisori politici e il pubblico in generale. Lo studio esamina l’impatto del glifosato e degli erbicidi a base di glifosato su cancerogenicità, neurotossicità, effetti multigenerazionali, tossicità d’organo, interferenza endocrina e tossicità per lo sviluppo prenatale.

Gli effetti del Roundup

In questo nuovo studio a lungo termine, pubblicato su Environmental Health, il glifosato e due formulazioni commerciali a base di glifosato, Roundup Bioflow (MON 52276) utilizzato nell’UE e RangerPro (EPA 524-517) utilizzato negli Stati Uniti, sono stati somministrati ai ratti tramite l’acqua a partire dalla vita prenatale, a dosi di 0,5, 5 e 50 mg/kg di peso corporeo/giorno per 2 anni. Queste dosi sono attualmente consideratesicure” dagli enti regolatori e corrispondono alla Dose giornaliera accettabile (Dga) e al Livello senza effetti avversi osservati (Noael) dell’Ue per il glifosato.

In tutti e 3 i gruppi di trattamento, è stato osservato un aumento di incidenza di tumori benigni e maligni in diverse sedi. Questi tumori si sono sviluppati nel sistema emolinfopoietico (leucemie), nella cute, nel fegato, nella tiroide, nel sistema nervoso, nelle ovaie, nella ghiandola mammaria, nelle ghiandole surrenali, nei reni, nella vescica urinaria, nelle ossa, nel pancreas endocrino, nell’utero e nella milza. L’incidenza è risultata aumentata in entrambi i sessi. La maggior parte di questi tumori sono rari nei ratti Sprague-Dawley (incidenza spontanea).

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“Abbiamo osservato un’insorgenza giovanile e una mortalità precoce per diversi tumori maligni rari, tra cui leucemie, tumori del fegato, delle ovaie e del sistema nervoso. In particolare, circa la metà dei decessi per leucemia osservati nei gruppi trattati con glifosato e i suoi formulati si è verificata a meno di un anno di età, paragonabile a un’età inferiore ai 35-40 anni negli esseri umani. Al contrario, nessun caso di leucemia è stato osservato nel primo anno di età in oltre 1.600 ratti Sprague-Dawley appartenenti ai controlli storici degli studi di cancerogenicità condotti dall’Istituto Ramazzini e dal National Toxicology Program (NTP)”, ha spiegato in una nota il dottor Mandrioli.

Una (triste) conferma sulla cancerogenicità espressa dalla Iarc-Oms

Questi nuovi risultati forniscono solide prove a supporto della conclusione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Oms del 2015 secondo cui vi sono “prove sufficienti di cancerogenicità del glifosato negli animali da esperimento”. Inoltre, i dati dello studio sono coerenti con le evidenze epidemiologiche sulla cancerogenicità del glifosato e degli erbicidi a base di glifosato.

“I nostri risultati rafforzano la classificazione del glifosato da parte della IARC come probabile cancerogeno per l’uomo, sono infatti coerenti con le valutazioni già fatte degli studi sperimentali sugli animali, nonché con le evidenze epidemiologiche sull’uomo che hanno segnalato associazioni tra l’esposizione al glifosato e alcuni tipi di cancro, in particolare neoplasie ematologiche”, ha affermato la professoressa Melissa Perry, coautrice dello studio ed epidemiologa ambientale presso il George Mason University College of Public Health.

“Questo è uno studio robusto, basato su un protocollo che comprende lo sviluppo pre e post-natale, che risponde alla necessità di solide evidenze scientifiche sulla tossicologia del glifosato. I risultati evidenziano il potenziale cancerogeno del glifosato e dei prodotti a base di glifosato a livelli considerati “sicuri”. Queste nuove evidenze devono essere attentamente valutate dalle autorità regolatorie a livello globale”, ha aggiunto il dottor Alberto Mantovani, coautore dello studio e membro del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa).

Gli altri risultati del Global gliphosate study

I risultati del GGS sulla tossicità del glifosato per il microbioma, già pubblicati alla fine del 2022 e presentati al Parlamento europeo nel 2023, hanno evidenziato effetti avversi anche a dosi attualmente considerate sicure nell’Ue (0,5 mg/kg di peso corporeo/giorno, equivalenti alla dose giornaliera accettabile dell’UE).

Inoltre, il Ggs ha precedentemente pubblicato i risultati della fase pilota dello studio che hanno dimostrato effetti di alterazione endocrina nei ratti a dosi di glifosato attualmente considerate sicure dalle agenzie regolatorie negli Stati Uniti (1,75 mg/kg di peso corporeo/giorno). Questi risultati sono stati successivamente confermati, in una popolazione umana di madri e neonati esposti al glifosato durante la gravidanza.

Il prossimo passo del Global glyphosate study sarà la parte sulla neurotossicità, fondamentale per comprendere il ruolo che il glifosato e gli erbicidi a base di glifosato potrebbero svolgere nell’aumento di malattie e disturbi neurologici.

“I risultati di questo studio condotto con cura, e in particolare l’osservazione che l’esposizione prenatale al glifosato durante la gravidanza aumenta l’incidenza e la mortalità precoce di leucemia nei ratti, è un potente promemoria della grande vulnerabilità dei neonati alle sostanze chimiche tossiche e una valida ragione per eliminare il glifosato dalla produzione di alimenti consumati dalle donne incinte e dai loro bambini”, ha concluso il professor Philip Landrigan, coautore dello studio e direttore Program for Global Public Health and the Common Good at Boston College.