Quando (e per chi) le fave fresche diventano un serio pericolo

FAVE FAVISMO

Il favismo è una malattia genetica che provoca crisi emolitiche dopo il contatto con fave fresche. Scopriamo cause, sintomi, prevenzione e perché è diffuso nelle regioni mediterranee

Da giorni compaiono nei negozi i cartelli con la scritta: “Attenzione in questo esercizio si vendono fave fresche”. Questo avviso non è casuale, ma ha lo scopo di mettere in guardia chi soffre di favismo, una patologia genetica che può avere conseguenze gravi per chi ne è affetto. Ma cos’è il favismo, quali sono i rischi e come gestire questa condizione? Scopriamolo insieme, facendo riferimento al prezioso contributo del compianto professor Alberto Ritieni, ordinario di scienza degli alimenti dell’Università Federico II di Napoli.

Cos’è il favismo?

Il favismo non è una malattia infettiva né una semplice allergia alle fave, come spesso si crede erroneamente, ma una malattia genetica. È causato dalla carenza o dall’assenza dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), fondamentale per il corretto funzionamento dei globuli rossi. L’enzima è prodotto grazie a un gene situato sul cromosoma X: se questo gene è mancante o difettoso, il risultato è una ridotta capacità dei globuli rossi di proteggersi dallo stress ossidativo.

La malattia si trasmette geneticamente: essendo legata al cromosoma X, colpisce prevalentemente i maschi, mentre le donne sono generalmente portatrici sane. In Italia, il favismo interessa circa lo 0,4% della popolazione, con punte dell’1% in Sicilia e del 14% in Sardegna. A livello globale, si stima che colpisca oltre 500 milioni di persone.

I rischi per chi soffre di favismo

Per chi è affetto da favismo, il contatto con fave fresche o il loro consumo può provocare una crisi emolitica acuta. I globuli rossi, già fragili per la carenza dell’enzima G6PD, subiscono una rottura improvvisa con il rilascio dell’emoglobina nel sangue, causando anemia acuta. Tra i sintomi più comuni troviamo stanchezza, tachicardia, dolori addominali, febbre, urine scure e ittero. La crisi può insorgere poche ore dopo l’esposizione e, nei casi più gravi, richiede un’immediata trasfusione di globuli rossi.

Perché il favismo è ancora presente?

Il favismo ha una distribuzione geografica particolare: è più frequente nelle aree del Mediterraneo, dell’Asia e del Medio Oriente. Questa diffusione ha una ragione evolutiva: nelle regioni dove la malaria era endemica, la carenza dell’enzima G6PD si è rivelata in qualche modo protettiva. I globuli rossi fragili impedivano al parassita della malaria di completare il proprio ciclo vitale, offrendo un vantaggio evolutivo, pur al prezzo delle crisi emolitiche. Anche oggi, nonostante la scomparsa della malaria in molte di queste aree, il difetto genetico persiste per via della trasmissione attraverso i portatori sani.

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Prevenzione e consigli pratici

Per i fabici, evitare il contatto con le fave è essenziale, ma non basta. Alcuni farmaci e integratori possono scatenare crisi emolitiche: tra questi vi sono l’acido acetilsalicilico, la ciprofloxacina e altri principi attivi. È fondamentale informare il proprio medico della condizione e consultare l’elenco aggiornato dei farmaci a rischio sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità.

Il favismo è una condizione genetica che non si può eliminare completamente dalla popolazione, ma con la giusta informazione e prevenzione è possibile convivere con essa in sicurezza. Il messaggio è chiaro: i cartelli nei negozi non sono un eccesso di prudenza, ma una misura fondamentale per tutelare la salute dei cittadini più vulnerabili.