
La fragola è il frutto più amato della primavera ma anche quello su cui vengono usati più pesticidi. Abbiamo portato in laboratorio 15 vaschette comprate nei supermercati italiani trovando fino a 7 sostanze nello stesso prodotto
Difficile associare il pieno della primavera, quando il sole comincia a essere un compagno stabile delle nostre giornate, a un frutto diverso dalla fragola. La piccola delizia rossa, infatti, è giustamente tra gli acquisti più comuni nel reparto ortofrutticolo di questa stagione. Ma proprio le sue qualità organolettiche hanno fatto sì che nel tempo, grazie alla coltivazione in serra, alla diffusione di varietà più resistenti e all’uso massiccio di pesticidi, le fragole siano disponibili nei supermercati quasi tutto l’anno, mesi invernali inclusi.
La maglia nera della chimica
E proprio l’abuso di sostanze chimiche è certamente la nota più dolente che riguarda ilcosiddetto “oro rosso”, così chiamato perché molto redditizio per chi lo commercializza rispetto ad altri vegetali. Anche nel 2024, l’ultima edizione della “sporca dozzina”, la classifica della frutta e della verdura con più residui di pesticidi pubblicata annualmente dall’Ong Environmental working group (Ewg), lo incorona proprio come frutto più contaminato.
Le vaschette testate
Anche per questo a distanza di 5 anni il Salvagente è tornato a testare 15 campioni di fragole vendute nei più comuni supermercati italiani, come Lidl, Coop, Conad, Esselunga, Todis, Carrefour e NaturaSì. Tra le vaschette testate oltre quelle a marchio delle stesse Gdo, troviamo quelle di Naturitalia, Mediterraneo fragole, Agrì Margutta, Terre d’Italia, La selva, La favetta, Scarnato e azienda agricola Petrosino Sabato.
I pesticidi trovati
A differenza del precedente test su 20 campioni, questa volta non vengono registrate presenze oltre i limiti o di sostanze vietate: nel 2020 trovammo la presenza di un insetticida, il flonicamid, non autorizzato per questa coltura in due campioni, e il superamento del limite di legge per l’impiego dello spinosad in un prodotto. Anche questa volta, però, è stata rilevata in due casi la presenza di ethirimol, principio attivo messo al bando in Europa, il quale però può anche essere frutto della degradazione in metabolita di una molecola consentita dalla legge, il bupirimate. Dunque, nella probabilità che si tratti di questa seconda ipotesi, non è stata data una ulteriore penalizzazione per i campioni contaminati da questa sostanza. Curioso, invece, il caso del metabolita spirotetramat cis enol ritrovato in ben 5 campioni. Lo spirotetramat, sospettato di nuocere alla fertilità e al feto, era stato vietato inizialmente per l’agosto del 2024, data poi rinviata al 30 ottobre 2025. Dunque, anche se non c’è nulla di illegale, ci si domanda perché i produttori abbiano continuato a usarlo nonostante la consapevolezza della sua pericolosità.
Un quadro sconfortante
Resta il quadro complessivo ancora sconfortante: ben 24 pesticidi oltre il limite di quantificazione rilevati, senza contare le decine di tracce non quantificabili comunque presenti. E fino a 7 pesticidi trovati nello stesso campione, La favetta venduta in diversi supermercati, che ha ottenuto un risultato scarso, così come le fragole Regina della Basilicata, che abbiamo acquistato da Esselunga. A primeggiare con un’eccellenza, due prodotti bio, i campioni di NaturaSì e Carrefour, a testimoniare che con tutti i limiti di un settore sempre più votato alla dimensione industriale, l’agricoltura biologica continua a essere una garanzia da questo punto di vista. Ma eccellente è anche risultato un prodotto convenzionale: Conad Percorso qualità, con un solo residuo di pesticida in quantità ridotte. In sostanza, anche secondo il nostro test, la fragola si conferma non solo il frutto, più ambito nelle tavole degli italiani a primavera, ma anche uno dei prodotti della terra con più residui chimici.
Come abbiamo dato i giudizi
Per dare una valutazione complessiva dei campioni testati abbiamo valutato la presenza di pesticidi, dando una penalizzazione per le sostanze entro i limiti ma con un residuo fino a 10 volte sotto il limite massimo. Penalizzata anche la presenza del metabolita dello spirotetramat, il cui divieto prossimo per nocività è stato già annunciato da tempo. La presenza di tracce sotto il limite di quantificazione ha avuto un peso, nel voto ma non nel giudizio finale.
Le varietà
Tutte le varietà prese in considerazione per il nostro test sono state coltivate in Italia, alcune legate a specifici territori. La favetta, per esempio, che è tipica del Lazio e appartiene alla famiglia delle unifere che fioriscono una volta sola l’anno. La Candonga, invece, è il nome commerciale della varietà Sabrosa, tipica della Basilicata e ha un sapore che si avvicina a quello delle fragoline di bosco. Anche Inspire è una varietà che viene dalle terre lucane. Sviluppata sotto brevetto da un’azienda spagnola, in poco tempo ha scalato le gerarchie nel mercato grazie all’alta e precoce produttività invernale e alla lunga conservabilità. La Sabrina, infine, è una varietà di fragola di mezza stagione, molto produttiva anch’essa.
Pesticidi e problemi per la salute
Nei campioni di fragole da noi testati abbiamo trovato ben 24 diversi tipi di pesticidi oltre la soglia minima di quantificazione, senza considerare le diverse tracce di altre sostanze. Non c’è da stupirsi dunque che le fragole rientrino nel podio dei frutti più trattati con sostanze chimiche. Fortunatamente nessuna delle molecole rilevate era presente in quantità oltre i limiti di legge, anche se trovandoci di fronte anche a fungicidi e insetticidi considerati cancerogeni o interferenti endocrini, la loro presenza è comunque tutt’altro che rassicurante. In particolar modo, alla categoria di sospetti cancerogeni, tra le sostanze trovate, c’erano bupirimate, pirimicarb, pyrimethanil e tebufenpyrad. Queste ultime due molecole rientrano anche tra le sostanze sospette tossiche e mutagene insieme ad acetamiprid, boscalid, metalaxyl e pyraclostrobin. Non mancano, purtroppo, anche i principi dannosi per lo sviluppo del feto o dei bambini, come fluopyram e penconazole. E non è solo l’organismo umano a rimetterci con l’irrorazione in campo di questi pesticidi. Tra i prodotti usati sulle fragole, sono infatti presenti anche i neonicotinoidi, sostanze riconosciute come letali per le api. Nelle nostre analisi abbiamo trovato: acetamiprid, ethrimol e spinosad.