Social freezing, quanto costa congelare gli ovuli in Italia?

PARACETAMOLO

Il gruppo Genera, specializzato nel congelamento degli ovuli, fa sapere che tra il 2023 e il 2024 sono aumentate del 50% le donne che hanno optato per questa pratica. Ma i costi si aggirano sui 4.000 euro e in Italia, a differenza di Francia e Spagna, non c’è ancora una legge che lo regolamenta

 

Ultimamente si parla tanto di social freezing, ovvero della pratica del congelamento degli ovociti a cui le donne ricorrono, in età giovane, per poter preservare la propria fertilità. Il fenomeno è diventato di moda, spinto anche da personaggi famosi, in primis modelle, attrici e cantanti, che collegano questa pratica ad un messaggio di maggiore libertà per la donna nel programmare un’eventuale gravidanza. Chi ricorre, infatti, al congelamento degli ovuli lo fa per preservare la propria capacità riproduttiva oltre che da eventuali malattie, come il tumore della mammella o dell’utero, o l’endometriosi, anche da vicende personali che possono scontrarsi con la difficoltà a trovare una relazione sentimentale stabile o una stabilità lavorativa ed economica. Tutto questo, di solito, è motivo per procrastinare la ricerca di una gravidanza che, se viene rimandata troppo, può diventare un percorso complicato.

Costi oltre i 4.000 euro

Ed ecco che il congelamento degli ovuli, se fatto tra i 25 e i 35-38 anni, come suggerito dalle linee guida, offre una soluzione “paracadute”. Il problema è che in Italia questa soluzione è appannaggio esclusivamente di chi può permetterselo. Anche se, come fa sapere il gruppo Genera che gestisce in Italia 7 centri specializzati in questa pratica, il numero di donne che hanno optato per il congelamento degli ovuli è aumentato di quasi il 50% tra il 2023 e il 2024, parliamo sempre di numeri ridotti, cioè poche centinaia all’anno. Lo conferma Alberto Vaiarelli, ginecologo e responsabile medico-scientifico del centro Genera di Roma: “Nel corso di questo anno abbiamo visto aumentare le richieste di accedere a questa procedura che consente di mettere da parte un ‘tesoretto’ di ovociti che potranno poi essere utilizzate se, eventualmente, negli anni si avranno problemi nel concepimento naturale. Siamo comunque molto lontani da una diffusione su larga scala (parliamo di alcune centinaia di procedure l’anno, purtroppo ancora pari a meno del 10% di tutti i cicli di Pma che effettuiamo nei nostri centri), soprattutto perché i farmaci sono a carico del paziente e ancora oggi la maggioranza dei centri pubblici assicura il congelamento ovocitario solo per i casi oncologici”.

Il tema dei costi è centrale nella scelta delle donne. Sul sito dello stesso gruppo Genera non ci sono indicazioni specifiche e al telefono ci dicono che per avere informazioni bisogna prenotare una prima visita e poi, in base alla valutazione del medico, si decide il percorso da seguire. Non c’è, quindi, un livello di trasparenza che possa permettere ad una donna giovane di poter valutare se fare o meno questa scelta. Sul blog collegato al sito del gruppo Genera si legge: “Il costo del congelamento degli ovociti in Italia può variare significativamente a seconda della struttura scelta e dei servizi inclusi. Nelle strutture pubbliche o convenzionate, i prezzi tendono a essere più contenuti, ma possono esserci tempi di attesa più lunghi e requisiti specifici per accedere al trattamento. Nei centri privati, invece, il costo riflette spesso una maggiore flessibilità e l’accesso a tecnologie all’avanguardia. Ad esempio, presso i centri Genera, il servizio di crioconservazione ha un prezzo a partire da 3.250 euro, che include non solo il prelievo degli ovociti in sala operatoria, ma anche una stanza di degenza post-pick up e un sistema elettronico avanzato per la tracciabilità degli ovociti”.

In poche parole si parla di un costo minimo che supera i 4mila euro e che garantisce il trattamento con farmaci (costosi e a carico della paziente) che stimolano la produzione di ovuli, il prelievo degli ovociti (che avviene in anestesia totale, anch’essa a carico della paziente), il congelamento, lo scongelamento futuro e 2 anni di mantenimento. Oltretutto dopo i primi due anni, c’è un costo annuale per il mantenimento che si aggira su alcune centinaia di euro. Gli ovociti vengono conservati a basse temperature fino al momento della fecondazione e del trasferimento nell’utero. La “crioconservazione” avviene in azoto liquido in apposite biobanche, che ne mantengono la qualità intatta anche oltre 15 anni. Tramite la fecondazione in vitro, questi ovociti possono essere inseminati con un gamete maschile – fresco o crioconservato, da partner o donatore – per ottenere un embrione da impiantare nell’utero materno. Una donna può così concepire un proprio figlio biologico anche dopo essere diventata ipofertile o infertile.

In Italia nessuna legge, Francia e Spagna molto più avanti

In America le donne ricorrono a questa pratica da almeno 10 anni. Nel 2012 l’American Society of Reproductive Medicine (Asrm) ha reso accessibile la crioconservazione alle pazienti oncologiche, dando loro l’opportunità di progettare una gravidanza dopo le cure antitumorali che mettono a serio rischio la gravidanza. Nel 2014 l’Asrm ha dato il via alla libera crioconservazione degli ovociti per tutte le donne americane e da allora la gravidanza tramite crioconservazione è diventata una scelta sempre più gettonata.

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La Spagna già da anni permette l’autoconservazione degli ovociti anche per motivi non medici. In Francia, nel 2021 è stata approvata una legge che rende gratuito il social freezing per tutte le donne tra i 29 e i 37 anni che possono accedere alle strutture pubbliche e ricorrere al congelamento degli ovuli. Dopo la legge circa 3.000 donne francesi hanno chiesto di poter conservare i propri ovociti.

In Italia, invece, si resta fermi ai nastri di partenza, perché l’autoconservazione avviene soltanto in centri privati (e costosi). Nel nostro Paese non esistono finanziamenti pubblici né tantomeno una minima copertura da parte del sistema sanitario nazionale e non ha una legge in merito. L’unico riferimento normativo è stato offerto dalla sentenza n.96 del 2015 della Corte Costituzionale che ha consentito l’accesso alla crioconservazione anche alle coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche. In particolare, la Corte ha dichiarato l’illegittimità della legge 40/2004 nella parte in cui non consente il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie fertili, ma portatrici di malattie genetiche trasmissibili e gravi accertati dalle strutture pubbliche e che consentono l’accesso all’aborto terapeutico.

Come abbiamo visto dalla nostra piccola ricerca, è difficile anche raccogliere dati sui costi e sulle modalità di accesso. Intanto Il gruppo Genera, in occasione della festa della donna, aprirà le porte dei suoi centri a Roma, Napoli, Umbertide (Perugia), Marostica (Vicenza) e Torino, sabato 8 marzo, per una prima visita gratuita sia di coppia, che per donne che vogliano saperne di più sulla preservazione della fertilità. Un appuntamento che si ripete dal 2021 e che ha consentito di erogare 1000 visite gratuite in questi anni.