In Veneto si è registrato un nuovo caso di sindrome emolitico-uremica (SEU), causata dal batterio dell’Escherichia coli: un bambino è finito all’ospedale e si sospetta dopo aver mangiato formaggio a latte crudo
Un nuovo caso di intossicazione da E.Coli in un bambino veneto che sarebbe collegato al consumo di formaggio con latte crudo, un lotto di Puzzone di Moena nello specifico. Dopo i casi registrati nei mesi scorsi e i richiami di molti lotti di formaggi tipici trentini a base di latte non pastorizzato (PUZZONE DI MOENA DI PREDAZZO E MOENA DOP e di altri lotti sempre dello stesso formaggio), torna l’allerta sanitaria mentre in Parlamento è stata depositata una proposta di legge per segnalare in etichetta che questi formaggi sono sconsigliati per bambini, donne incinta e immudepressi.
Nello specifico, un bambino di 9 anni è finito in ospedale con “un’infezione intestinale di origine alimentare”, dopo aver consumato del Puzzone di Moena, un formaggio tipico locale. Al bambino sembrerebbe essere stata diagnosticata una sindrome emolitico-uremica (SEU), causata dal batterio dell’Escherichia coli.
Si legge nella nota diffusa dall’Azienda sanitaria di Trento: “L’indagine epidemiologica condotta per riconoscere la fonte di infezione ha evidenziato una probabile correlazione con il consumo di un formaggio prodotto a partire da latte crudo (non pastorizzato). Il lotto del formaggio interessato (Puzzone) è stato prontamente ritirato dal commercio. Si raccomanda a chi avesse acquistato nell’ultimo periodo questa tipologia di formaggio di non somministrarlo ai bambini, alle donne in gravidanza e alle persone con depressione del sistema immunitario”.
Non è escluso che il formaggio incriminato appartenesse a uno dei lotti di Puzzona di Moena richiamati il 29 novembre scorso (i link ai lotti richiamati sono sopra).
Il latte crudo utilizzato per produrre questi formaggi – ricorda l’Azienda sanitaria – non ha subito trattamenti termici come la bollitura o la pastorizzazione che consentono di eliminare eventuali germi patogeni che possono mettere a rischio chi abbia un sistema immunitario non pienamente sviluppato o compromesso. L’intossicazione, soprattutto in forma grave, non è comune ma i casi sono in aumento. Nel primo semestre del 2023 erano stati registrati 18 casi in Italia, saliti a 73 nel 2024, fra cui un bambino di 10 anni a Bassano del Grappa e una bambina di due anni e mezzo in Trentino.