La Germania propone l’etichetta sul benessere animale per le carni di ristoranti e mense

PESTE SUINA

La coalizione di minoranza rosso-verde tedesca prova a giocare le sue ultime carte animaliste e ambientaliste in Germania presentando un disegno di legge per estendere l’etichetta del benessere animale anche alla gastronomia.

Dopo l’introduzione obbligatoria del logo per i prodotti a base di carne nei supermercati a partire da agosto 2025, la nuova iniziativa legislativa  punta a informare i consumatori anche nei ristoranti, mense e chioschi.

Il benessere animale nei menu

Secondo il disegno di legge, per i piatti contenenti carne suina saranno obbligatorie indicazioni sulla tipologia di allevamento degli animali, da riportare nei menu, nei listini prezzi o su avvisi esposti. Renate Künast, esperta di alimentazione dei Verdi, ha sottolineato come questa misura porti trasparenza ai consumatori e offra agli agricoltori certezza di pianificazione: “Chi rispetta standard elevati vuole essere valorizzato non solo nel commercio al dettaglio, ma anche nella gastronomia”.

Il progetto prevede anche una soluzione digitale per semplificare l’attivazione di questo sistema di etichettatura. L’obiettivo è consentire ai clienti di compiere scelte informate sulla base delle condizioni di allevamento degli animali.

Le critiche all’etichetta tedesca sul benessere animale

Il sistema che entrerà in vigore nel 2025 per i supermercati è però oggetto di forti critiche, anche da parte degli animalisti. Thomas Schröder, presidente del Deutscher Tierschutzbund, (Federazione Tedesca per la Protezione degli Animali una delle principali organizzazioni animaliste in Germania) lo ha definito un “tradimento degli animali”, evidenziando come la classificazione proposta non migliori in alcun modo le condizioni di vita degli animali.

Il sistema prevede cinque categorie, ma le due più basse (“Stalla” e “Stalla + Spazio”) includono ancora allevamenti intensivi privi di luce naturale e aria fresca, legittimando di fatto pratiche ritenute non etiche. “Più del 90% dei suini vivono in sistemi che ricadono nelle due categorie più basse. Nessun animale uscirà da queste condizioni grazie a questa etichettatura”, ha spiegato Schröder.

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In Italia tutto in alto mare

In Italia, si parla di etichettatura sul benessere animale da anniì. Nel 2021, il ministero delle Politiche Agricole, in collaborazione con il ministero della Salute e Accredia, aveva proposto il Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale (SQNBA). Questo sistema mira a certificare e etichettare volontariamente i prodotti di origine animale che rispettano standard superiori ai requisiti di legge.

Tuttavia, diverse organizzazioni animaliste e ambientaliste hanno espresso preoccupazioni riguardo a questa iniziativa. Ad esempio, la “Coalizione contro le #BugieInEtichetta” ha criticato il SQNBA, sostenendo che potrebbe etichettare come in maniera positiva prodotti provenienti da allevamenti intensivi che non garantiscono effettivamente condizioni adeguate per gli animali.

A fare notizia, poi, è stato il no secco della maggioranza di centro-destra all’indicazione “senza gabbie” (cage free) in etichetta. A metà novembre infatti è stato dichiarato dalla Commissione Bilancio inammissibile l’emendamento alla legge finanziaria presentato in pratica da tutti i partiti di opposizione.

In Europa si attende ancora una legge

Un’indagine della Commissione Europea ha rivelato l’esistenza di 51 diversi schemi di etichettatura del benessere animale in Europa, evidenziando la necessità di un approccio più uniforme e trasparente per informare correttamente i consumatori.

La patata bollente ora spetta all’ungherese Olivér Várhelyi il nuovo Commissario europeo per la salute e il benessere degli animali. In molti temono che la bozza che era circolata a inizio anno venga interamente smontata. Le indiscrezioni sembravano disegnare un impegno a rivedere tutta la legislazione sul benessere degli animali, per allinearla alle più recenti evidenze scientifiche, ampliarne il raggio d’azione e renderne più semplice l’applicazione. Misure proposte quando ancora si parlava di Farm to fork, un obiettivo che oggi non sembra più prioritario per la Von der Leyene, anzi…