Povertà sanitaria: aumenta la percentuale dei farmaci che ci paghiamo da soli

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Nel report sulla povertà sanitaria pubblicato dal Banco farmaceutico, emerge un quadro in cui aumenta la percentuale di farmaci che gli italiani devono pagare di tasca propria. Cresce il numero di famiglie che non riesce a pagarsi anche i farmaci da banco: 463mila persone in Italia, +8,43%

 

Nel report sulla povertà sanitaria pubblicato dal Banco farmaceutico, emerge un quadro in cui aumenta la percentuale di farmaci che gli italiani devono pagare di tasca propria. Cresce il numero di famiglie che non riesce a pagarsi anche i farmaci da banco: 463mila persone in Italia, +8,43%. Numeri che raccontano come 7 italiani su mille debbano fare i conti in tasca per scegliere tra uno sciroppo della tosse e un antipiretico perché il denaro non basta per comprarli entrambi. È anche il numero di persone che si dovute rivolgere per un aiuto a una delle 2.011 realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure che, altrimenti, non avrebbero potuto permettersi.

Aumento della spesa di quasil il 32% in 7 anni

In generale, per il settimo anno consecutivo, la spesa farmaceutica sostenuta dalle famiglie aumenta, ma la quota a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) diminuisce. Nel 2023 la spesa complessiva delle famiglie è pari a 23,64 miliardi di euro, 1,11 miliardi in più (+3%) rispetto al 2022. Ma solo il 55% sono a carico del Ssn, un punto percentuale in meno dell’anno precedente. 10,650 miliardi (45%) vengono pagati interamente dalle famiglie (nel 2022 la percentuale si fermava al 44%). Dunque, rispetto all’anno precedente, le famiglie hanno pagato  731 milioni di euro in più (+7,4%). Mentre il 7 anni la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è cresciuta del 31,9%.

Le persone in condizioni di povertà sanitaria sono prevalentemente uomini (pari al 54% del campione, contro il 46% delle donne) e persone in età adulta (18-64 anni, pari al 58%). Resta significativa la quota di minori, che sono 102.000 (pari al 22%), più degli anziani che corrispondono al 19% (88.000 unità). Sostanzialmente identica è la quota dei cittadini italiani (49%, pari a 225.594 unità) e di quelli stranieri (51%, pari a 237.583 unità). Considerando le condizioni di salute, i malati acuti (65%) superano in misura consistente i malati cronici (35%).

Ma anche le famiglie non povere cominciano a faticare

Le difficoltà riguardano anche le famiglie non povere, come scrive Quotidianosanità che riporta la notizia: “I dati più recenti di Istat rilevano che, complessivamente, 4 milioni 422 mila famiglie (16,8% del totale, pari a circa 9 milioni 835 mila persone) hanno cercato di limitare la spesa per visite mediche e accertamenti periodici di carattere preventivo. Tra queste, 678 mila famiglie sono in condizioni di povertà assoluta (31% del totale, composte da circa 1 milione 765 mila persone), mentre 3 milioni 744 mila sono famiglie non povere”. Il contenimento della spesa sanitaria si persegue limitando il numero di visite e accertamenti, oppure rinviando e rinunciando a una parte delle cure necessarie.

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Dainotti, presidente Banco: il servizio universale è sempre più a rischio

Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets commenta ricorda “l’importanza di quel sistema di realtà del Terzo settore che, insieme alla sanità pubblica e privata, sta garantendo la sostenibilità di un Servizio Sanitario Nazionale il cui universalismo è sempre più a rischio. I dati e le analisi del nostro Osservatorio sulla Povertà Sanitaria raccontano di un Paese in cui le persone fragili faticano a prendersi cura della propria salute, ma indicano anche nella collaborazione ampia e consapevole tra tanti soggetti (realtà non profit, farmacisti, medici, aziende, cittadini e istituzioni) il metodo per rispondere alla loro esigenza di benessere integrale, fatto di esigenze fisiche, ma anche spirituali, di cure mediche e farmacologiche, ma anche di accoglienza e comprensione”.