La ricerca: oltre 20 pesticidi legati al cancro alla prostata

CIPERMETRINA PESTICIDI

Uno studio pubblicato su Cancer ha messo in luce i legami tra uso di 20 molecole di pesticidi, tra cui il glifosato e il 2,4-D autorizzati in Europa, e l’aumento di casi di cancro alla prostata

 

Un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Cancer il 4 novembre ha portato alla luce nuove e allarmanti prove sui potenziali rischi di diversi agrofarmaci, inclusi alcuni erbicidi di uso comune come il 2,4-D e il glifosato. La ricerca suggerisce un legame diretto tra l’uso di questi prodotti chimici e un aumento dell’incidenza del cancro alla prostata, il tumore più diffuso tra gli uomini e la seconda causa principale di mortalità per tumori maschili.

Un’analisi a lungo termine

Il team di ricerca ha analizzato i dati sull’utilizzo di pesticidi in diverse contee statunitensi in due distinti periodi di tempo (1997-2001 e 2002-2006), confrontandoli con i tassi di cancro alla prostata rilevati 14 anni dopo. Lo studio ha rivelato che 22 sostanze chimiche erano costantemente associate a un aumento dei casi di cancro alla prostata, evidenziando un problema sanitario potenzialmente sottovalutato.

Tra queste sostanze, alcune sono classificate come “possibilmente cancerogene” dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e altre come “potenziali cancerogeni per l’uomo” dall’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA). L’erbicida diuron (vietato in Europa) ad esempio, è classificato dall’EPA come cancerogeno noto o probabile.

I protagonisti del rischio

Tra i prodotti più pericolosi identificati nello studio, spiccano:

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Erbicidi

2,4-D, glifosato, trifluralin, cloransulam-methyl e tribenuron

Insetticidi

parathion, thiamethoxam, acefate, bifentrina e carbaryl

Fungicidi

propiconazolo, azoxystrobin e trifloxystrobin

Fumiganti per il suolo

cloropicrina

In particolare, il 2,4-D, un erbicida ampiamente utilizzato sia in agricoltura, anche in Europa, che per scopi domestici, è stato spesso associato all’insorgenza del cancro alla prostata. “Questo dato è particolarmente preoccupante a causa dell’estrema diffusione del 2,4-D, il cui utilizzo è aumentato drasticamente negli ultimi anni,” ha spiegato il dottor John Leppert, urologo e coautore dello studio presso l’Università di Stanford.

Il boom del 2,4-D e la resistenza ai pesticidi

Il crescente utilizzo del 2,4-D è legato alla diffusione di colture geneticamente modificate resistenti a questo erbicida. Negli Stati Uniti, milioni di acri di mais e soia sono trattati con il 2,4-D, spingendo molti a interrogarsi sui potenziali rischi per la salute umana e l’ambiente. Soprattutto in considerazione di quanto rivelato da uno studio del  2022 che ha dimostrato come un terzo dei 14.395 partecipanti ne mostrava livelli misurabili nelle urine.

Inoltre, il nuovo studio evidenzia che altre sostanze chimiche come il trifluralin e il propiconazolo (entrambi vietati in Europa) presentano un legame particolarmente forte con l’incidenza del cancro alla prostata. Un aumento dell’uso del trifluralin, ad esempio, è stato associato a sette nuovi casi di cancro ogni 100.000 individui.

Cancro alla prostata: una minaccia globale

Il cancro alla prostata è una delle patologie oncologiche più comuni al mondo, con un’incidenza che continua a crescere. Secondo Leppert, “è una preoccupazione sanitaria di enorme portata, e i fattori di rischio ambientali rimangono in gran parte poco compresi.” Lo studio suggerisce che esposizioni croniche a pesticidi e altre sostanze chimiche agricole come quelle a cui sono sottoposti gli agricoltori e i residenti di aree rurali, potrebbero svolgere un ruolo significativo nello sviluppo della malattia.

Molte sostanze non sono state studiate per il cancro

Gli autori dello studio hanno sottolineato la necessità di ulteriori ricerche per comprendere meglio come questi agrofarmaci possano contribuire non solo al cancro alla prostata, ma anche ad altre patologie oncologiche. “Molti pesticidi non sono stati adeguatamente studiati per i loro effetti cancerogeni,” ha affermato Simon Soerensen, coautore dello studio e ricercatore post-dottorato presso Stanford.

Lo studio non si limita a segnalare un rischio generico: quattro dei prodotti chimici analizzati sono stati associati anche alla mortalità per cancro alla prostata. Tra questi figurano tre erbicidi (cloransulam-methyl, diflufenzopyr e trifluralin, tutti vietati in Unione europea) e un insetticida (thiamethoxam), quest’ultimo vietato per uso esterno nell’Unione Europea a causa della sua tossicità per le api.

Quanto ne sappiamo davvero?

La ricerca solleva un interrogativo urgente: quanto sappiamo davvero dei prodotti chimici che entrano nella nostra catena alimentare e nel nostro ambiente? Per molti esperti, è chiaro che è necessario aumentare la consapevolezza sui potenziali rischi legati all’uso di queste molecole di sintesi e promuovere politiche più restrittive e studi approfonditi.

“I risultati ci ricordano che ciò che è presente nell’ambiente potrebbe influenzare il rischio di cancro,” ha concluso Leppert. “Dobbiamo considerare con maggiore attenzione i fattori ambientali nel prevenire questa grave malattia.”