La direttiva sul dirittto alla riparazione, che tra l’altro prevede l’accesso ai pezzi di ricambio anche dopo la garanzia, non vale per molti elettrodomestici. La denuncia dell’associazione Open repair alliance
Un anno in più di garanzia e facilità di accesso ai pezzi di ricambio nel caso in cui si rompa il nostro elettrodomestico. La direttiva Ue sul Diritto alla Riparazione entrata in vigore lo scorso 30 luglio per combattere il fenomeno dell’obsolescenza programmata e che deve essere recepita entro il 2026 dagli Stati membri riguarda al momento solo gli elettrodomestici per i quali la Ue ha stabilito, attraverso i regolamenti ecodesign, i criteri di riparabilità. Ovvero: lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, smartphone, tv e tablet.
Tutti gli altri elettrodomestici, a cominciare da quelli più piccoli, sono al momento fuori dalle nuove garanzie normative.
La denuncia arriva dalla Ong Open repair alliance, un network di associazioni che in tutta Europa animano tra l’altro i Repair Café, punti dove si aggiustano elettrodomestici guasti difficili da aggiustare: “Il 96% dei prodotti che vengono portati nei nostri centri, o in occasione dei nostri eventi, per essere rimessi a posto, non esiste alcun diritto alla riparazione, e non è neanche in vista”. A cominciare proprio dagli aspirapolvere. Ma non solo: dal perimetro della nuova direttiva sono esclusi stampanti, frullatori, ferri da stiro, cuffie, impianti stereo, macchine del caffé e molti altri.
Di cosa stiamo parlando? Ce lo spiega Ugo Vallauri, ricercatore italiano cofondatore di The Restart Project a Repubblica: “Fin quando la Commissione europea non approva i regolamenti sull’ecodesign di questi elettrodomestici e quindi ne stabilisce i criteri di riparabilità, il diritto alla riparazione non può essere esteso ad esempio agli aspirapolvere, alle stampanti, ai frullatori, agli impianti stereo e via elencando”.
Il regolamento ecodesign, in sintesi, stabilisce come un prodotto deve essere concepito per poter essere poi smontato più facilmente in caso di guasto o di smaltimenti. E per questo vengono anche definiti i cosiddetti criteri di riparabilità.
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La Ue sembra aver capito il buco che rischia di escludere in prima battuta gli aspirapolvere (tra i primi elettrodomestici che vengono portati in assistenza) e sta cercando di correre ai ripari. Ma non è l’unico. Una volta recepita, è bene ricordare, che il nuovo diritto alla riparabilità si estenderà ai nuovi elettrodomestici acquistati dopo l’entrata in vigoree non anche a quelli guasti in casa. Inoltre ci sono dei limiti all’applicabilità della norma: si applica ai tablet, agli schermi piatti ma non ai pc, portatili e da scrivania. C’è poi ancora il tema dei prezzi dei pezzi di ricambio: se la direttiva “obbliga” i produttori a renderli reperibili per un tot di anni non indica un calmiere ai costi che dovranno essere sostenuti dai consumatori.
Insomma una legge sulla riparabilità da dover riparare.