Stendino riscaldante, asciugatrice “a soffio” o deumidificatore per il bucato nelle giornate piovose? Oppure una “stesa” sui termosifoni di casa? Per chi non ha una lavasciuga inizia il tormento di dove mettere il bucato. Un’analisi inglese può dare risposte interessanti
Durante i mesi invernali, asciugare i panni in casa può diventare una sfida, soprattutto per chi non dispone di un’asciugatrice tradizionale e non ha uno spazio esterno coperto. Non a caso sono molte le proposte di elettrodomestici che promettono di facilitare la vita a chi vive in queste condizioni.
La tradizionale “stesa” sui termosifoni
I puù tradizionalisti, da sempre, continuano a stendere il proprio bucato sui caloriferi ma tra le tante opzioni possibili questa è la peggiore, in termini di spesa. Mettere i panni bagnati sui termosifoni farà sì agiscano come una barriera tra il calore emesso e la temperatura della stanza. I termosifoni “penseranno” che la temperatura della casa corrisponda a quella dei vestiti e lavoreranno più intensamente del necessario, aumentando il calore per compensare il calo percepito di temperatura. Con effetti pesanti sulle nostre bollette.
Gli stendini riscaldanti
In Gran Bretagna (dove in fatto di giornate umide non temono confronti) questi dispositivi sono i più ricercati per asciugare i vestiti durante l’inverno, tanto da aver registrato vendite record nel 2022 e 2023. Questi apparecchi, simili ai tradizionali stendini ma dotati di barre riscaldate a bassa potenza, offrono un’alternativa economica alle asciugatrici tradizionali, con un costo medio di utilizzo di 9 centesimi all’ora.
I vantaggi principali sono la semplicità d’uso e la capacità di offrire tempi di asciugatura più costanti rispetto all’asciugatura all’aria, che può variare molto in base alla temperatura e all’umidità della stanza. Inoltre, con un prezzo di partenza di circa 40 sterline (46 euro circa), sono molto più economici da acquistare rispetto a una tradizionale asciugatrice, e anche da usare con carichi ridotti.
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Tuttavia, i limiti emergono con carichi più grandi: tempi di asciugatura più lunghi e consumi energetici che, in questi casi, superano quelli di un’asciugatrice spiegano da Which?, specificando però che il confronto è valido per un’asciugatrice a pompa di calore. Inoltre, gli stendini riscaldati richiedono spazio e non sono adatti a capi voluminosi come lenzuola o vestiti lunghi. Infine, se usati in stanze poco ventilate, possono aumentare il rischio di umidità e muffa.
Asciugatrici a pod: simili a un grande phon per abiti
Le nuove asciugatrici a pod stanno guadagnando popolarità grazie alla loro velocità nel processo di asciugatura e al prezzo relativamente accessibile. Questi apparecchi utilizzano un ventilatore e un elemento riscaldante per soffiare aria calda sugli indumenti appesi all’interno di un contenitore. Questo sistema permette loro di asciugare un carico di capi in cotone in circa due ore, un tempo più lungo rispetto a un’asciugatrice tradizionale, ma comunque più rapido di molti altri metodi alternativi.
I tecnici del mensile britannico dei consumatori Which? hanno voluto esaminarli e concludono che le asciugatrici a pod sono indicate soprattutto per chi ha bisogno di asciugare capi più voluminosi, come jeans e vestiti lunghi, che trovano meno spazio sui tradizionali stendini riscaldati. Un ulteriore punto a favore è il costo d’acquisto: la maggior parte dei modelli si aggira sotto i 100 euro, rendendoli un’opzione più economica rispetto alle asciugatrici convenzionali e anche rispetto ad alcuni stendini riscaldati.
Ma non è tutto oroquello che luccica: questi dispositivi, venduti anche in Italia come asciugatrici portatili “a soffio” hanno capacità ridotta – solitamente tra i 12 e i 18 capi – e possono rendere necessario ripetere il processo più volte, con un conseguente aumento dei costi energetici. Infatti, con un consumo medio di circa 1000W all’ora, questi dispositivi risultano tre volte più costosi rispetto a uno stendino riscaldato, che generalmente consuma tra i 200W e i 300W all’ora. Inoltre devono essere smontate e rimontate ogni volta, rendendo il loro utilizzo meno pratico rispetto agli stendini che si possono semplicemente richiudere.
E se ricorressimo a un deumidificatore?
Diversamente dalle asciugatrici a soffio, i deumidificatori offrono una soluzione più versatile per chi desidera asciugare i panni e, al contempo, gestire l’umidità domestica. Esistono due tipi principali: quelli a refrigerazione (o compressore) e quelli a materiale assorbente (detti anche essiccanti). I deumidificatori a compressore – spiegano da Which? – condensano l’aria umida su una superficie fredda e raccolgono l’acqua in un serbatoio, mentre quelli a essiccante utilizzano un materiale poroso che assorbe l’umidità. Quest’ultimi sono particolarmente efficaci a basse temperature, quindi ideali per ambienti freddi.
L’utilizzo di un deumidificatore ha diversi benefici oltre alla semplice asciugatura dei vestiti. Non solo riduce il rischio di condensa e muffa in casa, ma offre anche un’asciugatura più delicata, evitando che i capi si restringano o si danneggino come potrebbe accadere con il calore diretto. Molti modelli sono dotati di una funzione specifica per il bucato, che aumenta la velocità della ventola per simulare le condizioni di una giornata calda e ventilata.
Tra i pochi inconvenienti c’è la necessità di svuotare il serbatoio dell’acqua una volta pieno e un po’ di rumore in più rispetto a uno stendino riscaldato. I costi di gestione variano a seconda del modello: i migliori deumidificatori testati dal mensile britannico Which? costano in media 7 pence all’ora (circa 8 centesimi di euro), ma i modelli più efficienti possono scendere fino a 3 pence, mentre quelli a essiccante possono arrivare a 14 pence all’ora. In generale, i deumidificatori a compressore sono più convenienti rispetto a quelli a essiccante.