Telemarketing, la proposta: telefonate solo dopo il consenso esplicito

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Il Pd ha presentato una proposta di legge contro il telemarketing selvaggio che punta a invertire la logica del registro delle opposizioni e attivare un sistema dove chi vuole essere scocciato deve fare la prima mossa. il deputato Piero De Luca, primo firmatario, spiega al Salvagente com’è strutturata e a che punto è dell’iter

Il Pd ha presentato una proposta di legge contro il telemarketing selvaggio che punta a invertire la logica del registro delle opposizioni e attivare un sistema dove chi vuole essere scocciato deve fare la prima mossa. il deputato Piero De Luca, primo firmatario, spiega al Salvagente com’è strutturata e a che punto è dell’iter.

De Luca, come nasce questa proposta di legge sul telemarketing selvaggio?
Nasce dalla esigenza di voler assicurare maggiore tutele alla privacy, alla serenità di vita delle nostre famiglie, dei nostri cittadini, che sono ormai da anni vessati da una pratica commerciale abusiva, aggressiva. Telefonate di natura promozionale, commerciale, rivolte a tutte le utenze telefoniche, prima dell’istituzione nel 2022 di un registro opposito, senza richiesta preliminare o preventiva, da ogni ora del giorno e della notte e che onestamente hanno iniziato a rappresentare un’ingerenza e a creare difficoltà nella vita quotidiana di tante famiglie.

È un problema sentito da milioni di italiani
C’era arrivata una sollecitazione da più mondi, soprattutto da associazioni di consumatori, da soggetti che istituzionalmente difendono i consumatori e le famiglie e io ho ritenuto di dover avanzare e lavorare alla proposta di legge del Partito Democratico, anche con altri colleghi, tra cui Anna Ascani, per provare a dare maggiori tutele e garanzie ai cittadini, alle famiglie sotto questo profilo.

Ovviamente questa proposta arriva perché evidentemente il registro delle opposizioni non è bastato a fermare questa ondata di telefonate.
Esatto, ci siamo resi conto che i passi avanti fatti finora e che potevano portare a maggiori tutele per le nostre famiglie, in realtà si sono rivelati ancora ad oggi inadeguati e non pienamente efficaci. Noi abbiamo circa 80 milioni di utenze telefoniche nel nostro paese, 30 milioni si sono già iscritti su registro di opposizioni, ma rileviamo due tipi di problemi. Il primo è che anche coloro i quali si sono già iscritti spesso continuano a ricevere chiamate perché il sistema delle sanzioni o delle misure di contrasto si rivela nella sostanza inefficace.

Perché?
Perché ci sono tanti call center illegali, spesso che lavorano dall’estero, che contattano senza verificare la previa iscrizione delle utenze al registro, perché semmai ritengono di sfuggire a controlli e eventuali sanzioni. E poi perché si usano spesso tecniche di contraffazione dei numeri, come il cosiddetto spoofing, che rendono difficile individuare soggetti che spesso contattano in modo irregolare coloro i quali si sono anche iscritti. C’è però un altro elemento…

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Quale?
Quello della mancata piena conoscenza e consapevolezza di questo strumento, per cui ancora sono pochi in proporzione rispetto al numero di utenze complessive, i consumatori e le famiglie, soprattutto anziani, che hanno deciso di iscriversi e di registrare il proprio numero in questo registro delle opposizioni. Il tutto porta ancora ad oggi il problema a non essere risolto e credo che la grande maggioranza degli italiani continui a ricevere telefonate indesiderate ad ogni ora del giorno della notte.

La vostra proposta cosa propone per risolvere il problema, per ovviare a queste difficoltà?
La proposta di per sé lavora su un cambio radicale di prospettiva. Noi prevediamo la sostituzione del registro delle opposizioni con un registro delle autorizzazioni. il sistema non più dell’opt out, ma dell’opt in, già adottato in Repubblica Ceca e in Olanda: noi chiediamo che sia vietato contattare qualunque numero telefonico, a meno che quell’utenza non abbia dato una previa autorizzazione a ricevere telefonate di natura commerciale, quindi un sistema che inverte l’attuale regolamentazione attuale e logica di funzionamento che consente di contattare tutti, a meno che non siano registrati.

Quindi si inverte completamente il funzionamento.
Dopodiché sappiamo che ci sono anche altre proposte in Parlamento. La mia proposta di legge è stata abbinata nell’iter un’altra proposta presentata da una collega di Fratelli Italia, noi abbiamo dato disponibilità a lavorare in intesa anche con le altre forze politiche per fare dei passi avanti, provare a risolvere, affrontare e dare soluzione a questo problema, la nostra è una proposta radicale, ascolteremo le audizioni tutti i soggetti interessati, gli stakeholder e verificheremo se è davvero possibile anche trovare una maggioranza in Parlamento che porti all’approvare la nostra legge.

Se la vostra proposta diventasse legge avrebbe conseguenze anche sulla forza lavoro impiegata nel settore dei call center?
Noi siamo consapevoli che c’è tutto un mercato legale, regolare e economico, legato ai call center. Ci sono migliaia di aziende sane che lavorano in questo comparto, migliaia e migliaia di lavoratori, spesso giovani, che lavorano ed è nostra cura e attenzione prestare il massimo riguardo anche al tema di natura occupazionale, ma è per questa ragione che la proposta si articola in due parti.

La prima riguarda il registro delle autorizzazioni, e la seconda?
La seconda mira a introdurre una norma che è già stata introdotta in Spagna, legate ai tempi di risposta da parte dei servizi telefonici, degli operatori che forniscono servizi pubblici essenziali al nostro Paese.

Quali?
Operatori di telefonia, telecomunicazioni, trasporti, assicurativo, energia e quant’altro, tutti i gestori di servizi pubblici. Operatori che hanno spesso dei numeri verdi ai quali chiediamo nella proposta di legge di avere un numero dedicato che deve assicurare una risposta entro 3 minuti da parte di un operatore fisico. Questo consentirebbe finalmente di dare sostegno, risposta e assistenza ai consumatori italiani quando lo richiedano, garantendo e salvaguardando, anzi forse implementando i posti di lavoro dei call center che devono lavorare sul mercato.

Oggi è complicatissimo capire come parlare con un essere umano quando si chiama un numero verde.
Ad oggi abbiamo questa anomalia: ti chiamano quando non richiesto e quando chiedi un supporto, un’assistenza, non riesci a parlare con un operatore.
Il problema con il registro che già esiste è che anche le persone che sono già registrate poi vengono chiamate, cosa cambierebbe con il vostro registro?
Su quello io credo che bisognerà lavorare anche su un incremento delle sanzioni e sulla necessità di prevedere degli appositi strumenti che consentano di anche identificare i numeri di call center, ossia obbligare a utilizzare una numerazione che appaia anche con la stessa estensione sul cellulare. E sapere che si tratta di un call center quando si viene contattati. È evidente che un pezzo di rischio esiste, però si potrebbe dare tutele maggiori. Oggi ci sono 50 milioni circa di utenze che non si sono neppure registrate, forse perché non sono pienamente a conoscenza dei propri diritti, dell’opportunità di registrarsi. E questi avrebbero tutela automatica. Poi ci sarebbe sempre la possibilità di dare il consenso, ovviamente un consenso che può essere anche implicito quando si firma un contratto di abbonamento.

La vostra proposta avrebbe valore retroattivo per le sim che già esistono?

Ma certo, varrebbe ovviamente pro futuro, ma anche per le utenze già esistenti.

Cosa può dirci dell’Iter della proposta
?
Adesso la proposta è in commissione Attività produttive e infrastrutture. L’iter è stato avviato un paio di giorni fa abbinando l’esame della mia proposta di legge con quella di maggioranza che è stata depositata e che però non prevede l’abolizione del registro delle opposizioni, ma il rafforzamento delle sanzioni. Credo che dalla settimana prossima, si avvierà un ciclo di audizioni che ci consentirà di ascoltare gli stakeholder, i soggetti interessati, le associazioni ai consumatori, anche il Garante della privacy, L’Agcom. Quindi spero nell’impegno che ci assumiamo, di poter lavorare per trovare un testo condiviso anche con la maggioranza.