Non solo caldo: da Orbetello al lago di Vico i fertilizzanti uccidono i pesci

pesci

Le immagini impressionanti delle carcasse di pesci galleggianti nella laguna di Orbetello hanno fatto il giro del web e sono state attribuite al caldo anomalo. Ma il fenomeno di anossia che porta i pesci alla morte è dovuto anche ai nutrienti e ai fertilizzanti degli allevamenti, o come nel caso del Lago di Vico, alle coltivazioni intensive

 

Le immagini impressionanti delle carcasse di pesci galleggianti nella laguna di Orbetello hanno fatto il giro del web e sono state attribuite al caldo anomalo. Ma il fenomeno di anossia che porta i pesci alla morte è dovuto anche ai nutrienti e ai fertilizzanti degli allevamenti, o come nel caso del Lago di Vico, alle coltivazioni intensive.

Come racconta un approfondimento del Fatto quotidiano, la moria di pesci di allevamento che ha fatto scappare i turisti anche dalle popolari spiagge di Feniglia e Ansedonia per i miasmi dalla laguna, ha spinto il sindaco di Orbetello, Andrea Casamenti, lo stato di emergenza regionale, e il presidente della Regione, Eugenio Giani, ad annunciare la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale al Governo, come nel 2015 quando morirono oltre 200 tonnellate di pesci.

La proliferazione delle alghe

Ma secondo Il Wwf, che gestisce la Riserva Naturale ‘Laguna di Ponente di Orbetello’, uno dei fattori principali dell’assenza di ossigeno che porta i pesci a morire siano le “tonnellate di azoto che vengono riversate nelle acque della laguna provenendo dai fertilizzanti utilizzati nei campi agricoli e in parte anche dalle attività di acquacoltura”. Come spiega a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Nascetti, responsabile del centro Ittiogenico delle Saline di Tarquinia e professore ordinario di Ecologia dell’Università degli Studi della Tuscia, il problema è “l’accumulo di nutrienti nella laguna proveniente dalle attività umane, principalmente l’azoto che arriva dall’agricoltura e il fosforo, perché spesso i depuratori non funzionano e quella è una zona turistica”. I nutrienti, infatti, portano a una proliferazione di alghe, come la valonia aegagropila facilmente deperibile con l’innalzamento termico, che morendo si decompongono producendo ammoniaca e idrogeno solforato che contribuiscono alla moria dei pesci. Gianluca Felicetti, presidente di Lav- Lega antivivisezione, commenta così al Salvagente: “Siamo contrari agli allevamenti di qualsiasi tipo, ergo anche quelli itttici, quello che ci viene da suggerire è che da oggi dovrebbero esserlo anche gli abitanti e le autorità locali”.

Un meccanismo analogo nel lago di Vico

Un meccanismo simile è rilevabile anche nel lago di Vico, in provincia di Viterbo, area di coltivazione intensiva di noccioleti, alcuni anche con conferimento a Ferrero. Come il Salvagente racconta da anni, qui le sostanze chimiche hanno devastato la fauna acquatica del lago, tanto che nel maggio 2024, il Consiglio di Stato, su richiesta di ClientEarth e Lipu, ha ordinato alla Regione Lazio di arrestare la distruzione dell’habitat del Lago di Vico, in provincia di Viterbo, e di adottare entro sei mesi di tempo le misure necessarie a contrastare la distruzione degli habitat protetti del lago.

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I fertilizzanti

Secondo i ricorrenti, infatti, l’accumularsi nel lago di fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni intensive di nocciole ha favorito la proliferazione di alghe rosse, e creato un ambiente nocivo sia per la natura sia per gli abitanti, avendo reso l’acqua – normalmente bevuta nelle vicine Ronciglione e Caprarola – non potabile. Il Tribunale ha riconosciuto che le autorità erano a conoscenza di questo problema da lungo tempo, ma non hanno agito.

La crisi idrica

In aggiunta a questa recente sentenza del Consiglio di Stato, ClientEarth e Lipu hanno già contestato in giudizio, con successo, la mancata adozione da parte delle autorità – e, in particolare, della Regione Lazio – di misure efficaci per risolvere la crisi della potabilità delle acque e per ridurre i livelli di nitrati nocivi, come richiesto dalla normativa tanto europea quanto nazionale. Alla Regione Lazio è stato ordinato di creare una Zona Vulnerabile ai Nitrati e di adottare misure per il risanamento dell’acqua.