Interferenti endocrini: la Francia impone la dichiarazione obbligatoria ma i produttori nicchiano

INTERFERENTI ENDOCRINI

In Francia una legge dell’ottobre 2023 impone che i produttori di alimentari, cosmetici, tessili e pulizia dichiarino on line gli interferenti endocrini sospetti, presunti o certi. Ma a nove mesi di distanza lo fanno in pochi. In Italia e in Europa non esiste una norma del genere

 

Un importante passo avanti nella tutela della salute dei consumatori che a nove mesi dalla sua emanazione sta facendo discutere in Francia. È la legge del 13 ottobre 2023, che parte del quadro normativo della loi Anti-gaspillage pour une économie circulaire (Agec) e obbliga i produttori a informare chiaramente i consumatori sulla presenza di perturbatori endocrini nei prodotti alimentari, cosmetici, tessili e di pulizia, se la loro concentrazione supera lo 0,1%.

Una norma avanzata

La legge francese è stata progettata per migliorare la trasparenza e la protezione dei consumatori, richiedendo etichette dettagliate on line che identificano i perturbatori endocrini classificati come “certi”, “presunti” o “sospetti” nei prodotti. Tuttavia, l’applicazione pratica ha rivelato diverse lacune, come la lista dei perturbatori endocrini “sospetti” ancora vuota e quella dei “certi” e “presunti” ancora limitata. Il modello francese richiede poi ai consumatori di cercare informazioni online o tramite app come Scan4chem.

E questo, secondo diverse associazioni ambientaliste transalpine, contraddice le parole del ministro della Transizione Ecologica che l’aveva presentata come: “un passo cruciale verso una maggiore trasparenza e protezione dei consumatori”, dichiarando la volontà “che le persone siano informate sui rischi associati ai prodotti che usano quotidianamente.”

Buone intenzioni ma…

Nonostante gli intenti della legge, un collettivo di 11 associazioni ambientaliste e per la salute, tra cui Générations futures, No Plastic In My Sea e Réseau Environnement Santé (RES) ritiene che la normativa non sia sufficientemente rigorosa né accessibile. “Una politica veramente ambiziosa avrebbe dovuto prevedere un’etichettatura chiara e visibile su ogni confezione,” ha affermato un portavoce di Générations futures. Queste associazioni sottolineano che il sistema attuale, che richiede ai consumatori di cercare informazioni online o tramite app, non è pratico per tutti. “L’accesso all’informazione implica un’iniziativa proattiva del consumatore e il possesso di un dispositivo digitale,” ha dichiarato No Plastic In My Sea, evidenziando l’ineguaglianza di accesso alle informazioni. Tutte invocano un toxiscore direttamente sulle etichette.

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In Italia e in Europa tutto tace

Nonostante le critiche delle Ong alla applicazione pratica di questa legge, va detto che si tratta di una norma che manca del tutto tanto in Europa che in Italia, dove nessuno obbligai produttori a dichiarare la presenza di perturbatori endocrini nei prodotti di consumo. Questo rappresenta un significativo divario nella protezione della salute pubblica, soprattutto considerando gli studi che collegano l’esposizione a queste sostanze a una serie di problemi di salute, tra cui disfunzioni ormonali, infertilità, e aumentato rischio di cancro.