Il peperoncino può far male? Sì, se è aggiunto alle patatine (non negli spaghetti)

PEPERONCINO

Una revisione dell’Istituto per la valutazione dei rischi tedesco ha voluto verificare se l’assunzione di peperoncino può avere effetti negativi sulla salute. Le conclusioni sembrano assolvere la cucina piccante ma non le tendenze come le Hot Chip Challenge

Alti livelli di capsaicinoidi, i principi attivi del peperoncino, possono aumentare il rischio di danni alla mucosa gastrica. È la conclusione, poco piacevole per una gran parte di italiani, raggiunta dall’Istituto Federale per la Valutazione dei Rischi (BfR) che ha preso in considerazione i rapporti sugli effetti negativi gravi sulla salute per condurre una revisione completa e una valutazione della letteratura pubblicata dal 2011.

Se, come detto, la conclusione può non piacere agli appassionati di peperoncino, dato che il BfR conclude che si possono correre pericoli anche con livelli di assunzione che possono essere raggiunti attraverso il consumo tradizionale di cibi molto piccanti a leggere bene la ricerca dell’Istituto tedesco c’è da tirare un mezzo sospiro di sollievo.

Gli studi analizzati, infatti, suggeriscono che, oltre alle differenze individuali riguardo alla percezione del piccante, anche il tipo di cibo attraverso cui vengono ingeriti i capsaicinoidi può svolgere un ruolo. Se si mangia un’intera o parte di una confezione di patatine di mais speziata con capsaicina in un breve periodo di tempo, la reazione fisica diretta può essere diversa (più grave) rispetto a quando si consuma la stessa quantità in un piatto complesso in un certo arco di tempo.

Salvi gli spaghetti, sotto accusa le chips

Salvi, o per lo meno non condannati gli spaghetti aglio olio e peperoncino, insomma, il pollice verso va decisamente alle Hot Chip Challenge, le patatine super piccanti a forma di bara, di cui molti ragazzi abusavano nelle sife sui social.

In questi casi i sintomi variano da una sensazione di bruciore nel tratto gastrointestinale (superiore), bruciore di stomaco e reflusso a nausea, vomito e dolore all’addome e al petto. Livelli elevati di assunzione, spiegano i tedeschi, possono anche causare problemi circolatori come sudorazione fredda, variazioni della pressione sanguigna e vertigini.

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I benefici sul microbiota

Che la presenza di peperoncino nei piatti tradizionali abbia al contrario molti benefici, lo hanno dimostrato in passato diverse ricerche scientifiche. Uno studio in vitro del 2022, per esempio, ha ampiamente dimostrato che l’assunzione regolare  (circa 14 giorni di dieta piccante) ha benefici misurabili sul microbiota. Questa potrebbe essere considerata come una spiegazione di studi precedenti, che rilevavano l’impatto positivo del peperoncino su infiammazioni e intestinali e obesità.

Gli effetti metabolici

Vi sono conferme empiriche anche del fatto che la capsaicina possa accelerare e stimolare il metabolismo, agendo in particolar modo sull’aumento della spesa energetica. Una dieta a base di peperoncino può essere molto utile in soggetti obesi e con bassi livelli di attività fisica, perché permette l’utilizzo di lipidi anche a riposo. L’alimento è quindi frequentemente consigliato nelle diete dimagranti perché, secondo alcuni recenti studi, riduce il grasso addominale e di conseguenza il peso globale dell’individuo.

I benefici cardiovascolari

I dati di una serie di studi, tra cui quello condotto da Fondazione Veronesi, dimostrano che il consumo regolare di peperoncino riduce il rischio di morte per problemi cardiovascolari. Il lavoro, che è stato pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, è stato uno studio longitudinale condotto su un campione di 23mila adulti monitorati per oltre 8 anni. I risultati sono stati sorprendenti: per coloro che consumavano peperoncino 4 o più volte alla settimana, il rischio di morte per infarto o ictus cerebrale era significativamente più basso.

In sintesi, grazie alle sue proprietà antiossidanti e alle proprietà vasodilatatrici della capsaicina, è particolarmente indicato per il trattamento di disagi cardiovascolari e per il trattamento del colesterolo alto.