Solari per bambini, è polemica tra pediatri e Iss sui rischi per la salute

I pediatri puntano il dito contro la presenza di interferenti endocrini, particolarmente dannosi per i bambini, ma l’Istituto prende le distanze. Il Salvagente, nel numero di giugno, ha analizzato 12 solari per i bambini, confermando la presenza di diversi perturbatori endocrini e sostanze sgradite per l’ambiente

Le creme solari sono davvero adatte ai bambini o è meglio evitarle visto il contenuto di sostanze dannose per l’organismo, soprattutto quando è in crescita? È la domanda che si è posta l’Associazione culturale pediatri che in un documento pubblicato sull’European Journal of Pediatric Dermatology ha sollevato dubbi sui rischi associati all’utilizzo dei filtri solari in età pediatrica, legati soprattutto alla presenza di interferenti endocrini. Una posizione che, oltre a mandare in confusione gran parte dei genitori che non sanno più come proteggere i propri figli dai raggi solari, ha scatenato una polemica con l’Istituto Superiore di Sanità che, essendo stato citato nel documento dell’Acp, ha preso le distanze chiarendo che “nessuno dei suoi esperti è stato consultato nella preparazione del documento, pertanto le posizioni espresse non possono essere associate a quelle dell’Istituto”.

Il nostro test sui solari per bambini

Per capire meglio cosa contengono i solari indicati per i bambini il Salvagente, nel numero di giugno, ha messo a confronto 12 prodotti con un fattore di protezione 50+, espressamente indicati per i bambini, analizzando i filtri usati (chimici o fisici) e l’eventuale presenza di interferenti endocrini e sostanze sgradite per l’ambiente.

Come scrivono i pediatri nel paper, a tali filtri, nati per contrastare le scottature solari, sono stati in seguito associati ad una minori rischio di tumori alla pelle, ma questo potere non è stato dimostrato scientificamente né tantomeno empiricamente, visto il continuo aumento di tali tumori, nonostante la loro presenza sul mercato e il loro uso generalizzato. Per evitare le scottature, “l’unica strada non può e non deve essere il filtro solare, che può presentare rischi sottovalutati per la salute”. Come segnala la recente letteratura scientifica accreditata la possibilità di danni alla salute è legata all’utilizzo di filtri chimici ma anche fisici se con formulazioni “nano”. “Ci sono evidenze scientifiche che i filtri chimici attraversano la pelle e passano in circolo e che molte di queste molecole hanno azione di interferenza endocrina”.

Cosa abbiamo trovato 

Nel nostro test pubblicato sul numero di giugno abbiamo trovato, in alcuni filtri fisici, l’ossido di zinco, in combinazione con filtri chimici, e il biossido di titanio in forma nano. Nel 2014 il Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori ha concluso che l’uso dell’ossido di zinco è sicuro nella forma non nano e non patinata, ma ha ritenuto fonte di preoccupazione l’esposizione per via inalatoria, per cui questo ingrediente è vietato nei cosmetici spray. Il biossido di titanio, oltre a essere problematico per l’ambiente, è un sospetto genotossico, per cui dal 2022 è stato vietato in Europa a scopo alimentare, mentre rimane approvato nei farmaci e nei cosmetici.

Nei filtri chimici sono state trovate diverse sostanze preoccupanti, tra cui sospetti interferenti endocrini come l’homosalate e l’octocrylene. Sul primo ci sono dati di interferenza endocrina nei test in vitro. In un parere del 2021 l’Sccs ha stabilito che l’homosalate è sicuro come filtro Uv a concentrazioni fino al 7,34% nelle creme viso e spray. Uno dei problemi dell’octocrylene è che con il passare del tempo può dare come prodotto di degradazione il benzophenone.

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