“72 ore di preavviso: che senso hanno i controlli nelle mense scolastiche?”

Una mamma di Arezzo e un papà di Rimini ci hanno raccontato come è stato difficile avere accesso alla mensa dei propri figli nonostante questo sia un diritto di tutti i genitori

Quanto sono trasparenti le mense scolastiche dove mangiano tutti i giorni i nostri figli? È una domanda che si pongono tutti i genitori sperando che la qualità e la sicurezza dei prodotti distribuiti a scuola siano elevate, ma forse non tutte le mamme e non tutti i papà sanno che hanno il diritto di poter verificare che sia così. Le linee guida di indirizzo per la ristorazione scolastica del ministero della Salute, infatti, chiedono alle scuole di costituire delle commissioni mensa composte da genitori e docenti per controllare la qualità dei pasti forniti. Tuttavia nella realtà ci si scontra con degli ostacoli che non permettono l’accesso alle mense. È quanto è successo a una mamma e un papà che ci segnalano, separatamente, due casi di questo tipo nelle scuole di Arezzo e Rimini.

Nello specifico un papà che vive a Rimini ha cercato di entrare nel merito della qualità del cibo offerto in mensa ai propri figli e si è subito scontrato con una realtà non del tutto trasparente. Per cominciare, dopo varie segnalazioni, è riuscito ad ottenere la pubblicazione sul sito delle schede dei prodotti distribuiti ed ha scoperto che molte di queste facevano riferimento a prodotti che non sono più sul mercato. Il fornitore stesso gli ha confermato che quei prodotti non fossero più in commercio. Ma, la cosa peggiore, è che durante le ispezioni, sono state rilevate diverse incongruenze e, dopo queste segnalazioni, il regolamento dell’istituto per l’accesso alle ispezioni nelle mense è stato modificato e adesso prevede che il controllo venga notificato formalmente 72 ore prima.

“Le cose che mi stanno facendo più male sono la solitudine e i tentativi di ostacolare le mie iniziative – ci racconta – L’unico modo che abbiamo per controllare davvero la qualità di quello che mangiano i nostri figli è quella di non concedere nessun tipo di preavviso quando si va a controllare e di lasciare la possibilità anche ad altri genitori volontari di far parte delle commissioni mensa aumentando la platea di genitori abilitati, e prevedendo l’inserimento, nei capitolati di appalto, di materie prime locali, bio e poco processate. Tutto quello che è emerso in questi mesi di ricerche probabilmente rappresenta un modus operandi che grandi aziende che forniscono le mense scolastiche, in questo caso la Elior, applicano anche in altre città. È possibile che sul sito di una multinazionale che fattura oltre 5 miliardi di euro in Europa non ci sia neanche una mail di contatto?”

“Il preavviso rende di fatto inutile il controllo” spiega Claudia Paltrinieri di Foodinsider che aggiunge: “Bisognerebbe trovare una formula comune, a livello nazionale, per regolamentare le modalità di monitoraggio che oggi sono delegate ai Comuni e alle singole scuole. Se compariamo i vari regolamenti mensa dei principali capoluoghi di provincia italiani, non c’è uniformità nei principi. Eppure le regole ci sono: nelle linee di indirizzo ministeriali, ad esempio, si chiede alle scuole di promuovere la costituzione delle commissioni mensa e non c’è nessuna indicazione o limite al numero di persone che possono farne parte. A livello cittadino, poi, si costituisce un comitato in rappresentanza di tutte le commissioni mensa del territorio. A Milano, ad esempio c’è un comitato che ha due rappresentanti per ogni commissione mensa. Ma Milano è un modello virtuoso dove la commissione mensa si confronta costantemente con il Comune e con l’azienda fornitrice. Qui noi abbiamo avuto la possibilità di lavorare insieme al Comune per stilare il regolamento e abbiamo aperto la possibilità di far parte delle commissioni mensa anche ai nonni ed abbiamo ampliato la tempistica di iscrizione, introducendo una finestra anche a febbraio per chi magari a settembre è troppo impegnato. Un altro esempio virtuoso è quello di Bologna che fa da contraltare a quello di Rimini, all’interno della stessa Regione. Sul sito del Comune di Bologna ci sono le schede aggiornate e dettagliate di ogni prodotto distribuito nelle mense scolastiche”.
Paltrinieri fa sapere che nel prossimo report di Foodinsider, che uscirà a settembre, verrà inserito questo punto di attenzione mettendo a confronto la libertà di accesso alle mense delle principali città. “L’approccio del nostro lavoro è sempre positivo perché abbiamo l’obiettivo di tenere aperto un dialogo tra le famiglie e le scuole”.