Sale, ne consumiamo il doppio di quanto dovremmo. Ѐ così difficile ridurlo?

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Con un consumo medio di oltre 10 grammi al giorno di sale siamo ben lontani dalla soglia dei 5 consigliata dall’Oms. Eppure le alternative al sodio ci sono e possono aiutarci anche a riscoprire il vero gusto dei cibi

Per vivere meglio e più a lungo dovremmo ridurre il consumo di sale ad un massimo di 5 grammi al giorno, che corrispondono a circa 2 grammi di sodio. È il messaggio che risuona in occasione della Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale, in corso dal 13 al 19 maggio, promossa dal WASSH – World Action on Salt, Sugar and Health, che per quest’anno ha scelto come titolo “It’s time to shine the spotlight on salt” – “Ѐ tempo di puntare i riflettori sul sale”, per incoraggiare l’industria alimentare a ridurre il contenuto di sale nei propri prodotti. Anche perché circa tre quarti del sale consumato è già presente in cibi processati e confezionati e, in molti paesi, questa quota supera addirittura l’80%.

Secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità, un consumo di sale “ridotto” a 5 grammi al giorno, contando anche quello già presente nei cibi, permetterebbe di evitare, a livello mondiale, oltre due milioni e mezzo di morti premature. Purtroppo, i consumi medi giornalieri di sale superano di gran lunga questa soglia attestandosi a oltre il doppio: a livello globale i dati del 2019 stimano un consumo medio di 10,78 g/die e in Italia i dati diffusi dal Ministero della Salute indicano un consumo medio giornaliero di sale pari a 9,5 grammi negli uomini e 7,2 grammi nelle donne. Soltanto il 9% degli uomini e il 23% delle donne consumano meno di 5 grammi al dì. Certo i dati sono migliori rispetto a quelli riscontrati nel periodo 2008-2012, quando il consumo medio giornaliero si attestava per gli uomini a 10,8 g e per le donne a 8,3. Ma siamo ancora lontani dalla soglia raccomandata.

Le alternative al sale tradizionale

Al di là dei consigli pratici su come ridurre il consumo di sale a tavola, ci sono alcuni prodotti che possono essere utilizzati come sostituti, soprattutto per alcune tipologie di consumatori. Ad esempio i sali dietetici, a base di potassio o magnesio, che, come ha attestato uno studio condotto da un team di ricercatori cinesi, possono essere un utile sostituto per persone che hanno già avuto un ictus o la cui pressione sanguigna è sbilanciata. Oppure il sale iposodico che, a patto che il consumo sia controllato o consigliato, potrebbe salvare milioni di vite come ha dimostrato uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, condotto su persone con un ictus pregresso o con pressione alta. Tuttavia l’alternativa del sale iposodico non è indicata per i soggetti che soffrono di diabete, insufficienza cardiaca o insufficienza renale perché aumenta il livello di potassio.

Ci sono poi una serie di alternative naturali, come il gomasio, l’aceto di mele, il succo di limone, la salsa di soia e varie erbe aromatiche, che potrebbero aiutare anche a riscoprire sapori di cibi che ormai solitamente vengono “coperti” dall’uso eccessivo di sale. L’obiettivo per tutti dovrebbe essere comunque quello di avere una dieta iposodica che, come ha spiegato più volte il professor Alberto Ritieni, “nel giro di 15-30 giorni resetta il nostro gusto che si abitua e si adatta per cui la sensazione di minore sapidità scompare. Si tratta di scambiare un mese di sacrifici sensoriali in cambio di un futuro più roseo per le nostre arterie e il nostro sistema circolatorio”.