Il test, effettuato da 60 Millions de Consommateurs su 12 tinture per capelli, ha evidenziato come questi prodotti non sono ancora del tutto innocui e permangono dubbi sui loro effetti in caso di esposizione ripetuta nel tempo
La tintura per capelli è da tempo un prodotto irrinunciabile e non solo per le donne. Coprire i capelli bianchi, o cambiare colore alla propria chioma, è un desiderio che non passa mai di moda. E infatti in commercio si trovano decine e decine di prodotti per chi non vuole spendere un patrimonio dal parrucchiere e preferisce fare da sé. Ma la scelta del prodotto giusto non è così semplice: al di là del colore, bisogna decidere il tipo di colorazione, se temporanea o permanente, e il tipo di ingredienti contenuti, se naturali o “chimici”. Nota, infatti, è la tossicità di alcuni prodotti che nel tempo hanno virato verso una maggiore sicurezza. Ma oggi a che punto siamo?
Purtroppo, nonostante la loro composizione sia migliorata nel tempo, questi prodotti non sono ancora del tutto innocui e permangono dubbi sui loro effetti in caso di esposizione ripetuta nel tempo. E non bisogna lasciarsi ingannare dal riferimento agli ingredienti naturali che si trova ormai sulla maggior parte delle confezioni.
Senza ammoniaca non vuol dire senza rischi
La rivista 60 Millions de Consommateurs ha testato 12 tinture per capelli, di cui quattro naturali (senza agenti ossidanti) e una consigliata esclusivamente per uso professionale.
La prima differenza fondamentale per questo tipo di prodotti è legata alla presenza o meno di un rilevatore di colore di tipo ossidante che contiene un agente alcalino, che nella maggior parte dei casi è l’ammoniaca. Questa sostanza è considerata ormai un ingrediente indesiderabile per il nostro cuoio capelluto, perché è molto irritante e allergizzante, ed è obbligatorio segnalarne la presenza a partire dal 2%. Ma anche i prodotti con il claim “senza ammoniaca” non sono così innocui perché spesso, al suo posto, contengono l’etanolamina, una sostanza altrettanto preoccupante perché che può generare la formazione di nitrosomine, composti chimici cancerogeni. Inoltre l’efficacia dell’etanolamina sulla colorazione dei capelli è inferiore a quella dell’ammoniaca e comunque, per valutare la sicurezza di un prodotto, bisogna tener conto dell’intera formulazione e di tutti gli ingredienti presenti.
I prodotti in commercio, quindi, si dividono sostanzialmente in due categorie: da un lato, ci sono le colorazioni “classiche”, offerte dai marchi storici come Eugène Color, Garnier, L’Oréal, Revlon, Schwarzkopf, che funzionano con un rivelatore di colore del tipo “ossidante”, anche se sono state introdotte gamme di prodotti più “naturali”. Dall’altro lato sono comparse sul mercato numerose tinture naturali, talvolta etichettate come biologiche, di marchi come Aroma-Zone, Cattier, Korres. La differenza principale sta nel fatto che queste ultime depositano il pigmento sulla superficie del capello, mentre le colorazioni ossidanti lo fanno in profondità, grazie al famoso agente alcalino che apre le squame del capello e, insieme agli agenti ossidanti (perossido di idrogeno) permettono ai pigmenti della tintura di depositarsi nel cuore della fibra. Ecco perché bisogna usare guanti, pennelli e spatole per preparare e applicare questo tipo di miscele.
I principali risultati del test
Il test ha testato l’efficacia dei prodotti, confrontando le loro prestazioni sulla copertura dei capelli bianchi, e valutato la loro composizione. Nel test è stato incluso Inoa di L’Oréal Professionnel, uno dei prodotti principali senza ammoniaca, utilizzato dai parrucchieri e non destinato al grande pubblico. Con sorpresa il prodotto è stato acquistato senza particolari ostacoli su siti specializzati, come Coiffure Market o La Plateforme du Coiffeur, che non hanno verificato se l’acquirente fosse effettivamente un professionista e hanno declinato ogni responsabilità in caso di uso improprio del prodotto. Il prodotto è risultato efficace, particolarmente sulla tenuta del colore, ma alcune colorazioni per la casa come Eugène Color non sono da meno. In linea con la loro reputazione, sono le tinture con rivelatore di colore che ottengono i migliori risultati in termini di prestazioni: la copertura è migliore, così come la tenuta dopo il lavaggio. Il colore ottenuto è anche più simile a quello riportato sull’imballaggio. Tuttavia, non tutte le tinture ossidanti sono efficaci. Il prodotto consigliato tra quelli che contengono agenti ossidanti è quello di Eugène Color, mentre in fondo alla classifica troviamo Phyto Paris.
Dall’altro lato le tinture naturali sbiadiscono più velocemente al lavaggio. Ad esempio Khadi ha una buona copertura ma il colore sbiadisce già ai primi lavaggi, mentre Aroma-Zone offre un bel risultato, ma il suo tempo di posa (180 minuti) la penalizza. Il risultato è più deludente per gli altri due prodotti vegetali testati ovvero Léa Nature, che è in fase di commercializzazione, e Emblica (test effettuato senza il pretrattamento raccomandato in caso di elevata percentuale di capelli bianchi).
Tinture ossidanti, più efficaci ma piene di ingredienti problematici
Per le colorazioni ossidanti, la lucentezza è migliorata dal trattamento post-colorazione che spesso non è fornito con le tinture vegetali (cosa, peraltro non sempre chiaramente indicato sull’imballaggio). Khadi, ad esempio, parla di un “rituale” in tre fasi, ma non fornisce il necessario per realizzarlo, lasciando la scelta del trattamento al consumatore. Inoltre, il trattamento sembra avere poco impatto sulla tenuta del colore dopo il lavaggio. Per quanto riguarda l’aspetto della tossicità, c’è una grande differenza.
Tutte le colorazioni vegetali ottengono il punteggio massimo, su una scala da A ad E, poiché contengono molto meno ingredienti problematici, anche se possono comunque causare reazioni allergiche. Purtroppo tutte le colorazioni ossidanti si collocano in fondo alla classifica, con punteggio E: contengono numerosi ingredienti con effetti irritanti, allergenici, potenzialmente cancerogeni, perturbatori endocrini, e tossici per l’ambiente.
I francesi ricordano che la regolamentazione cosmetica limita le concentrazioni di queste sostanze o addirittura le vieta. Dall’ultimo test effettuato nel 2019, infatti, sono stati vietati quattro ingredienti, ma ancora oggi si trovano ingredienti fortemente allergizzanti come l’ammoniaca, il resorcinolo (o resorcina), sospettato di essere un interferente endocrino, e soprattutto la p-fenilendiammina (PPD).
In alcuni casi, come nelle colorazioni Garnier, L’Oréal Paris, Schwarzkopf Natural & Easy e Eugène Color, che pubblicizzano un elevato contenuto di ingredienti naturali, purtroppo queste sostanze sono contenute tutte insieme, anche se in una percentuale compatibile con le indicazioni. Ad esempio, la percentuale di PPD che può essere contenuta in questi prodotti è scesa al 2% (dal 6%) da giugno 2021, ma ci si chiede perché non vietarla direttamente, come avviene per tutti gli altri cosmetici destinati al contatto con la pelle! L’industria si appella alla sua efficacia e alla mancanza di una sostanza alternativa. Inoltre, precisa la Federazione delle imprese di bellezza, “una reazione allergica corrisponde soprattutto a una reazione individuale di ipersensibilità a una sostanza [che] si gestisce attraverso l’informazione e l’educazione”.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
Rispetto alle reazioni allergiche ci sono tre punti di attenzione:
- le tinture per capelli ad ossidazione non sono “destinate all’uso” prima dei 16 anni;
- avere tatuaggi temporanei con l’henné nero aumenta il rischio di allergia ai coloranti ad ossidazione.
- se il cuoio capelluto è già irritato, danneggiato, o in caso di allergia pregressa ai prodotti per la colorazione, è meglio astenersi.
Si precisa che i test cutanei preliminari sono inutili, se non addirittura controproducenti, come hanno stabilito gli esperti del Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori nel 2019, poiché è possibile non avere una reazione a un tocco di colorante ma reagire alla colorazione completa. Bisognerebbe fare un test prima di ogni colorazione, ma ciò comporterebbe il raddoppio del numero di volte in cui ci si espone al prodotto e alle sue sostanze, come la PPD che è vietata per un’applicazione cutanea. Se consideriamo questi limiti non si dovrebbe neanche raccomandare un test cutaneo, tuttavia, Eugène Color, Garnier, Kéranove o L’Oréal Paris lo raccomandano ancora sulle loro confezioni. Le colorazioni vegetali non sono prive di rischio allergico, ma è molto più basso e quindi non richiede una particolare avvertenza.
In conclusione, sono stati misurati diversi ingredienti regolamentati che possono essere aggiunti o formati nel prodotto e nessun limite è stato superato. Quindi, anche se non sono ancora del tutto innocue e permangono dubbi sui loro effetti in caso di esposizione ripetuta nel tempo, le colorazioni del 2024 (quelle testate) sono nella norma e la loro composizione è migliorata nel tempo. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dal riferimento agli ingredienti naturali che si trova ormai sulla maggior parte delle confezioni.