Un additivo, aggiunto al liquame stoccato nei vasconi, riduce dell’80% la produzione di metano, del 75% quella di CO2 e del 100% quella di ammoniaca. L’ha scoperto la società benefit Sop, acronimo di Save Our Planet. Anticipazione dell’articolo pubblicato sul numero di marzo del Salvagente, attualmente in edicola
In alcuni allevamenti intensivi su un’isola del Giappone, i bovini vengono massaggiati e ascoltano musica classica per rilassarsi e produrre una carne di migliore qualità. Oltre al benessere per l’animale, però, si guarda con identica attenzione a quello dell’ambiente: i liquami prodotti dalle vacche vengono trattati con un prodotto che promette di eliminare gran parte della famigerata ammoniaca, responsabile del cattivo odore e, soprattutto, del rilascio in atmosfera dei gas inquinanti. Quando si combina con gli ossidi di azoto e di zolfo presenti nell’aria, infatti, l’ammoniaca si cristallizza e diventa particolato di Pm10 e Pm2.5. A livello europeo il 93% delle emissioni di ammoniaca deriva dalla produzione agricola e, in Italia, abbiamo la seconda città più inquinata d’Europa proprio a causa dell’elevata presenza di allevamenti di animali da latte e suini. Siamo a Soresina, frazione in provincia di Cremona, che nel 2023 ha fatto registrare 70 giorni da bollino rosso, il doppio rispetto al limite di 35 giorni imposto dalla normativa (dati Arpa).
La risposta ambientale
Ma il nostro paese non si distingue solo per questo record negativo. Senza dover guardare al lontano Giappone, in Italia c’è chi ha sviluppato già da diversi anni una soluzione che elimina fino al 100% l’ammoniaca dai liquami. Si chiama Sop Lagoon ed è un additivo che, aggiunto al liquame stoccato nei vasconi, riduce dell’80% la produzione di metano, del 75% quella di anidride carbonica e del 100% quella di ammoniaca e del protossido di azoto. Dopo alcuni giorni dal trattamento, scompare del tutto il cattivo odore, provocato principalmente dall’ammoniaca, e si assiste a una riduzione drastica dei gas inquinanti e climalteranti. Aggiungendo ai vasconi appena 2 grammi a settimana di questo prodotto per ogni animale, si previene la formazione di queste sostanze, si assiste alla scomparsa dello strato di croste superficiali e si migliora la qualità del liquame, che quando verrà utilizzato per concimare i campi, sarà in grado di favorire una migliore fertilizzazione organica del terreno senza odori e bruciature. Non da ultimo, si migliora il benessere degli animali, che hanno così bisogno di un minor numero di interventi veterinari e di una minore somministrazione di farmaci, e gli stessi allevatori e tutte le persone che lavorano nell’allevamento si trovano ad operare in condizioni migliori.
La scoperta arriva da una società benefit italiana, nata nel 2001 proprio con l’obiettivo di rendere sostenibili, dal punto di vista ambientale ed economico, l’agricoltura e l’allevamento intensivi. Non a caso l’azienda si chiama SOP, acronimo di Save Our Planet (Salviamo il nostro Pianeta), ed è allineata ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite. Alla base di Sop Lagoon c’è una tecnologia proprietaria, messa a punto già da più di una ventina d’anni e validata a livello scientifico, che permette di creare soluzioni in grado di interagire con i microrganismi presenti nei vari ambienti, in questo caso nei vasconi di liquame, ottimizzando l’efficienza dei processi metabolici utili alle produzioni zootecniche e agricole e riducendo drasticamente la produzione di odori, di gas inquinanti, come l’ammoniaca, e climalteranti, come il metano, l’anidride carbonica e il protossido d’azoto.
Le conferme scientifiche
Diverse ricerche, sia in laboratorio che in stalla, sono state condotte dall’Università statale di Milano e dall’Università della California a Davis, sugli effetti dell’additivo sulle emissioni di gas da liquame. L’ultima ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Sustainability, ha evidenziato risultati nettamente superiori rispetto ad altri sistemi utilizzati per lo stesso scopo, come le coperture, l’acidificazione o gli impianti di biogas. In particolare, questi ultimi sono costosi e non tutte le imprese possono permetterseli. Diverse evidenze scientifiche, inoltre, una delle quali arriva dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), hanno messo in dubbio la reale efficacia degli impianti di biogas nell’eliminazione dei gas inquinanti: una perdita minima di efficienza del 3%, infatti, annulla quasi completamente il vantaggio ambientale della cattura del metano; a questo si aggiunge che questi impianti operano solo sulla catena del carbonio e non sono in grado di catturare né l’ammoniaca né il protossido di azoto.
“Quella che proponiamo è una soluzione efficace e sicura, che aiuta agricoltori e allevatori a ridurre le emissioni di gas serra senza sacrificare in alcun modo l’economia dell’azienda – spiega Marco Poggianella, fondatore e Ceo di Sop – dato che ha un costo di circa 8 euro a capo l’anno. Sono da sempre convinto che sia possibile e doveroso produrre cibo in modo sostenibile. In pochi decenni la popolazione terrestre ha superato gli 8 miliardi di persone e occorre assicurare risorse alimentari per tutti, trovando un equilibrio tra una crescente richiesta di produzione, l’ambiente e l’economia”.
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Della stessa idea è il professor Marco Acutis, del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università di Milano, coautore, insieme ad alcuni colleghi dell’Università di Davis in California, degli studi scientifici che hanno confermato l’efficacia delle soluzioni proposte da Sop. “L’agricoltura va tutelata – spiega il docente – e senza un’agricoltura nuova e più moderna non ci sarà futuro per nessuno. Proprio l’agricoltura è uno dei pochi settori che, da un punto di vista ambientale, può diventare una risorsa per tutti: può essere, in termini di emissioni, non solo un settore neutro, ma addirittura avere un impatto positivo poiché può contribuire non soltanto ad emettere meno gas serra, ma addirittura a sottrarre tali gas dall’atmosfera. Se riduciamo, infatti, l’emissione in atmosfera di metano, che ha un ciclo di vita breve di soli 12 anni, e promuoviamo il sequestro di carbonio nei suoli, otteniamo in tempi ragionevolmente ridotti un effetto raffreddante sull’intero pianeta”.
Un aiuto per tutti
In Europa abbiamo ogni anno 238mila morti a causa della qualità dell’aria e circa la metà di questi sono riconducibili alle emissioni di ammoniaca da attività agricole e zootecniche.
“A nessuno venga in mente – precisa Poggianella – che siano settori a cui possiamo rinunciare. Al contrario, vanno tutelati e aiutati a diventare più sostenibili attraverso soluzioni innovative, scientificamente dimostrate e immediatamente disponibili. La nostra strategia – aggiunge – si traduce in benefici concreti, sia dal punto di vista economico che ambientale, indipendentemente da finanziamenti esterni o sovvenzioni. È essenziale adottare un approccio pragmatico e costruttivo, superando visioni ideologiche che limitano il settore con obblighi restrittivi o quote di emissione, senza proporre alternative praticabili. Persistendo in questo atteggiamento, si rischia di avvantaggiare le grandi aziende, spesso basate in altri paesi europei, e di compromettere la stabilità delle piccole e medie imprese che rappresentano il nucleo vitale della nostra eccelsa produzione agroalimentare nazionale”.
Il futuro però sembra già arrivato e una parte del settore ha compreso che una soluzione è possibile. “In tutto il mondo – continua il fondatore di Sop – abbiamo migliaia di allevatori che utilizzano il nostro prodotto e che fin da subito apprezzano i vantaggi confermati dalle ricerche scientifiche: quasi completa scomparsa degli odori, fortissima riduzione dei gas responsabili dell’inquinamento, maggiore benessere degli animali e, elemento irrinunciabile per un’azienda, un’evidente riduzione degli sprechi e dei costi”.
E se il settore dell’agricoltura e dell’allevamento sta prendendo coscienza della possibilità concreta di diventare più sostenibile, ottenendo contemporaneamente vantaggi ambientali ed economici, qual è l’atteggiamento delle istituzioni che hanno il compito di occuparsi di questi temi?
“Ancora oggi – sostiene Poggianella – uno dei principali freni al cambiamento è la mancanza, da parte delle istituzioni, di un riconoscimento concreto, non necessariamente di natura economica, per gli allevatori e gli agricoltori che decidono di rendere più moderna ed efficiente la propria attività, conciliando le esigenze del settore con quelle ambientali. Oltre alle istituzioni, che dovrebbero incentivare chi si impegna per fare qualcosa di buono per la collettività, dovrebbe essere la stessa filiera della produzione agro-alimentare, a partire dalle grandi realtà presenti nel nostro Paese, a prediligere un prodotto più sostenibile, dandone evidenza al consumatore finale e permettendogli così di compiere una scelta più consapevole per sé e per l’ambiente. Qualcosa sta cambiando, alcune istituzioni cominciano ad ascoltare le imprese come la nostra che sono affiancate dalle Università e dalla comunità scientifica, in modo da collaborare all’individuazione di azioni concrete a supporto dell’agricoltura e dell’allevamento. Le soluzioni ci sono e sono a portata di mano, non serve andare lontano: il futuro è già qui”.