Un’ordinanza straordinaria per vietare la pratica di detenere i cani costretti alla catena, prima che arrivi l’ondata di caldo estiva. È quanto chiede la coalizione formata da Fondazione Cave Canem, Green Impact e Animal Law Italia, promotori della petizione per liberare i cani dalle catene in tutta Italia, giunta a quasi 40mila firme.
Metà del paese si è già dotato di una legge che vieta la detenzione dei cani alla catena, pratica ancora diffusa in molte aree d’Italia. All’appello mancano ancora Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Friuli-Venezia Giulia, Provincia di Bolzano, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise, Toscana. Quest’ultima ha segnato un passo nella direzione di una legge con l’approvazione all’unanimità, da parte del Consiglio regionale, di una mozione che richiede l’introduzione di una legge di divieto di detenzione di cani a catena. La legge, però, segue tempistiche diverse dalle stagioni.
“Auspichiamo di poter incontrare i Presidenti – dichiarano Gaia Angelini, Federica Faiella, Alessandro Ricciuti promotori della coalizione – per esporre il fenomeno che causa, ogni anno, migliaia di vittime tra i cani detenuti alla catena, esposti alle condizioni meteo più infauste, senza possibilità di fuga in caso di pericolo”. Gli incendi, ad esempio, che ogni anno si ripetono mettendo a repentaglio la vita di cani legati che non possono fuggire in caso di roghi.
Dal lancio della campagna #liberidallecatene, a marzo 2021, la petizione si è rivelata un importante strumento di sensibilizzazione politica. La pratica, oltre a essere contraria alla sensibilità collettiva, è incompatibile con le esigenze etologiche del cane e ha conseguenze negative sullo stato psicologico, emotivo e fisico dell’animale, come affermano numerosi esperti italiani e internazionali. All’estero i modelli di riferimento restano Austria e Svezia, mentre si registrano evoluzioni positive in Slovacchia e Germania. Fuori dai confini europei si segnala anche l’esempio virtuoso della California.
Ad oggi, in Italia, la regolamentazione di questo tema è demandata ai singoli enti territoriali: nonostante ci sia ancora molto da fare, ci sono stati anche sviluppi positivi negli ultimi anni. La Campania, ad esempio, ha integrato la sanzione mancante nella Legge Regionale, mentre il Lazio ha modificato radicalmente la legge introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani a catena. Il divieto è stato introdotto nella Provincia autonoma di Trento lo scorso dicembre, con una legge entrata in vigore proprio il 1° luglio 2023. Attualmente metà del Paese ha una normativa per il divieto permanente: Lazio, Campania, Umbria, Marche, Emilia Romagna, Abruzzo, Puglia, Lombardia, Veneto, oltre alla Provincia autonoma di Trento.
“Attendiamo risposte urgenti dalla Toscana – dichiarano i promotori – che per prima e unica in Italia, nel luglio 2022, aveva introdotto l’ordinanza straordinaria per rischio incendi e, a maggio di quest’anno, ha visto il Consiglio regionale approvare, all’unanimità, una mozione che richiede l’introduzione di una legge di divieto di detenzione di cani a catena. Chiediamo l’immediato adeguamento di 9 regioni e della Provincia autonoma di Bolzano che ancora non hanno adottato questo strumento di tutela della salute e del benessere dei cani”. Per maggiori informazioni sulla campagna e sui divieti già introdotti in Italia o sottoscrivere la petizione: https://www.freedomfordogs.org/
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