Bambini: come riconoscere l’infezione da ossiuri

BAMBINI OSSIURI

I sintomi diagnosticare l’infezione da ossiuri nei bambini e le cure possibili

Una delle parassitosi intestinali più diffuse tra la popolazione mondiale infantile è l’ossiuriasi. L’infezione da ossiuri colpisce mediamente 500 milioni di persone nel mondo. Questi parassiti non a caso vengono chiamati anche “vermi dei bambini” poiché si diffondono soprattutto tra i più piccoli, in età pediatrica e prescolare, e sono molto contagiosi.

Riconoscere i sintomi è importante, ma soprattutto possibile. Sia per la diagnosi corretta, che per escludere altre patologie e infezioni intestinali. La corretta prevenzione può risparmiare ai genitori molto stress, tenendo comunque conto che l’ossiuriasi è facilmente risolvibile.

Come riconoscere “i vermi dei bambini”

Questi organismi nematodi del genere enterobius sono parassiti intestinali talvolta visibili a occhio nudo. Questa peculiarità li rende facilmente individuabili nelle feci del bambino, ma come vedremo non sempre, poiché i maschi sono più piccoli e muoiono prima di essere espulsi quando il bambino fa la cacca.

Sono come dei vermi affusolati, di colore bianco–avorio. Le femmine possono raggiungere una lunghezza di circa 1 centimetro, mentre i maschi non superano i 5 millimetri.

Le informazioni dei medici dell’Ospedale Bambino Gesù possono aiutare i genitori a riconoscere i sintomi. Di solito il contagio avviene per ingestione delle uova del parassita. Entrano nel cosiddetto ciclo oro-fecale. Le uova degli ossiuri sono molto resistenti nell’ambiente. Dopo l’espulsione sopravvivono anche 2 o 3 settimane.

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La trasmissione può avvenire nelle seguenti modalità:

·       Contatto con le mani;

·       Contatto con superfici e oggetti contaminati dalle uova invisibili a occhio nudo, che poi entrano nel ciclo della digestione umana (Quindi passano quando il bambino si mette le mani in bocca dopo aver toccato le superfici contaminate).

Una volta ingerito, il parassita attraversa il suo ciclo vitale nell’intestino crescendo e diventando poi visibile a occhio nudo nelle feci. La schiusa delle uova avviene all’interno dell’intestino tenue. Una volta aperte, le larve si spostano nell’intestino crasso e qui, dalle 2 alle 6 settimane, maturano e diventano adulte, raggiungendo fino al centimetro di lunghezza.

I maschi hanno vita breve e muoiono subito dopo aver fecondato la femmina. Mentre gli ossiuri femmine sopravvivono nel colon dalle 5 alle 13 settimane, aderendo alla mucosa intestinale e nutrendosi di cibo che raggiunge l’intestino. In questa fase possono contenere fino alle 16 mila uova. Quando le uova sono mature, le femmine si staccano dalla parete dell’intestino e si dirigono verso l’ano, muovendosi soprattutto nelle ore notturne. Depongono le uova nelle pieghe della pelle e muoiono in meno di mezz’ora.

Il prurito è un chiaro sintomo ma anche vettore di contagio

È nella fase finale della deposizione delle uova che si profila maggiormente il rischio di infestazione. Le uova a questo punto diventano infestanti dopo 4 o 6 ore dalla deposizione e possono infettare l’organismo umano, provocando prurito all’ano. È proprio in questa fase che il piccolo paziente rischia di più l’autocontagio. Infatti soprattutto i bambini affetti da prurito tendono a grattarsi il sederino portando nuovamente le mani alla bocca.

Non solo, ma può autocontagiarsi toccando gli indumenti, la biancheria e le lenzuola contaminati dalle uova stesse.

Gli esperti invitano dunque a fare attenzione al prurito, il principale disturbo che questi parassiti provocano. Quando i bambini si grattano può essere un primo segnale importante da cogliere.

Cosa “capire” dal prurito

Il sintomo più comune nei bambini è dunque il prurito che aumenta soprattutto nelle ore notturne, ed è la fase in cui le uova sono mature, le femmine si staccano dalla parete dell’intestino e si dirigono verso l’ano. Durante la notte i bambini possono apparire inquieti perché avvertono il prurito in zona perianale, dove poi tenderanno a portare le mani per grattarsi.

Spesso il formicolio è talmente intenso che il piccolo può riportare lesioni ben evidenti dovute al grattamento, con il rischio di altre infezioni batteriche.

Comunque l’infestazione da ossiuri può dare altri disturbi intestinali, quali:

·       Meteorismo, quindi produzione eccessiva di gas;

·       Diarrea franca e feci scomposte;

·       Rilascio involontario di urina (enuresi);

·       Dolori addominali ricorrenti;

·       Convulsioni e digrignamento dei denti (bruxismo);

·       Quindi agitazione e irritabilità sia durante la notte che nella giornata, a causa anche dei disturbi durante il sonno.

I pediatri precisano che nelle bambine le larve dei parassiti possono raggiungere la vagina e annidarsi tra le piccole e le grandi labbra provocando, oltre all’intenso prurito, anche una secrezione biancastra detta “leucorrea”.

Oltre ai sintomi, anche i comportamenti sbagliati possono essere dei fattori di rischio. Infatti le infezioni di questo genere (non solo ossiuriasi, ma anche altre contaminazioni intestinali) possono essere prevenute. I genitori quindi dovrebbero fare attenzione a:

·       Lavare accuratamente le manine del bambino, prima e dopo il contatto;

·       Lavare ad alte temperature (almeno a 60 gradi) la biancheria intima (meglio in cotone o fibre naturali), le lenzuola, i pigiamini, ma anche asciugamani e copridivani. Tutto separatamente da altri indumenti;

·       Lavare con cura i servizi igienici, sanitari, le stoviglie, i giocattoli e le sabbionaie, i banchi e i tavoli da cucina.

In caso di sintomi e contagio, è meglio far indossare al bimbo mutandine e pigiami attillati in cotone per limitare il grattamento della zona anale e vulvo-vaginale.

Inoltre, quando si notano irrequietezza e grattamenti, sarebbe meglio preferire una doccia giornaliera al bagnetto, in modo da rimuovere più efficacemente le uova deposte durante la notte.

Dopo la doccia si possono applicare pomate contro il prurito prescritte dal medico pediatra.

Dopodiché bisogna provvedere a tutte le misure di igiene sopra descritte quando c’è stata l’infestazione, che nella maggior parte dei casi si risolve con alcuni farmaci accompagnati con la pulizia accurata degli ambienti e un’attenta igiene personale.

In caso di contagio di uno o altri membri della famiglia bisogna adottare tutte le misure di igiene e lavaggio delle superfici e degli indumenti.

Anche l’alimentazione non è da sottovalutare

Gli analisti dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ricordano che il modo migliore per prevenire il contagio da ossiuri e altri batteri intestinali è quello di seguire le normali regole di igiene e di curare l’alimentazione.

Le raccomandazioni sono chiare:

·       Lavare accuratamente le mani con acqua e sapone, dopo essere andati in bagno, prima di cucinare e prima di mangiare;

·       Tenere le unghie del bambino ben pulite e corte;

·       Cercare il più possibile di evitare che si porti le mani, le dita o le unghie in bocca;

·       Cambiare con frequenza asciugamani e indumenti;

·       Cambiare quotidianamente la biancheria intima e gli abiti;

·       Cambiare frequentemente le lenzuola;

·       Lavare gli indumenti almeno a 60 gradi;

·       Mantenere le camere ben illuminate durante il giorno, perché le uova sono sensibili alla luce del sole;

·       Limitare una dieta ricca di carboidrati e zucchero, poiché è stato dimostrato che queste sostanze rendono i bambini più vulnerabili all’ossiuriasi. Infatti, questi parassiti vivono meglio con gli zuccheri.

Le altre malattie intestinali infantili

L’ossiuriasi non porta a complicazioni gravi, e come abbiamo visto è una condizione frequente, comune, facilmente risolvibile o evitabile con la prevenzione, con sintomi specifici (in particolare il prurito).

I sintomi sono chiari e non possono essere confusi con altre patologie intestinali tipiche dell’età, in particolare le malattie infiammatorie dell’intestino.

L’Ospedale Bambino Gesù ne individua alcune, tra le più diffuse e catalogate come malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI). Non possono essere confuse con infezioni batteriche passeggere poiché queste infiammazioni sono croniche e ben più gravi. E sono in genere le seguenti:

·       Rettocolite ulcerosa (RCU): caratterizzata da un processo infiammatorio superficiale (che interessa solo la mucosa intestinale) localizzato esclusivamente a livello del colon, che parte dal retto e si può estendere in maniera continuativa fino al ceco;

·       Morbo di Crohn (MC): caratterizzato da un processo infiammatorio che può colpire tutto il tratto intestinale dalla bocca all’ano e che coinvolge tutti gli strati della parete dell’intestino;

·       Malattia infiammatoria cronica intestinale non classificata: questo termine è riservato a quei casi i cui sono presenti aspetti anatomopatologici comuni sia alla rettocolite ulcerosa che al morbo di Crohn.

Anche i sintomi sono differenti da “banali” attacchi batterici. Queste patologie croniche, infatti, si possono manifestare sia con sintomi gastrointestinali che con sintomi extraintestinali. Quelli più frequenti sono:

·       Diarrea cronica o recidivante;

·       Possibile sanguinamento visibile alle parti intime;

·       Dolori addominali;

·       Tenismo (ossia stimoli dolorosi all’evacuazione o anche fuori dall’evacuazione);

·       Vomito;

·       Nausea.

Ma anche possibile:

·       Perdita di peso;

·       Arresto della crescita staturo/ponderale;

·       Anemia;

·       Febbri ricorrenti;

·       Debolezza.

Come possiamo notare è una sintomatologia più varia, complessa, cronica e invasiva, che deve allarmare i genitori. Gli ossiuri, e altri batteri, possiamo considerarli come un fastidio facilmente risolvibile. Un brutto sogno che inquieta i sonni sereni dei nostri angioletti. Per questo quando il nostro bebè è irritabile e inquieto, soprattutto di notte quando gli ossiuri fanno brutti scherzi, una carezza e una ninna nanna sono il balsamo che non dovrebbe mai mancare per il suo sereno sviluppo.