Le dimissioni telematiche stanno contrastando il fenomeno delle “dimissioni in bianco” che in passato ha colpito soprattutto le lavoratrici. La procedura è semplice. Ecco una guida completa
Da marzo 2016 è possibile inviare le dimissioni telematiche attraverso il portale dedicato del ministero del Lavoro. Le dimissioni on line dal lavoro hanno validità ed efficacia, alla pari di quelle presentate in formato cartaceo, ma sono anche le uniche ammesse per contrastare il fenomeno delle “dimissioni in bianco“. Quest’ultima pratica penalizza soprattutto le lavoratrici e consiste nel far firmare le dimissioni al momento dell’assunzione, quando la dipendente è in una posizione evidentemente più debole.
Ci sono altre informazioni che sarebbe utile conoscere. Ecco come avviene la procedura.
Come presentare le dimissioni telematiche
Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali ha accolto questa procedura online con una campagna di comunicazione promettente: “Rapide, semplici e sicure”. A seguito del Jobs Act, che ha previsto una serie di riforme sul lavoro, è stato approvato il decreto legislativo numero 151 del 2015, che ha introdotto di fatto la procedura per le dimissioni volontarie e la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro.
L’operazione appare semplice ed è totalmente tracciabile grazie al sistema informatico.
Il lavoratore può accedere dalla pagina dedicata (Qui) e può scegliere tra 2 seguenti opzioni:
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· Si può inviare il nuovo modulo autonomamente tramite il sito del ministero del Lavoro a cui è possibile accedere con lo SPID (Sistema pubblico d’identità digitale) o la Carta d’identità elettronica (CIE). Una volta inserite le credenziali e acconsentito l’accesso, si può accedere al modulo on line che permette al lavoratore di recuperare le informazioni relative al rapporto di lavoro da cui si intende recedere entrando nel sistema delle “Comunicazioni Obbligatorie”.
Per coloro che hanno un rapporto di lavoro instaurato precedentemente al 2008, bisognerà indicare la data di inizio lavoro (quindi di firma del contratto), la tipologia contrattuale e i dati del datore, in particolare l’indirizzo email o Pec.
Lasciandosi guidare dalla procedura automatica, nell’ultima fase dovranno essere inseriti i dati relativi alle dimissioni o alla risoluzione consensuale o alla loro revoca. Si può fare anche tramite smartphone o tablet, scaricando l’app su App Store (Qui) o Google Play (Qui).
· La seconda modalità è quella con mediazione. In questo caso è possibile anche rivolgersi a un soggetto abilitato (patronato, organizzazione sindacale, ente bilaterale, commissioni di certificazione, consulenti del lavoro), oppure contattando o recendosi presso una delle sedi territoriali competenti dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro Inail (Qui l’elenco e i contatti delle sedi di competenza territoriale). A questi enti il lavoratore può affidare il compito di compilare i dati e inviarli al ministero del Lavoro.
Le informazioni sono protette
Ciascun modulo compilato e salvato dai soggetti abilitati o dal lavoratore stesso attraverso la procedura on line, deve possedere due informazioni identificative:
· Data di trasmissione (Marca temporale);
· Codice identificativo coerente con la data.
Il lavoratore riceverà o stamperà il documento salvato e inviato al ministero.
A questo punto, una volta caricati i dati, il lavoratore potrà consultare in sola lettura le informazioni e i modelli telematici delle dimissioni volontarie/risoluzione consensuale (o eventuale revoca). L’accesso ai dati in modalità “solo lettura” è consentito anche ai datori di lavoro della propria azienda e alle sedi territoriali competenti dell’Inail.
I lavoratori possono usufruire anche del servizio di supporto utenti tramite l’Ufficio relazioni col pubblico on line (Qui il portale completo di notizie e tutorial, ma anche informazioni per i giovani lavoratori).
Le dimissioni telematiche si possono ritirare
Tutti i lavoratori che si sono dimessi telematicamente o tramite intermediario consulente hanno sempre la possibilità di revocare le dimissioni o la risoluzione consensuale entro 7 giorni successivi all’invio della comunicazione. Decorso il termine utile per la revoca, per lo stesso rapporto di lavoro sarà possibile inviare nuove dimissioni, non revocabili.
Quando si possono presentare le dimissioni telematiche
Il decreto del 15 dicembre 2015 esclude la procedura telematica in caso di rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, di lavoro domestico, di dimissioni e risoluzione consensuale disposta nelle sedi conciliative indicate nell’art. 2113 c.c., 4° comma e nelle Commissioni di certificazione.
In tutti gli altri casi, e per tutti i lavoratori, è ammessa questa procedura.
In arrivo il portafoglio digitale nazionale
Il sistema delle dimissioni telematiche invia in automatico la notifica agli utenti sul proprio account dell’app IO, nella sezione notifiche agli utenti.
Sull’app il lavoratore riceve la notifica in caso di:
· Inserimento di una nuova dimissione;
· Inserimento di una revoca di una dimissione precedentemente inserita;
· Termine del periodo di revocabilità di una dimissione.
Tuttavia, nel 2023 il governo ha annunciato all’avvio del cosiddetto “portafoglio digitale nazionale”, dove rientrerà anche questo servizio.
Entro l’anno, stando alle dichiarazioni rese alla stampa, l’applicazione IO dovrebbe mutare in portafoglio, ossia integrare tutti i servizi pubblici con l’obiettivo di semplificare l’interazione dei cittadini italiani con l’amministrazione pubblica e la fruizione dei numerosi servi (dd esempio: patente, multe, tessera elettorale, vari cassetti elettronici come quello sanitario e fiscale, accesso alle informazioni di vario genere quali servizi scolastici e studenti).
Al 2023 l’app IO risulta scaricata 33 milioni di volte e integra circa 200mila servizi digitali.
Perché conviene dimettersi on line
Nel 2016 la campagna di comunicazione si era posta l’obiettivo, annunciato dal sito del ministero “ClicLavoro”, di informare lavoratori e datori di lavoro sulla nuova procedura da seguire per dimissioni volontarie e risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, evidenziando la velocità e la semplicità della procedura.
Ma l’obiettivo primario era quello di contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, tra le tutele previste e annunciate dal Jobs Act del governo Renzi.
Dopo ben 5 anni dall’avvio della procedura finalmente i dati hanno cominciato a registrare una inversione di tendenza. Infatti nella relazione del 2021 sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri emerge che sono state rifiutate solo 34 richieste di dimissioni volontarie su un totale di 52.436 richieste.
In passato molte imprese hanno abusato dello strumento delle dimissioni in bianco, soprattutto nei riguardi delle giovani donne a cui, al momento della assunzione veniva fatta firmare una lettera di dimissioni volontarie per “favorire” l’azienda in caso di futura gravidanza – come fosse una colpa da espiare per la lavoratrice!, – più concretamente un rischio da evitare e che trova sempre lo scoglio delle mancate tutele per le lavoratrici costrette a scegliere tra lavoro (anche in nero) e maternità.
Nel frattempo però, dal 2020 a oggi la vita lavorativa e sociale degli italiani è stata stravolta dalla pandemia: sono aumentate le dimissioni volontarie dal posto di lavoro per insoddisfazione e per tanti altri è stato l’inizio del lavoro a distanza o da casa (il cosiddetto regime di smartworking o telelavoro) che richiede nuovi diritti e tutele da cristallizzare.
Alcune indagini diffuse nel 2022 hanno registrato una tendenza alle dimissioni volontarie o grandi dimissioni alla ricerca di un nuovo senso di vita sociale e lavorativa, segno evidente di una diffusa insoddisfazione.
Sullo sfondo ci sono ancora i problemi da risolvere circa il rapporto tra gli italiani e il mondo digitale. Dall’ultimo Global Digital Report emerge un’Italia sempre più connessa, avviata verso il cammino tortuoso della digitalizzazione dei servizi.
L’ultimo monitoraggio sull’accessibilità è un rapporto in chiaro-scuro: è vero che la Pubblica amministrazione ha fatto passi avanti notevoli, ma è altrettanto evidente che i tassi di errore nei collegamenti ai siti della Pubblica amministrazione restano alti. I siti web spesso sono carenti o non funzionano in modo regole. L’accesso alla infrastruttura non è veloce per tutti.
L’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha annunciato che fornirà sostegno alle pubbliche amministrazioni per erogare servizi telematici sempre più accessibili e inclusivi, anche per lavoratori diversamente abili.
Nell’aprile 2023 sono stati stanziati 50 milioni di euro per le piattaforme ai servizi digitali per il cittadino, nell’ambito del programma Italia Login.
Il progetto sarà gestito da AgID che accompagnerà e supporterà le amministrazioni in questo lungo processo di transizione digitale, con l’obiettivo di renderla più trasparente, semplificata e più efficiente.
Anche il Pnrr prevede investimenti su riforme per accelerare la transizione ecologica e digitale, migliorare la formazione dei lavoratori, conseguire una maggiore equità di genere, territoriale e generazionale.
AgID prevede alcune misure di digitalizzazione, tra cui:
· Uno Sportello digitale unico (Single Digitale Gateway)
Con un investimento di 90 milioni di euro per rispondere alle esigenze di maggiore mobilità dei cittadini e delle imprese europei. Un incentivo alla modernizzazione della pubblica amministrazione e allo sviluppo di strategie di e-government tese a migliorare i rapporti con gli utenti;
· Maggiore armonizzazione e digitalizzazione completa di 21 procedure amministrative prioritarie;
· Più accessibilità dei servizi pubblici digitali con un altro investimento di 80 milioni di euro.