Non è facile riconoscere lo streptococco nei bambini, perché i sintomi sono gli stessi dei comuni malanni. Per questo bisogna evitare l’antibiotico prima del tampone
Nella maggioranza dei casi, il mal di gola nei bambini ha un’origine virale. Per questo i medici raccomandano di non somministrare gli antibiotici, anche per contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Ma soprattutto perché non serve.
Tuttavia, in 3 casi su 10 questa patologia è sintomo di una infezione da streptococco nei bambini. Pertanto la sintomatologia può generare non poca confusione. Come fare allora? È importante riconoscerlo, cogliere i segnali e calibrare al meglio la giusta terapia.
Ecco come fare.
Come riconoscere lo streptococco nei bambini
Non solo mal di gola. Gli esperti e pediatri dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma offrono spunti interessanti per muoversi in questa galassia di sintomi facilmente confondibili. In particolare, il mal di gola è uno dei segnali più frequenti in età pediatrica ma anche tra gli adulti, soprattutto quando si contrae un’infezione delle alte vie respiratorie.
Nella maggioranza dei casi l’origine è scaturita dai virus e a nulla serve l’antibiotico. Il dolore tipico è un segno dell’infiammazione che può coinvolgere solamente la faringe (faringite) oppure anche le tonsille (faringotonsillite). Di solito, le faringiti e le faringotonsilliti causate da virus sono accompagnate da altri segni tipici delle malattie virali, quali:
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·      Raffreddore;
·      Congiuntivite;
·      Raucedine;
·      Diarrea;
·      Placche (In caso di mal di gola, le tonsille possono essere aumentate di volume, arrossate e ricoperte da un materiale biancastro. Il termine tecnico è essudato: si tratta delle cosiddette placche biancastre causate dalla reazione del sistema immunitario all’infezione).
I sintomi
I segnali più chiari che possano far pensare a una infezione da streptococco possono essere:
·      Mal di gola;
·      Difficoltà a deglutire;
·      Inappetenza;
·      Stanchezza;
·      Febbre che raramente supera i 38 gradi;
·      Ingrossamento dei linfonodi del collo.
Necessario il tampone
Da queste manifestazioni risulta chiaro che diventa impossibile riconoscere l’infezione batterica. Nemmeno il pediatra più esperto, con la sola visita è in grado di affermare con certezza se la faringotonsillite è causata o meno dallo streptococco. Per la diagnosi, occorre dimostrare la presenza del batterio attraverso un tampone.
L’esame colturale mediante tampone faringeo è un test rapido, eseguibile nei centri in pochi minuti, dal quale è possibile rilevare il microbo nella gola del piccolo.
Questa diagnosi è fondamentale poiché, senza una terapia adeguate, si possono verificare alcune rare, ma serie complicazioni.
Inoltre, un trattamento tempestivo previene anche il diffondersi del patogeno a familiari e amici.
Le placche non sono sempre causate da streptococco
Anche le placche biancastre non possono far pensare necessariamente a una infezione da streptococco. Infatti, possono comparire anche nelle faringotonsilliti di origine virale (per esempio nella mononucleosi, o nelle infezioni da adenovirus). Per questo, se ci sono placche sulle tonsille non bisogna mai dare l’antibiotico ai bambini, senza prima aver approfondito.
Come si cura?
Le faringotonsilliti da streptococco beta emolitico sono le uniche che richiedono un trattamento antibiotico. Non bisogna mai iniziare la terapia antibiotica se non è stato prima eseguito un tampone. E comunque occorre seguire sempre e solo le indicazioni del proprio medico e/o pediatra.
La terapia può abbreviare e attenuare il mal di gola, ma ha principalmente lo scopo di prevenire le complicanze, come la malattia reumatica, la glomerulonefrite acuta post-infettiva o la Pandaas (dall’inglese Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated with Streptococcal Infections, vale a dire disturbi neuropsichiatrici infantili autoimmuni associati a infezioni da streptococco).
La malattia reumatica, che si presenta con febbre, dolori e gonfiori articolari e che coinvolge spesso il cuore, si manifesta dopo un’infezione da streptococco beta-emolitico di gruppo A. Colpisce con maggiore frequenza i bambini fra i 5 e i 15 anni, mentre al di sotto dei 4 anni è rara.
Per garantire la prevenzione della malattia reumatica, la terapia antibiotica deve essere iniziata entro 9 giorni dall’inizio del mal di gola. Quindi non abbiamo fretta: per iniziare l’antibiotico, possiamo aspettare tranquillamente il risultato del tampone.
L’antibiotico di scelta medica è in genere l’amoxicillina. Ma l’80% degli streptococchi è resistente agli antibiotici appartenenti alla classe dei macrolidi (tipo la Claritromicina o l’Azitromicina) che quindi vanno evitati.
La glomerulonefrite acuta post-infettiva è caratterizzata dalla comparsa di urine di colore scuro, segno della presenza di globuli rossi, di ipertensione arteriosa, di tumefazioni (edemi) e di una contrazione dell’emissione di urina (diuresi).
Le Pandas sono caratterizzate dalla comparsa di un disturbo ossessivo-compulsivo associato o meno a tic.
Quanto è presente il batterio?
Esiste un’alta frequenza di portatori di streptococco. In altre parole, il batterio è presente nella gola di una percentuale di bambini tra il 5 e il 20% senza causare una vera e propria infezione. Nei portatori la terapia è completamente inefficace. Per questo, non ha senso trattare un bambino con tampone positivo, ma senza sintomi (quindi senza mal di gola e senza febbre). Per la stessa ragione, è altrettanto futile eseguire un tampone alla fine della terapia antibiotica.
Le possibili complicazioni da evitare
Una delle complicazioni possibili è la scarlattina, malattia infantile tra le più diffuse, una patologia esantematica contagiosa causata dallo streptococco beta emolitico di gruppo A (Sbega), un batterio che a sua volta produce una tossina detta tossina pirogenica, la causa dei sintomi che consentono una diagnosi tempestiva e precoce.
Tuttavia, se non adeguatamente curata, la scarlattina può causare precocemente delle conseguenze ben più complesse che interessano il cuore, i reni, il fegato e le articolazioni.
Questa malattia ha un’incubazione breve, al massimo 2-5 giorni. Perciò la comparsa è improvvisa e si presenta con alcuni sintomi comuni:
·      Febbre alta spesso accompagnata da brividi, nausea, vomito e mal di testa;
·      L’esantema, che compare dopo poche ore, e si manifesta inizialmente nella zona dell’inguine e delle ascelle per diffondersi poi rapidamente al tronco, alle braccia e alle gambe;
·      La lingua a fragola (Le linfoghiandole del collo di solito sono tumefatte e dolenti. Dopo 24-48 ore dall’incubazione breve, la lingua può assumere l’aspetto di un lampone, ossia fortemente arrossata con papille gonfie;
·      Pelle a lamelle (L’esantema dura 3-4 giorni, poi impallidisce, la febbre scompare e subentra una desquamazione della pelle a lamelle, soprattutto ai palmi delle mani e dei piedi, che dura 10-20 giorni).
Si cura con l’antibiotico ma, attenzione, una scarlattina trascurata potrebbe esporre il piccolo paziente a patologie future, quali:
·      Febbre reumatica;
·      Malattia infiammatoria che può interessare cuore, articolazioni, pelle e cervello;
·      Malattie renali (la più comune è l’infiammazione dei reni, chiamata glomerulonefrite post-streptococcica);
·      Infezioni dell’orecchio (otite media);
·      Infezioni della pelle;
·      Ascessi della gola;
·      Polmonite (infezione polmonare);
·      Artrite (infiammazione delle articolazioni).
Attenzione allo streptococco in gravidanza
L’infezione del batterio del gruppo B durante la gravidanza potrebbe danneggiare il feto, dunque il futuro del nascituro. È stato stimato che circa una donna in gravidanza su 4 risulti portatrice o colonizzata da streptococco del gruppo B (Gbs), nel tratto gastro-intestinale e/o genito-urinario.
Quando le donne in gravidanza sono portatrici di Gbs esiste il rischio che il batterio venga trasmesso al neonato durante il passaggio nel canale del parto. Mentre nella maggior parte delle situazioni la colonizzazione del neonato non dà luogo a malattia, in rari casi il Gbs può causare infezioni invasive.
Il patogeno inizialmente invade il sangue attraverso le vie respiratorie o altre mucose del corpo del neonato e, successivamente, si diffonde attraverso il sangue agli altri tessuti manifestandosi con sepsi o con infezioni localizzate in alcuni organi o tessuti (chiamate focali) (infezioni ossee, articolari, dei tessuti molli o delle vie urinarie). Nei casi più gravi, si può manifestare come sepsi e meningite.
Esistono due tipi di infezione neonatale da Gbs, distinti in base al momento in cui si sviluppano i sintomi: l’infezione precoce, in cui i neonati sviluppano l’infezione entro 7 giorni dalla nascita ed una infezione tardiva, con comparsa dei sintomi da 8 giorni fino a 3 mesi di vita.
Nel caso di infezione precoce, la maggior parte dei neonati mostra i primi disturbi già entro 12 ore dalla nascita, che si manifestano con:
·      Bassa risposta agli stimoli/letargia;
·      Irritabilità ;
·      Frequenza cardiaca troppo alta (tachicardia) o troppo bassa (bradicardia);
·      Frequenza respiratoria troppo alta (tachipnea) o troppo bassa (bradipnea);
·      Temperatura alterata alta (ipetermia) o bassa (ipotermia);
·      Cambiamento del colorito della pelle o presenza di petecchie.
L’infezione tardiva si associa spesso a meningiti, con possibili danni neurologici permanenti. Dopo il 3° mese, questo tipo di infezioni sono molto rare. I disturbi iniziali sono costituiti da febbre e torpore, difficoltà nel succhiare il latte materno, pianto inconsolabile; le convulsioni sono raramente presenti nella fase iniziale, mentre successivamente possono manifestarsi in circa la metà dei casi.
In entrambi i casi di infezione precoce e tardiva, la conferma di infezione invasiva avviene tramite l’isolamento dello streptococco di gruppo B del sangue e/o liquido cerebrospinale del neonato.
Queste complicazioni possono essere prevenute con la diagnosi precoce della mamma e con il test tampone per lo streptococco di gruppo B che deve essere eseguito tra la 36° e la 37° settimana di gestazione.