Telefonia. Movimento Consumatori diffida Tim: illegittimi gli aumenti e l’adeguamento all’inflazione delle offerte

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Nei mesi scorsi, Tim ha comunicato ai propri clienti che a partire dal13 aprile 2023, i prezzi mensili di alcune offerte di rete mobile aumenteranno di 2 euro. Il Movimento Consumatori ha diffidato Tim, perché considera illegittime queste modifiche dei prezzi in quanto ledono il diritto degli utenti alla trasparenza nei rapporti contrattuali.

 

Nei mesi scorsi, Tim ha comunicato ai propri clienti che a partire dal13 aprile 2023, i prezzi mensili di alcune offerte di rete mobile aumenteranno di 2 euro. Dal 1° maggio 2023, invece, l’incremento, tra i 2 e i 5 euro al mese, riguarderà alcune offerte di rete fissa (per altre offerte, sempre di rete fissa, l’aumento di 2 euro al mese è già scattato dal 1° aprile 2023). Inoltre, dal 1° aprile 2024 e per gli anni a venire, i costi mensili di tutte le offerte Tim potrebbero subire un rincaro fino al 10%. Il Movimento Consumatori ha diffidato Tim, perché considera illegittime queste modifiche dei prezzi in quanto ledono il diritto degli utenti alla trasparenza nei rapporti contrattuali.

Secondo quanto affermato in passato anche dal Consiglio di Stato, spiega Mc, “l’operatore può unilateralmente modificare le condizioni generali di contratto solo per un giustificato motivo, ad esempio per gestire situazioni che alterano in maniera rilevante l’equilibrio anche economico del contratto. In questo caso invece gli aumenti sono stati spiegati da Tim con un generico richiamo a non meglio precisate ‘mutate condizioni di mercato'”.

“Meccanismo poco trasparente”

“Assolutamente poco trasparente – continua l’associazione dei consumatori – è poi l’operazione di ipotetico adeguamento all’inflazione dei prezzi mensili di tutte le offerte che entrerà in vigore a partire dal 1° aprile 2024 e per un numero indefinito di anni successivi”. Il meccanismo di incremento dei prezzi mensili ideato dall’operatore è costruito su due componenti: la variazione annua dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i paesi Ue (Ipca) e il coefficiente di maggiorazione di tale indice già ora fissato in +3,5 punti percentuali all’anno in modo tale che, se anche l’ Ipca dovesse essere pari a zero o negativa, il costo mensile dell’abbonamento mobile o fisso di Tim subirebbe comunque l’aumento del 3,5%. su base annua.

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Le irregolarità possibili

“Questo meccanismo si pone in contrasto anche con la proposta di revisione del regolamento in materia di contratti di telefonia che in questo giorni l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha sottoposto alla pubblica consultazione anche delle associazioni di consumatori, poiché nel caso di Tim l’adeguamento dei prezzi dei servizi non dipende unicamente da un indice oggettivo (Ipca), ma da una quantificazione arbitrariamente predeterminata, anche di difficile comprensione” spiega Mc.

La diffida di Mc

“MC ha diffidato TIM affinché cessi di applicare alle proprie offerte queste modifiche contrattuali – spiegano Paolo Fiorio e Corrado Pinna del Servizio legale nazionale Mc – eliminandone gli effetti dannosi anche attraverso la restituzione dei maggiori importi addebitati ai clienti. La nostra associazione si riserva comunque di promuovere ogni azione, anche cautelare, a tutela dei consumatori danneggiati dai comportamenti dell’operatore, anche prima del decorso del termine per l’adempimento della diffida”.

“Abbiamo segnalato queste condotte anche all’Antitrust e all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – aggiunge Alessandro Mostaccio, segretario generale Mc – affinché ciascuna, per le proprie competenze, avvii procedimenti volti ad accertare la violazione delle norme anticoncorrenziali e/o a tutela degli utenti dei servizi di telecomunicazione”.